Purtroppo in presenza di pochi, ancora troppo pochi spettatori, la nuova stagione del Teatro Biblioteca Quarticciolo diretto da Veronica Cruciani (per conto della Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea) si è aperta con il piccolo e significativo lavoro della giovane compagnia Progetto Brockenhaus, affiancata dalla storica Sosta Palmizi: La menta sul pavimento.
L’ingresso in platea ci obbliga a passare sotto un arco improvvisato, composto da una piccola bara di legno che i due performer, a testa bassa, sorreggono, prima di farle fare il giro della sala e di issarla infine sul palco, come in un ironico funerale di stato. Le atmosfere, le musiche, i ritmi e i colori ricreano una dimensione grottesca che al tema della morte e della mortalità strizza un occhio fortemente sarcastico, da dietro i codici visivi e stilistici di un inedito e macabro teatro dell’assurdo. I due abilissimi danzatori – abbigliati e truccati come polverosi fantocci in scala di grigi – agiscono con gli occhi sgranati e fissi e i movimenti spezzati di una coppia di sbilenche marionette. Come rapiti in una ipnosi sottile eppure difficile da frantumare, assistiamo a un complesso e preciso storyboard di pura pantomima, nel quale le figure kantoriane di Elisabetta Di Terlizzi e Francesco Manenti mostrano e nascondono i corpi, maneggiando il nonsense con la stessa nonchalance con cui affrontano (sempre senza parole che non siano vagiti e canti) i temi dell’educazione, del potere e del passaggio, di generazione in generazione, di un cupo destino. Tornano allora le parole della presentazione: «Un infantile gioco di parole che nasconde al suo interno più ambiguità: il lamento di una donna, il mentire dei bambini, la mente che tenta di razionalizzare».
In particolare quest’ultima immagine, il tentativo (vano?) di restituire a ciò che è in scena una forma razionale, sembra essere il gioco di questo strano arabesco, una sorta di nera graphic novel semovente in cui, insieme a danza e mimo, trovano spazio altre sfumature di stile e di linguaggio. I più elementari trucchi d’illusionismo (la bara che fa da schermo può far allungare gli arti a dismisura o dar modo, in una esilarante scena di parto, di estrarre oggetti come da una scatola senza fondo) si alternano a costruzioni coreografiche à la Obrazov in cui le gambe, da sole, prendono vita e animano conversazioni; fino alle proiezioni video, come il celebre “collasso” in diretta di Andreotti interrogato da Paola Perego sul futuro augurato ai bambini o gli sgranati dettagli sulle lacrime di un animale, dal sapore del cinema d’altri tempi. Dichiarati sono anche i riferimenti alla pittura di Sergio Padovani e alla pellicola jugoslava Sweet Movie di Dušan Makavejev. A spezzare felicemente la dualità del rapporto di forze in scena sono stranianti intermezzi cantati che trasformano le ninnananne in tormentati lamenti e l’inquietante ingresso di una testa di cavallo intabarrata in un nero mantello, un “fantasma del Natale futuro” che si fa oscuro presagio e presenza che assiste severa al disfarsi, appunto, del pensiero razionale.
In calce a un approfondimento sul progetto All! di Kinkaleri, qualche mese fa, aveva preso forma una riflessione sul fatto che le forme più astratte come la danza e le arti non propriamente narrative hanno sempre modo (e forse in parte responsabilità) di comunicare anche a chi non disponga di uno specifico bagaglio di conoscenze. Un mezzo è senza dubbio il canale emotivo, l’altro è l’uso di un linguaggio aperto, non eccessivamente ermetico, una forma che offra sempre una lettura multistrato della realtà che in scena vuole tornare a vivere. Traslata, come sempre, ma non necessariamente rinchiusa in una tecnica che espelle dalla comprensione chiunque non la padroneggi a fondo. Ecco un’altra felice dimostrazione.
Sergio Lo Gatto
Vai al programma 2013-2014 del Teatro Biblioteca Quarticciolo
LA MENTA SUL PAVIMENTO
Creato e interpreato da Elisabetta di Terlizzi, Francesco Manenti
Disegno luci Mara Cugusi
Musica Michele Zanni
Scena E. di Terlizzi & F. Manenti
Video E. di Terlizzi & F. Manenti
Collaborazione video Riccardo Palmieri, Emanuel Rosenberg
Collaborazione artistica Riccardo Palmieri, Giorgio Rossi
Produzione Elisabetta di Terlizzi, Francesco Manenti/Progetto Brockenhaus
Co-produzione Lo sguardo dell’altro, Sosta Palmizi artisti associati 2010, Arci Aur-Ora Rete Aretina 2011
Con il supporto di Teatro di Castiglion Fiorentino and La Corte Ospitale-Rubiera (Re)