«A Ciò che non ho fatto». Con questa illuminante dedica, presa in prestito al discorso pronunciato da Romeo Castellucci alla consegna del Leone d’Oro, si apre il secondo numero de La Tempesta, il quotidiano della Biennale di Venezia. Ci sono le sue parole nell’editoriale, la redazione si scosta e lascia all’artista romagnolo il compito di consegnare a chi non c’era una riflessione di grande rilievo culturale. Questo il senso di un simile giornale, un senso magico: far apparire altrove ciò che esiste soltanto in un luogo. Ma forse, questo, è il motivo di ogni scrittura.
Appaiono vicini per gli occhi lontani, dunque, nelle parole di Martina Melandri, i percorsi intrecciati di due artisti come Wajdi Mouawad e Guy Cassiers, che si vedranno questa sera rispettivamente con Seuls e Sunken Red, attraverso due diverse guerre e un simile tratto sensibile; tornano Àlex Rigola e Ute Lemper, nelle recensioni di Vincenza Di Vita e Sergio Lo Gatto agli spettacoli di ieri; si affaccia tramite Diego Pizzorno il progetto a lunga gittata di David Espinosa che rifletterà sulla crisi con Mi gran obra. Di fianco ai grandi artisti però, tra le foto di Futura Tittaferrante e la bella illustrazione di Mariagiulia Colace dedicata a El policía de las ratas di Rigola, ecco spuntare le interviste di Rossella Menna ai giovani artisti che stanno svolgendo i laboratori. Bianca e Rebecca, attrice e regista, fanno corrispondere le loro parole in seconda pagina a quelle di Castellucci in prima, dedicate a sé stesso e a loro, a ciò che ancora non hanno fatto. (S.N.)
Scarica il pdf – La Tempesta numero 2 – sabato 3 agosto 2013
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