Avere la possibilità di accostarsi, da spettatore, a un testo di Annibale Ruccello, la considero una fortuna, a Roma di tanto in tanto capita, ma troppo raramente. Eppure parliamo di uno dei più promettenti giovani drammaturghi di area napoletana. Un autore che ci ha lasciato un pugno di testi memorabili prima di trovare la morte, in macchina sull’Autostrada del Sole. Era il 1986. Come per i grandi del rock o del cinema, viene banalmente da pensare “chissà quante cose avrebbe potuto raccontarci”. Nel caso di Ruccello il malinconico pensiero non è sprecato: chissà a quali personaggi darebbe la vita per rappresentare le complesse contraddizioni del nuovo millennio; con quel suo modo di affrescare la scena nella lingua di De Filippo e Viviani lasciando una finestra aperta per far entrare le atmosfere e le tensioni delle avanguardie, ma sempre scrutando i personaggi da dentro, sterilizzandone le ferite in vampate di grottesca follia.
Al Teatro della Cometa è possibile assistere, ancora fino a domenica, a Week-end, ultimo testo della trilogia “Teatro da camera” (insieme a Notturno di donna con ospiti e Le cinque rose di Jennifer). La regia è di Luca De Bei (anche apprezzato autore) e l’interpretazione della protagonista, Ida, è affidata a una eccellente Margherita di Rauso, attrice che riesce a svelare al meglio le ombre barocche della creatura partorita da Ruccello, esponendone con sensibilità i dolori nascosti nelle abitudini colte; vacui conforti se paragonati al calore di un abbraccio, e ridicole sovrastrutture se impiegate nel dialogo con chi può accostarsi alla vita “bevendo alla coppa d’un fiato”, per dirla con De Andrè.
Ida è donna straordinaria e ambigua, zitella che cerca compagnia dando ripetizioni a un adolescente pigro, trovando riparo dalla solitudine ascoltando cantautrici francesi per poi far esplodere la propria sensualità nel classico incontro con il giovane e aitante idraulico. Ma è nello specchio del salotto che si infrange l’anima martoriata, nella camminata che cerca di trattenere il passo zoppicante, nell’esercizio con cui la donna misura il proprio corpo allontanando lo sfiorire dei giorni. La regia di De Bei, scevra da intellettualismi o colpi di scena, si concentra sugli attori – tengono il passo anche i due giovani interpreti Giulio Forges Davanzati e Brenno Placido – e li lascia agire nell’interno fedelmente ricostruito da Francesco Ghisu lasciandosi la libertà di conferire un ritmo straniante alle scene grazie alle musiche – usate come sipario uditivo – e alle proiezioni dei giorni della settimana con calligrafia orrorifica e colore rosso sangue. De Bei pone insomma l’accento sui fatti di cronaca nera, che da un certo momento in poi scaldano l’attenzione, e sulla morbosità del pubblico, con un tono da black comedy (che probabilmente andava ricercato fino in fondo per risultare incisivo) riuscendo però a lasciare aperta, nel finale, una feritoia sul paradosso. Ida non si sveglia da un sonno profondo, il sangue scorre dietro le quinte ed è poi negato sulla scena, di fronte agli spettatori, quasi appartenesse alle possibilità interrotte, a un inciampo del tempo o dei desideri.
Andrea Pocosgnich
twitter @andreapox
WEEK END
di Annibale Ruccello
con Margherita Di Rauso, Giulio Forges Davanzati, Brenno Placido
regia Luca De Bei
scene Francesco Ghisu
costumi Lucia Mariani
disegno luci Marco Laudando
aiuto regia Peppe Bisogno
assistente alla regia Lucrezia Lanza
assistente scene Valeria Mangiò