Una delle frasi che restano più impresse è presa a prestito dai versi Per quelli che verranno di Bertolt Brecht: «È vero: ancora mi guadagno da vivere. / Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla / di quel che faccio m’autorizza a sfamarmi..».
Un fatto di cronaca. Quattro pensionate greche che si tolgono la vita schiacciate dalla crisi, lasciando – in una casa riordinata a puntino – un biglietto in cui dichiarano di voler togliere il disturbo, così che, senza le loro pensioni ridotte da pagare, senza le loro medicine che la mutua in debito non può più permettersi, noi potremo risparmiare e vivere «meglio».
Come si fa a evocare un’immagine simile? Come si fa a sradicarla dalla memoria collettiva, che ha già cominciato a storicizzarla divorandone l’orrore e lo spessore d’urgenza? Come si fa? Evocare no, non è il termine esatto, è troppo sognante, troppo poetico, troppo già passato. Bisogna fare in modo di rovesciarla su un palco. Proprio come, d’improvviso, accadono le cose.
Ma il risultato è desolazione, vuoto, distanza. E soprattutto un profondo e irrinunciabile senso di rifiuto. Il senso di un «no» che non ammette più alcun nascondiglio.
Comincia così Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni, nuovo progetto di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, realizzato grazie alla preziosa presenza di Monica Piseddu e Valentino Villa: con la dichiarazione di un fallimento. Loro a consegnarci quell’immagine non ci sono riusciti. Parlano del lungo e intenso lavoro svolto insieme per immaginare un modo che facesse rivivere negli occhi e nei corpi di tutti una tragedia che tutti riguarda, quella della lenta sparizione delle opportunità, schiacciata sotto il peso di un’abitudine, in questo caso di un’abitudine sistemica, di una disarmonia globale. Già in Reality, in cui il fatto di cronaca era quello della casalinga polacca che in segreto aveva registrato in centinaia di quaderni un elenco di cinquant’anni di futili dettagli, compariva la costernazione di fronte al reale. In questo lavoro il percorso procede e scava con esemplare crudeltà dentro il cuore dell’impossibilità di rivivere, il salto cosciente oltre lo steccato e l’approdo nella terra della rappresentazione.
Sotto le luci mimetiche e distese di Gianni Staropoli, in cui un tubo di neon si fa presenza fisica, i vincenti (e ormai consueti nel lavoro di Deflorian/Tagliarini) dialoghi frammentati e quotidiani mescolano il monologo interiore alla conversazione sommessa, sussurrando nei radiomicrofoni con corpo e volto tesi a un sorriso amaro che spesso (in noi e in loro) esplode in piccole liberatorie sghignazzate. Sul palco spoglio del Palladium, che ospita solo un tavolo e tre sedie, questo gruppo di straordinari attori evita da subito la strada della mimesi e si getta in conati di parola, poi di azione e di gesto, poi di conversazione e di sfogo. Ma niente ha successo, al di fuori della partecipazione, della suggestione di massa, quell’arma a doppio taglio che troppo spesso ci ferisce, nel farci sentire parte di una dimensione collettiva ormai in via d’estinzione.
Con ritmo sommesso e perfettamente calcolato, dentro a una stretta di sincerità, il desiderio di dire no fallisce un’ennesima volta, sciogliendosi nel più efficace dei racconti: questo spettacolo riesce a farci assaporare i barbiturici e la vodka che li ha mandati giù; vedere tutti i dettagli delle stanze, dalla televisione accesa alle pantofole ai piedi del letto; sentire la pioggia battente sul torace fermo e svuotato di chi assisteva all’uscita delle bare; accarezzare il margine ultimo di uno sconforto che non ancora comprendiamo davvero.
E l’ansia che abbiamo dentro è come un brivido che – stavolta sì – decidiamo di non negare. Possiamo essere un po’ disperati?
Sergio Lo Gatto
visualizza Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni (Deflorian Tagliarini) – Sguardi di quinta
visto al Teatro Palladium di Roma in Novembre 2013
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Un progetto di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
Con Daria Deflorian, Antonio Tagliarini, Monica Piseddu e Valentino Villa
Collaborazione al progetto Monica Piseddu e Valentino Villa
Luci Gianni Staropoli
Consulenza per le scene Marina Haas
Una produzione 369gradi / Planet3 & dreamachine
Coproduzione Romaeuropa Festival 2013 e Teatro di Roma
Residenze artistiche Angelo Mai Altrove Occupato, Centrale Fies, Olinda, Percorsi Rialto
Organizzazione Filipe Viegas e Francesca Corona per PAV|Diagonale Artistica
Comunicazione e Ufficio stampa Filipe Viegas ed Emanuela Rea per PAV
Foto © Gabriele Zanon
Una corealizzazione Romaeuropa Festival 2013 e Teatro di Roma