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DNA: danza la quarta edizione e diventa internazionale

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Parallelamente al festival, la Fondazione Romaeuropa focalizza la programmazione sulla danza contemporanea attraverso la piattaforma DNA che quest’anno giunge alla quarta edizione.
A partire da oggi e fino al 27 ottobre sul palco del Teatro Palladium, all’Opificio Telecom Italia e nelle nuove Carrozzerie N.O.T., saranno presentati i lavori di giovani coreografi italiani e internazionali: per il primo anno infatti parteciperanno alla rassegna artisti spagnoli, canadesi e olandesi, apportando nuove e inedite composizioni.
DNA nasce nel 2010 per volontà del direttore della Fondazione Romaeuropa Fabrizio Grifasi, il quale decide di affidare l’incarico alla responsabile Promozione Danza Italiana, Anna Lea Antolini.
L’entusiasmo col quale venne accolta tale proposta risiedeva come ci racconta lei stessa nell’intento di attirare l’attenzione del pubblico per il linguaggio della danza contemporanea, ripensato all’insegna di quella che definisce «freschezza». Atteggiamento peculiare di un modo di guardare alla scrittura coreografica caratteristico dei giovani, non emergenti, ma facenti parte di quel ricambio generazionale auspicato e necessario, come lei stessa preferisce definirli.

“Networking” è la parola chiave che caratterizza DNA fin dalla nascita e lo ribadisce nella giornata di apertura in cui gli artisti – Nicola Galli con il suo Beyond, Anna Basti in Sul Punto e Claudia Catarzi con Moto perpetuo_primo movimento – presenteranno i loro Appunti coreografici, nuclei ideativi primordiali che il pubblico giudicherà selezionando uno di loro per una residenza creativa al Palladium nell’estate 2014. Un percorso di residenze studio e senza repliche spetterà invece al progetto scelto dalle personalità di settore Rosa Scapin, Andrea Nanni e Selina Bassini, uniti a Roberta Nicolai e Daniele Sterpetti.

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Un lavoro congiunto dunque, che mette in luce e invita a riflettere sulle dinamiche di produzione e sostegno agli artisti ma soprattutto di sharing tra questi e il pubblico, aspetto di grande rilevanza secondo la responsabile Antolini.
Danza è anche riflessione teorica, alla quale ci invitano la coreografa e danzatrice Simona Bertozzi e lo studioso Enrico Pitozzi con il progetto Orphans e Chroma, dunque teoria e prassi si incontrano in un nuovo terreno di dialogo inaugurato per la prima volta a Romaeuropa il 24 ottobre.
Prosegue inoltre il filone dedicato alla reinvenzione e ricreazione di figure artistiche che hanno cambiato le modalità di sperimentare e fruire l’arte contemporanea. Se lo scorso anno questa sezione della piattaforma era stata inaugurata col focus Ripensando Cage, quest’anno invece è la volta dei vincitori del bando Ripensando Theremin: la compagnia Cani presenterà nell’ultima giornata del 27 il lavoro Good Vibrations nel quale la scrittura coreografica si costruisce su un’ architettura di suoni e sensori che determinano il movimento.
«Non possiamo essere italiani senza confrontarci con l’Europa, per la crescita dei nostri coreografi è necessario uno scambio», queste parole di Anna Lea Antolini trovano compimento nell’esperienza della danzatrice italiana Chiara Frigo che, nello spettacolo When we were old in scena il 26 ottobre, collabora con il canadese Emmanuel Jouthe: linguaggio coreografico frutto di una sintesi, uno scambio che non è mai perdita di certezze ma ibridazione e crescita, all’insegna di una continua dialettica performativa.
La ricerca di DNA, come ci ha spiegato la curatrice, si articola su tre versanti: locale, nazionale e internazionale, inseriti all’interno di una politica dell’accoglienza biunivoca, dove chi accoglie è accolto a sua volta e gli artisti sono coinvolti in una molteplicità di sguardi e linguaggi sia propri che altrui, interni ed esterni.

Tra i coreografi italiani che partecipano a questa edizione ritroviamo Alessandro Sciarroni che, dopo Folks, presenta sul palcoscenico del Palladium il lavoro Untitled_I Will Be There When You Die, in cui lanciatori di clave inducono a ripensare nuove modalità di presenza scenica e fruizione performativa. Segue nella giornata del 26 ottobre Marco D’Agostin in Per non svegliare i draghi addormentati, un sogno, un viaggio, un’avventura sulle modalità di ricostruzione dell’immagine attraverso una scena popolata da immensi origami. Sempre lo stesso giorno abbiamo un’ospite conosciuta, Giorgia Nardin, la giovanissima coreografa e performer che dopo Dolly – prima analisi che partendo da gesti ordinari ne esplora le potenzialità tentando nuove forme e creazioni – quest’anno ritorna a DNA con All dressed up with nowhere.

Ma non mancano le presenze internazionali: se il 25 ottobre è in scena l’olandese Tabea Martin con Duet For Two Dancers, pensiero e interrogazione coreografica esplicitata attraverso la danza stessa, a chiudere DNA 2013 sarà la compagnia catalana La Veronal con Siena in prima nazionale il 27 ottobre al Palladium. Un omaggio all’Italia che ci racconta di una danza umanista: guardare a sé stessi attraverso gli occhi degli altri, un gioco di specchi di cui l’uomo è cardine, centro della speculazione per indagare e indagarsi.

DNA è acronimo che «si interroga se risieda lì, nel codice genetico, la creatività», ma anche una mano tesa verso le possibilità della ricerca coreografica, un ecosistema di potenzialità creative nel quale l’appartenenza artistica e personale si ridefinisce reinventandosi e riscoprendosi altra.

Lucia Medri

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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