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Programma Garofano Verde 2013 (24-29 settembre – Teatro Belli, Roma)

PROGRAMMA GAROFANO VERDE
Scenari di Teatro Omosessuale
rassegna a cura di Rodolfo di Giammarco
Ventesima Edizione
24-29 settembre 2013 – Teatro Belli di Roma

24 settembre 2013
Reading – Spettacolo
IL VIZIO DELL’ARTE
(The Habit of Art)
di Alan Bennett
traduzione di Ferdinando Bruni
con Elio De Capitani e Ferdinando Bruni e con Alejandro Bruni Ocaña
a cura di Elio De Capitani e Ferdinando Bruni

Affrontiamo una lunga scena di più o meno 40 pagine, circa la metà del testo integrale (che tra una-due stagioni convertiremo in spettacolo), e questo cuore del play è fondato sull’espediente narrativo di una prova della messinscena dell’incontro tra il poeta Wystan Hugh Auden e il compositore Benjamin Britten, entrambi ultrasessantenni, una drammaturgia che abbiamo sfrondato degli interventi degli “attori” con domande poste all’autore. Sono circa venti-trent’anni che i due non si vedono. Hanno collaborato una sola volta per il documentario La posta di notte sul servizio postale inglese, di cui Auden aveva scritto i testi e Britten la colonna sonora. Tempo addietro Auden era già famoso, e Britten era alle prime armi. Ora Auden ha lasciato gli Stati Uniti ed è tornato ad Oxford, è un po’ meno sulla cresta dell’onda, e Britten è diventato musicista noto e stimato.
Britten va a Oxford perché cerca un giovane cantante, un ragazzino che sostenga il ruolo di Tadzio nella sua opera Morte a Venezia. Nella scena tutto comincia con l’incontro tra Auden e una giovane marchetta, senza che nulla succeda perché la marchetta è arrivata un po’ in ritardo, e Auden sostiene che tutto doveva ritualmente avvenire (come a lui accadeva a New York) entro le 18. Si salutano. Arriva Britten. Inizia il dialogo tra i due. Britten vuole conforto. Da anni abita a Aldeburgh, dalle parti in cui era nato, e nella comunità in genere molto solidale con lui ha riscontrato un grande gelo su questa sua ultima opera attorno a un’innocenza violata, e si è reso conto che a creare imbarazzo è la storia di un uomo adulto che s’innamora di un giovanissimo. Auden, omosessuale come l’altro, è genero di Thomas Mann e sa che il desiderio estetico, in Morte a Venezia, nasce per un giovanetto di 11 anni. Britten sostiene d’avere paradossalmente paura di un’epoca in cui non ci sarà più niente di vietato, cosa che può rivelarsi dannosa alla creazione artistica. Per Auden l’arte deve riflettere l’uomo, per Britten è consigliabile che ci sia sempre un filtro. Torna in campo la marchetta, che stavolta lega con Britten. Restano fuori alcune eccentricità, come una conversazione tra due rughe del volto di Auden, o un immaginario dialogo tra musica e parola.
Ferdinando Bruni e Elio De Capitani

25 settembre 2013
Danza
YOUR GIRL
performance di Alessandro Sciarroni [INTERVISTA] performer Chiara Bersani e Matteo Ramponi
preceduta dal video JOSEPH
performance di Alessandro Sciarroni

Your Girl ha inaugurato nel 2012 il ciclo di performance Otto+1. Materiali identitari e imprevisti queer, un’indagine creativa, promossa dall’Osservatorio Queer del Comune di Venezia, che ha raccolto appunti visivi ed emozionali sull’identità e le culture queer.
È un lavoro sul desiderio, sull’ispezione di un sentimento. Nasce dallo studio di Madame Bovary di Flaubert e dalla traduzione novecentesca che ne dà Giovanni Giudici nella raccolta poetica La Bovary c’est moi. La drammaturgia procede attraverso la biologia degli interpreti, nell’istante biografico che li ha uniti nel quadrato scenico. Il lavoro decripta e riscrive l’invenzione del desiderio, mescola e capovolge la trama continuamente performativa di biologia, biografia, narrazione, emozione.

Joseph è un lavoro in cui solitudine e nuove tecnologie si intrecciano in una continua messa in discussione degli stessi meccanismi della creazione scenica.
La performance prende in prestito il nome dal patriarca biblico e si muove nell’ambiguità dei ruoli: non sappiamo se Joseph sia l’uomo che vediamo in scena oppure uno di quegli occhi sconosciuti capitati per caso all’interno dello spettacolo attraverso Chat-roulette. Identità deformate, social network in cortocircuito, possibilità dell’inaspettato, ricerca di una dimensione nuova e prodigiosa, una danza dell’immagine che coinvolge e fa riflettere sulle contraddizioni dell’essere sociale oggi, tra reale e virtuale.
La prima metà del lavoro è giocata sugli effetti di manipolazione dell’immagine della webcam. Così, nella distorsione dell’immagine, Joseph può lanciarsi in una danza immaginaria che vede il suo corpo contorcersi come una girandola, come se fosse un cartone animato.
La seconda parte del lavoro è giocata online su Chat-roulette, un programma che connette due utenti qualunque, i quali hanno la possibilità di restare connessi tra loro o di passare avanti ed incontrare un altro utente casuale. Voyeurismo, masturbazione o semplice curiosità – sono queste di solito le pulsioni che spingono le persone a connettersi – devono fare i conti con l’incredulità di trovarsi catapultati dentro uno spettacolo.

26 settembre 2013
Reading – Spettacolo
DATE LE CIRCOSTANZE
(ovvero… non tutte hanno la fortuna di nascere lesbiche)
di Autori Vari
Compagnia Mitipretese
con Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti, Mariangeles Torres
con la partecipazione di Julius Kaiser

“A volte penso che il paradiso debba essere un continuo infinito leggere”
Virginia Woolf, luglio 1934

È un viaggio attraverso “scritti di vita e d’amore di donne tra donne”. Un percorso tra narrativa e poesia che mette insieme grandi scrittrici del passato come Marguerite Yourcenar, Marina Cvetaeva, Virginia Woolf, scrittrici contemporanee e già di culto come Jeanette Winterson, la nostra amata Melania Mazzucco, la poetessa Patrizia Cavalli e scrittrici più strettamente militanti come Brenda Brooks o Liddy Rich.
Per troppo tempo il corpo delle donne è stato muto. La cultura dominante lo ha destinato all’assoluto silenzio: era il linguaggio maschile a parlare per la fisicità delle donne, vietando loro di parlare per sé e di sé.
La scrittura diventa quindi un gesto per uscire dall’ombra. E per parlare di amore tra donne è necessario dare un nome a quello che si riteneva innominabile. Le parole che ci svelano l’eros e l’amore tra donne non sono state sempre pronunciate a voce alta e sicura. Troppe volte queste parole sono state dette come insulti, come “cose sporche”, da sussurrare ridacchiando.
Abbiamo deciso di seguire il filo semiserio di un manuale scritto con grande leggerezza e intelligenza da Claudia Mauri, Come diventare gay in cinque settimane, e di avvalerci della collaborazione di Julius Kaiser, Performance Artist, Drag King e Videomaker.
La sua ricerca artistica in ambito performativo ha origine nella sperimentazione della perfomance che indaga i ruoli sociali di genere proponendo una visione fluida degli stessi coerentemente con le teorie filosofiche Queer. Julius Kaiser è tra i principali promotori della subcultura Drag King in Italia, attivo nella sua diffusione e sviluppo a partire dal 2006.
L’incontro con l’artista Kyrahm ha determinato una nuova prospettiva ai contenuti di tale indagine dando vita a opere di Performance Art e Video Arte che hanno ricevuto riconoscimenti internazionali. Il loro incontro è stato definito come una delle evoluzioni della Body Art storica contemporanea grazie alla fusione di più linguaggi espressivi: performance art, cinema e arte tradizionale.
Compagnia Mitipretese

27 settembre 2013
Spettacolo
IL MARTEDÌ AL MONOPRIX
di Emmanuel Darley
con Enzo Curcurù
scene Romualdo Moretti
costumi Giovanna Napolitano
regia Raffaella Morelli

Rappresentata per la prima volta al Thèatre Ouvert di Parigi nel 2010, Il martedì al Monoprix (Le Mardi à Monoprix) ha riscosso un clamoroso successo di pubblico, tanto da essere presentato anche ai Festival di Avignone ed Edimburgo, dove ha ricevuto una grande apprezzamento da parte della critica internazionale.
La commedia affronta la difficile tematica della differenza e dell’esclusione, mettendo in scena il conflitto fra un figlio transessuale e suo padre nella cornice della vita quotidiana. è un’esortazione a guardare ai sentimenti più profondi, ai legami affettivi, al di là di ogni apparenza o scelta non condivisibile di un padre verso il proprio figlio.
Marie-Pierre ogni martedì aiuta il padre nei lavori domestici, riordina la casa, prepara il pranzo, esce con lui per accompagnarlo a fare la spesa al Monoprix, appunto, ma nonostante tutti i suoi sforzi per essere una figlia modello non viene accettata; dall’altra parte c’è un rifiuto, una diffidenza cieca e totalizzante del padre che non riconosce la nuova identità del suo unico figlio maschio, e continua a chiamarlo Jean-Pierre, dimostrando di ignorare l’evidenza del cambiamento.
La scrittura di Emmanuel Darley, estremamente commovente, è incentrata nella rappresentazione di questi esseri troppo vistosi per essere delle donne e troppo femminili per essere degli uomini, che avanzano nella vita spesso circondati dalla loro solitudine. Colpevoli agli occhi della società di volersi disfare di un’identità che non gli appartiene.
L’adattamento italiano, curato dalla stessa regista, accompagna lo svolgimento dell’azione in un’alternanza di rimandi fra presente e passato, sposando le istanze dei due personaggi e cercando di restituire alla storia tutta la sua umanità.
All’interprete il difficile compito di dar vita a una coppia di personaggi imprigionati in una relazione carica di un passato tale da non lasciare speranze per il futuro…

28 settembre 2013
Reading – Spettacolo
NEL TUO SANGUE • OSSA MEA
Di Giovanni Testori
con e a cura di Valter Malosti

…sempre, qualunque sia l’argomento trattato – saggio, romanzo o testo teatrale, io sento che la
parola che scrivo ha bisogno di essere detta, pronunciata. È come se, messa così, sul libro,
non avesse ancora detto tutto quel che ha da dire. Solo il teatro la libera completamente.
da Conversazioni con Testori di Luca Doninelli • Guanda, 1993

Nel mio lavoro di ricerca su Testori sono inciampato in numerosi testi, non teatrali, per lo più meravigliosi, lampi che possono diventare all’improvviso illuminazioni teatrali: il saggio del 1958 sugli affreschi di Martino Spanzotti nella chiesa di San Bernardino a Ivrea; Maddalene, singolare raccolta poetica, composta da schede-versicoli, come li chiama l’autore, penetrante e istrionica, “come un sunto, strozzatissimo, di storia dell’arte”, che accompagna il cammino della Maddalena nei secoli; e infine lo spettacolo Passio, Laetitiae et Felicitatis, dal romanzo omonimo.
Ed ecco arrivare questa prima lettura pubblica delle raccolte poetiche Nel tuo sangue (1973) e Ossa mea (1983), due libri di poesia singolarmente paralleli nell’affrontare un veemente corpo a corpo con Cristo, due poemi continui, sia a livello tematico, sia timbrico, sia psicologico, scritti a distanza di dieci anni, in due punti del cammino molto diversi della ricerca spirituale ed espressiva di Testori, in cui “i singoli frammenti spesso si rimandano la parola, il filo del discorso”.
Dice Giuliano Gramigna: “La qualità più alta, più originale di questo Testori, la sua autentica religiosità sta nel fondere violentemente il reperto viscerale con la sua forma, con il suo ‘detto’, in un bolo insieme nitido e infiammato, che conserva intatta e distinta la natura dell’uno e dell’altro elemento.
“Le poesie che ho raccolto sotto il titolo Nel Tuo sangue esprimono una specie di lotta e di estremo confronto con la figura del Cristo: un rap­porto di amore-odio così come avviene in ogni forma di esperienza amorosa in cui si è portati a identificare l’oggetto del proprio amore con Dio. Benché la mia formazione sia stata cattolica, non credo di poter essere definito un “poeta cattolico”. Penso sia più esatto parlare, per quel che mi riguarda, di “poesia religiosa”. La poesia stessa è religio­ne, credo anzi che la situazione di crisi in cui è venuta a trovarsi la cul­tura moderna sia soprattutto imputabile alla sua assenza di religiosità, in altre parole al suo laicismo di fondo. Laicismo che significa incapacità di cogliere il risvolto magico delle cose. Ho sempre concepito l’espres­sione artistica come atto sacrificale, proprio nel senso mistico e religio­so di atto propiziatorio, di incursione nel mondo del mitico. E questo vale per la poesia, per il teatro e per qualsiasi altra forma creativa”.
In Ossa mea, che Testori chiama: “un poema in forma maledetta”, Geno Pampaloni ravvisa “una così straziata partecipazione”, un “itinerario di ricerca e quindi di fede quotidianamente messa allo sbaraglio, che qui pare raggiungere un abbandono e una perentorietà assoluti. La luce che percuote il paesaggio di questi versi è quella livida e inammissibile scena della via crucis, una poesia testamentaria che procede nella sua sperdutezza oltre la soglia e la grazia della preghiera”.
Valter Malosti

29 settembre 2013
Reading – Spettacolo
LA MAGNIFICA MERCE
brani tratti dall’omonimo libro di Walter Siti
a cura di Massimo Popolizio

Studio lombrosiano di un angelo caduto in un inferno compulsivo e vischioso di frequentazioni e di prestazioni a pagamento, indagine amorosa sul conto di un romanaccio sporco fuori e pulito dentro, confronto letterario-drammaturgico tra un escort ossessionato e arrendevole e un selezionatore acculturato e innamorabile, mistero che si compie tra un dealer palestrato e autodistruttivo e un mite ma lucido procacciatore per conto di un cliente, e match senza uguali nel campo della dialettica erotica a sfondo umanissimo, il racconto Perché io volavo che apre il quadrittico del libro di Walter Siti La magnifica merce del 2005 è per me un testo naturalmente, strutturalmente, appassionatamente e metronomicamente teatrale, con due verbalità a fronte che sanno di culturismo dell’uomo e cultura dell’uomo.
E sono pronto a fornire due toni di voce, due predisposizioni all’incontro, due strategie e due anime al candido e muscolare Marcello Moriconi e al provinante e indagatorio Saverio Occhipinti.
Prendo in carico per intero il materiale discorsivo della prima delle quattro conversazioni, e inframmezzerò la partitura con frasi, pezzi, scambi che si sviluppano nel corso degli altri tre successivi incontri di cui si compone l’itinerario d’approfondimento che deve rispondere alle regole del gioco dettato dal “mandante”, un politico molto ricco e molto in vista, desideroso d’avere un accompagnatore fisso adatto alle sue esigenze sessuali e personali.
Sarò Marcello e sarò Saverio, due volti di un mercato del corpo che scopre anche latenti necessità di sentimenti, e pulsioni di morte.
Massimo Popolizio

info su www.teatrobelli.it

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