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Angelo Mai Italia Tropici (5, 6, 7 giugno 2013) – Programma e comunicato

Uno dei luoghi più significativi della programmazione artistica romana apre definitivamente alla performance con un progetto della durata di tre giorni, da rinnovare a partire dall’autunno, che ambisce a diventare un appuntamento periodico e sregolato, per intercettare quanto si sperimenta e produce in Italia fuori dalla logica strettamente distributiva dei prodotti culturali.

Gli artisti aderiscono al progetto allo scopo di ritrovarsi con il pubblico in una incandescenza – per rilanciare la pulsazione continua di un sentire contemporaneo generato da desideri di condivisione e abitabilità. A lungo termine e senza enfasi specifica. Si insiste sulla permeabilità, sulla capacità di produrre un atteggiamento corporeo aperto alla ricerca di nuovi posizionamenti, allo studio e alla verifica di ipotesi, all’efficacia senza effetto. La postura della performance.

Angelo MaiItaliaTropici Questo posto che è già un altrove di per sé produce e sostiene tre giorni di viaggio nella performance, che sono il numero uno della creazione di un ambiente intricato di formati e tecniche, momentaneo e poliglotta. Un accampamento che non produce territori ma traiettorie, costruito sulla disponibilità degli artisti a ragionare di destinazioni possibili, atteggiamenti corporei e intrichi esotici. Dove andare? Nell’ambasciata di un paese inventato per chiedere asilo? No di certo. Siamo qui per determinare un’instabilità; lavoriamo nel time-specific, ci incrociamo brevemente per saggiare una durata. Quel che conta è avere un appuntamento, i discorsi seguiranno.

Si suppone che lo spazio aiuti a risolvere i conflitti, che la condivisione produca progettualità, che gli artisti si sincronizzino nel gesto di guardare verso un unico paesaggio per quanto fitto e intricato esso sia. Si decide dunque di non fare un festival ma di modellare una coabitazione en plein air.

Anche il malinteso è un luogo possibile di questa prossimità, se lo si guarda come un lapsus necessario per adattare i propri desideri all’ambiente circostante e permettere così ad altro di affiorare. Una volta decontratti, siamo tutti scompostamente nel paesaggio.

“E’ certo difficile immaginare quale aspetto prenderanno i giardini per cui è prevista un’esistenza non inscritta in nessuna forma. A mio parere, giardini di questo tipo non dovrebbero essere giudicati sulla base della loro forma, ma piuttosto sulla base della loro capacità di tradurre una certa felicità di esistere.” Gilles Clement, Il giardino in movimento

Direzione artistica Michele Di Stefano
Direzione organizzativa Francesca Corona
Direzione tecnica Davide Clementi
Comunicazione e ufficio stampa Emanuela Rea e Filipe Viegas

Angelo Mai Altrove Occupato / mk / PAV presentano

 5 6 7 giugno 2013 dalle h. 18.00

Angelo Mai Italia Tropici

Angelo Mai Altrove Occupato – Roma

PROGRAMMAZIONE

5 6 7 giugno 18.30 | Luna Paese > 3 games game | 1h

Il gioco “3 games game” è stato in origine sviluppato durante il processo di lavoro per la coreografia di “Project”. È stato impostato e giocato per la prima volta nel gennaio 2002 alla Haus der Kulturen der Welt a Berlino da: Alice Chauchat, Amaia Urra, Anna Koch, Carlos Pez Gonzalez, Cuqui Jerez, Frédéric Seguette, Juan Dominguez, Mart Kangro, Mårten Spångberg, Raido Mägi, Raquel Ponce, Tino Sehgal, Paul Gazzola, Suzanne Berggren, Xavier Le Roy. Questo gruppo fu esteso nel 2003 includendo Christine De Smedt, Geoffrey Garrison, Ion Munduate, Kobe Matthys, Nadia Cusimano, Pirkko Husemann per creare la performance “Project” (2003) – Xavier Le Roy, che debuttò nel 2003 a Lisbona nell’ambito del festival CAPITALS.

Il gioco è un creative commons, lo ripropongo nell’ambito dell’Angelo Mai Italia Tropici e vi invito a partecipare.

Nessuna abilità in danza è richiesta ma il gioco è intenso, una certa preparazione fisica e spirito ludico sono benvenuti. Per giocare è necessario un cappello (o un fazzoletto per la testa), una gonna comoda o pareo, una t-shirt bianca e una colorata.

5 6 7 giugno 19.00 | Cristian Chironi > Up | 1h

Con: Cristian Chironi + guest

L’artista rimane aggrappato ad un palo con un libro sotto il braccio, che riporta in copertina il titolo e l’immagine di una montagna. Instaurando un rapporto immaginario con il territorio che circonda l’Angelo Mai. Un’azione della durata di circa un’ora, differente per ognuno dei tre giorni, che mira a trasformare le terme di Caracalla in una cresta delle Dolomiti; una scritta su un muro nella quinta montagna della Corsica; un luogo occupato in un rifugio sul K2.

5 giugno 19.30 – 6 giugno 19.30 e 20.15 | Francesca Proia > Dream Theory in Malaya | 20’

lettura-performance

collaborazione artistica Danilo Conti

A partire da un testo antropologico di Kilton Stewart, la lettura racconta la singolare visione educativa della tribù  Senoi, focalizzata sull’apprendimento del sogno lucido a partire dalla più tenera età.

Per 15 persone per volta, che siederanno ad un tavolo color cielo, con nuvole commestibili.

5 giugno 20.00 – 6 giugno 21.50 | Kinkaleri > Everyone gets lighter|All! | 30’

a cura di Massimo Conti

con Marco Mazzoni

La perfomance, è un dispositivo di trasmissione del codice corporeo inventato da Kinkaleri. In una durata di 30 minuti saranno presentati e sviluppati da un perfomer tutti gli elementi costitutivi di un alfabeto corporeo. Due sono le opzioni: contemplare l’esecuzione nelle varie fasi o partecipare all’apprendimento. E tutto questo poi te lo porti a casa, lo provi per strada, lo condividi con altri e magari da sponda a sponda di un fiume, danzi.

5 giugno 20.40 | Lucia Amara > Impressions d’Afrique | 30’

breve discorso di Lucia Amara

Raymond Roussel nel 1910 pubblicò Impressions d’Afrique. Per scrivere il romanzo – che ebbe una gestazione di ventidue anni – si recò in Africa senza mai uscire dalla sua camera d’albergo. Inventò una roulotte da viaggio con la cui immagine produsse una cartolina.

5 giugno 21.15 – 6 giugno 20.15 – 7 giugno 20.00 | gruppo nanou >Anticamera [EP] | 20’

Di: Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci

Con: Marco Valerio Amico, Rhuena Bracci, Marco Maretti

Suono:Roberto Retture

Scena: Giovanni Marocco

Cura: Chiara Pirri

Un interno borghese racchiuso in una scatola. Un ricordo rubato dal buco della serratura. Tracce di un Altrove che resta attaccato alla memoria. Una perfomance che vive di una dimensione installativa. Condensa nell’immagine e racchiude nel cubo. Qui la presenza conturbante, l’interno borghese, il gesto coreografico sono un’immagine rubata al buio.

5 giugno 21.40 | Fabrizio Favale Le Supplici > Il gioco del gregge di capre | 15’

Un lavoro di Fabrizio Favale

Assistente alla coreografia Andrea Del Bianco

Collaborazioni tecniche Alberto Trebbi

Con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna, Gammarad Italia . Ringraziamo Teatro Comunale di Casalecchio di Reno, Spazio Raum Bologna, Fienile Fluò Bologna

Nasce dall’osservazione dei greggi di capre fra l’Italia e la Grecia. Premi International Festival Choreographic Miniature e 14MASDANZA. Presentato al Suzanne Dellal Tel Aviv; La Biennale di Venezia; Short Theatre; Seoul International Festival; Shanghai Expo; Tanzmesse, Dusseldorf. Nel 2013 sarà al Dance Base Fringe Festival of Edinburgh.

5 giugno 22.00 – 6 giugno 20.45 | Daniela Cattivelli > UIT | 30’

ideazione e composizione sonora Daniela Cattivelli

collaborazione Michele Di Stefano

consulenza set up elettroacustico: Francesco Casciaro/Tempo Reale

con Daniela Cattivelli (laptop, richiami), Michele Di Stefano (bridge), Camillo Prosdocimo e Giorgio Rizzo (richiami)

produzione Xing/Live Arts Week, col supporto di Tempo Reale

UIT è un ambiente risonante, aperto al mutamento e alle apparizioni, in cui si praticano tecniche di mimetismo acustico ed esercizi di trasfigurazione sonora. Il tessuto di questo territorio transitorio è generato principalmente da una serie di richiami per uccelli, impiegati per attivare il mascheramento e il camouflage musicale.

5 giugno 22.30 – 6 giugno 22.50 | Monica Gentile > Minimal Dance | 20’

Minimal Dance è un work in progress che si sviluppa intorno alla ricerca di una “realtà minimal”.

Il suono è un’entità, un ricordo che riverbera nel mio corpo, generatore di una presenza e di una memoria visiva emergente dalla gestualità in atto nel meccanismo della danza.

La mia ricerca è iniziata dall’ascolto, quasi casuale, della musica techno in cuffie come veicolo esperienziale per arrivare a percepire me stessa entro un determinato stato.

Uno stato di trance vissuto in modo enigmatico, un’attenuazione o metamorfosi del mio stato di percezione fino a lasciarmi pervadere dall’euforia a livello cellulare, epidermico e psichico, dal testo “Techno-trance” di Gianfranco Salvatore: “Dopo una notte di techno-trance quel che resta è il senso di aver celebrato un’esperienza che forse non è solo di tipo edonistico […] usare la propria persona come batteria di energie capace di alimentare esperienze estreme servendosi soprattutto del suono organizzato”.

L’ascolto della musica techno, formata da cellule melodiche brevi, ripetizione ossessiva di moduli, mi ha portata a manifestare delle figure ritmiche immediate, creando una specifica coreografia caratterizzata da rigore gestuale, impersonalità e freddezza emozionale.

È un essere dentro/fuori in un’esaltazione enstatica, di riassorbimento in se stessi, più che in uno stato d’estasi.

Nell’interrogarmi dove sia la danza, capto una tensione in una dimensione in cui si possano esperire i medesimi aspetti vibrazionali, fra me e gli altri, una pulsazione che sta solo sulle superfici.

5 giugno 23.00 | ZimmerFrei > Safari | 30’

5 giugno 23.30 | ZimmerFrei > Ritratti di città – Città temporanee: Temporary 8th, Budapest 2012 | 53’

Documentario

soggetto ZimmerFrei

produzione Placcc Festival

co-produzione In Situ network

regia Anna de Manincor/ZimmerFrei

fotografia Roberto Beani

montaggio Anna de Manincor

suono Massimo Carozzi

musica Béla Bartók, Massimo Carozzi, László Dubrovay, Jammal, Luciano Maggiore, Busa Pista

con György Alföldi, Zoltán Erdös, János Jammal Fekete, Szilvi Kauker, Mrs Modori, Sàndor Mike, Gergely Nagy, András Pajta, Lorenza Pignatti, Busa Pista, Zsuzsi Szász, Samu Szemerey, Tamás Tavaszi, Emma Vidovszky e Tall Man

direttrice di produzione Fanni Nanáy

assistente di produzione e interprete Emma Vidovszky

secondo assistente Zoltán Erdös

seconda interprete Éva Vass

color grading Andrea Camozzi K6Blue

formato 1920×1080 pixel-lingua ungherese, inglese-sottotitoli inglese/ungherese/italiano-origine Ungheria-

anno 2012

Temporary 8th è interamente dedicato all’Ottavo distretto di Budapest, quartiere popolare che ha beneficiato e subìto una grande ristrutturazione urbanistica, che però ha avuto un brusco arresto nel 2008 a causa della crisi economica internazionale. Gli edifici demoliti sono rimasti spazi vuoti che creano delle fratture nel tessuto urbano. Che fare di questi spazi pubblici e privati senza destinazione d’uso? Il film si avventura nei lotti deserti, nei cortili e nelle case per scoprire come gli abitanti trasformano lo spazio comune e il volto della città.

Il film fa parte di una serie di documentari girati in zone molto circoscritte di città europee in fase di trasformazione, prodotto da In Situ, circuito europeo di festival dedicati allo spazio urbano.

5 e 6 giugno | Tony Clifton Circus | Spiderman gusto Tropical

con Nicola Danesi de Luca, Iacopo Fulgi

organizzazione Francesca Corona per PAV | Diagonale artistica

Due terroristi, due buffoni, due intellettuali in mutande, due reietti della società, due esclusi, due

frustrati, due disperati sfogano il loro desiderio di vendetta giocando con il mondo che li circonda.

Cos’è l’immaginario collettivo? Un improbabile Spiderman, patetico e sconfitto (…)

6 giugno 21.15 | Sistemi Dinamici Altamente Instabili > UNA | 15’

Materiali coreografici e danza Alessandra Sini

Electronic live set Stefano Montinaro

Produzione Ciulinga

Il processo di lavoro persegue le logiche dell’improvvisazione per una qualità originale della materia corporea; non è importante il movimento del danzatore ma è fondamentale il movimento percettivo dello spettatore.

UNA gioca sulla semplicità del coinvolgimento, sull’emozione legata all’atto. Alimenta un movimento complesso tra intuizione e costruzione progettuale.

Il lavoro sul corpo è privato di qualsiasi orpello estetico o tecnico. Il gesto umano che emerge, è traccia, indizio riconoscibile, si trasforma in richiamo come fosse un gancio che trascina l’osservatore attraverso il linguaggio danzato. L’insistenza nella ripetizione e nell’utilizzo simbolico di immagini fisiche, cerca l’aspetto archetipico dell’essere umano, insiste su una nuova ritualità, scava un varco dentro un mondo emotivo in continua evoluzione, accessibile al pubblico per immersione.

6 giugno 21.30 | Piersandra di Matteo – Irena Radmanovic – Giacomo Covacich > Capture of the speech | 20’

Ideazione e testo: Piersandra Di Matteo

Recording and sound track: Irena Radmanovic

Graphic concept: Giacomo Covacich

Capture of the speech è una lecture sulla voceconcepita come un voicescape plurale nel quale risuona teoria, pratica e pensiero vocale. Evocazione dei gradi di erosione della pronuncia che si fa e si disfa, la voce stessa diventaaudizione di un discorso slogato come aggregazione al corpo, soglia su cui insiste la differenza tra parlare e prendere la parola.

6 giugno 22.30 – 7 giugno 21.00 | Fosca > Anaxagarus. Solo sulla bellezza | 20’

Primo movimento

Di e con: Maria Caterina Frani

Produzione Fosca 2013 con il contributo della Regione Toscana. Residenza Spaziok Prato.

Ringraziamenti a: Mauro Barbiero, Massimo Conti, Caterina Poggesi

Un pretesto biografico per iniziare.

Un rapporto con la propria immagine complesso e assoluto.

La rarità di chi ha deciso di fare della propria vita un’opera d’arte con gli eccessi, i turbamenti e le sue contraddizioni. Carico di amori, desideri, ori e spietatezze.

Della Marchesa Luisa Amman Casati ce ne siamo già dimenticati.

Ci resta soltanto una sua moltitudine di immagini.

Non ho mai partecipato a una seduta spiritica.

6 giugno 23.15 | ZimmerFrei > Ritratti di città – Città temporanee: The Hill, Copenhagen 2011 | 40’

documentario

soggetto ZimmerFrei

produzione Metropolis Biennale 2011

co-produzione In Situ network

regia Anna de Manincor/ZimmerFrei

assistente di produzione Miriam Nielsen

direttore fotografia Roberto Beani

montaggio Anna de Manincor

suono Massimo Carozzi

musica Berrin Bas, Meriam Ouedghiri, Lone Thusing

con Jonas Als, Nigel Davon Murphy, Jesper Edvarsen, Søren Jensen, Erik H. Jørgensen, Martha Larsen, Jakob Lund Njelsen, Graziella Noer, Jasmine Ouedghiri, Mustafa Özcan, Britta Raun Jensen, Bodil Trier

produzione KIT – Københavns Internationale Teater

formato 1920×1080 pixel- lingua danese, inglese, francese, italiano–sottotitoli inglese-origine Danimarca-anno 2011

Copenhagen è una città completamente piatta, l’unica altura si trova nel quartiere popolare di Nørrebro, ed è una tonda collinetta nel cortile di un quadrilatero di condomìni. E’ una collina artificiale che ricopre una palestra pubblica, costruita contro il volere di alcuni degli abitanti, preoccupati di perdere lo spazio comune del cortile all’aperto. Il documentario, girato interamente sopra e intorno alla collina, registra gli umori e il progressivo familiarizzare degli abitanti con il film e tra di loro, fino a prendere il volo con le visoni e i sogni di chi abita questo luogo, vi lavora tutti i giorni, usa lo spazio e lo trasforma.

The Hill fa parte di una serie di “ritratti di città” che si concentrano su porzioni molto piccole di territorio, una ricerca iniziata nel 2007 con Memoria Esterna, racconti sonori di spazi pubblici di Milano, e LKN Confidential, girato con i commericanti di rue de Laeken, una strada del centro di Bruxelles.

7 giugno 20.30 | Kinkaleri Threethousand|All! | 30’

con Daniela Cattivelli, Massimo Conti, Marco Mazzoni

produzione Kinkaleri in collaborazione con Xing

All! è un’opera modulare di Kinkaleri, dedicata alla figura di W. S. Burroughs, che consiste in una serie di performance, di natura diversa, sulla coscienza del linguaggio, sul suo potere e sulla possibilità di animare un corpo dell’oggi immerso nell’ordine e nel controllo.

Per Tropici vede il coinvolgimento di Daniela Cattivelli per una sonorizzazione dal vivo che nasce in stretta relazione con la performance.

7 giugno 21.20 | Elio Castellana > Amnesia anterograda (Lola dances) | 20’

Cast: Lola Kola, Edith Piaf, Elio Castellana, La bambola di Pechino, Igino Dodde, John Lennon, Yoko Ono

“Salve,

ho 19 anni, e assumo XANAX da gennaio per problemi d’ansia e attachi di panico. Da qualche tempo ho iniziato a notare difficoltà nel concentrarmi e immagazzinare nuove informazioni; ad esempio mi capita di chiedere titubante qualcosa ad un amico che mi aveva già risposto; scordarmi cosa dovevo fare poco prima di farlo; dimenticare dove ho messo qualcosa o dove mi trovo.

Cosa mi consiglia?”

7 giugno 21.40 | ZimmerFrei > Ritratti di città – Città temporanee: LKN Confidential, Bruxelles 2010 | 40 min

Documentario

soggetto ZimmerFrei

produzione Kunstenfestivaldesarts

co-produzione Mokum, BNA/BBOT – Bruxelles

regia Anna de Manincor e Anna Rispoli / ZimmerFrei

ricerche e interviste Anna Rispoli

fotografia e montaggio Anna de Manincor

suono Massimo Carozzi

con la partecipazione di Aquarium Desbarax, Bloemen Jettie, Boucherie Olbrechts, Café El Che, Café Henry Stella, China Products, Coiffure International Tonino, Coiffure Maxime, Droguerie Le Lion, Galerie Athena, La Palette Gourmande, Militaria, Neon Signs, Patisserie Michel, Rotor asbl, Stock-Ham, Stella Solaris, Studio 80/Chichina, Wash Club e il Musée Belge de la Francs-Maçonnerie

direttrice di produzione Helga Baert

assistente di produzione Séverine Janssen

assistente operatore Chiara Balsamo

assistente al montaggio Philippe Chatelain

produzione Mokum vzw

formato 1024×576 pixel-lingua francese, fiammingo, italiano-sottotitoli inglese/italiano-origine Belgio-anno 2010

Ritratto di un quartiere di Bruxelles visto da dentro le vetrine di negozi e pubblici esercizi, LKN Confidential è girato in una singola ed apparentemente normalissima strada: rue de Laeken/Lakensestraat. La decadenza commerciale della strada, finita la belle époque degli anni 60, si è assestata in un “tempo lento” in cui convivono botteghe tramandate da generazioni, famiglie di panettieri e barbieri che abitano nel retrobottega, prostitute e papponi, bar di habitué, spacciatori, negozi per collezionisti, il teatro fiammingo e il museo della massoneria. Il film entra ed esce da questi luoghi pubblici di proprietà privata chiedendosi cosa si vede da dietro il bancone, cosa succederà dopo, cosa resta del lavoro e della vita stessa.

7 giugno 22.20 | Muna Mussie > monkey sì, monkey no | 40’

(sulla variazione di Monkey see, Monkey do)

di Muna Mussie

con Giorgia Del Don e Muriel Del Don

con la collaborazione di Gian Luca Mattei

Uno spazio differente, nuove circostanze possono modificare il senso di un lavoro e portarlo Altrove? Con Angelo Mai Italia Tropici, Monkey see, Monkey do, tenta di ripercorre la sua struttura interna e rideterminarla mediante il dialogo con il contesto ospitante.

Di solito ci si guarda allo specchio in solitudine. Vorrei guardarmi allo specchio in moltitudine.

Monkey see, Monkey do, dà forma ad una fusione fra pubblico e scena, riflettendo sull’immagine e il suo potenziale. Una diatriba tra parola e immagine, a partire dalla dimensione conturbante del ‘doppio’. Monkey see, Monkey do parla di persona-corpo – inteso come complesso organizzato da elementi concreti – e di persona-politica – intesa come complesso organizzato da elementi astratti. Si rivolge a uno spettatore che condivida con le artiste/artefici una volontà di significazione del gesto più minimo: ‘occhi diaframma che si allenano a contemplare, a contenere un di più, un di meno che sprigiona visioni attraverso tensioni psicofisiche tra corpi; corpo carne, corpo suono, corpo plastico.’ Protagoniste sono figure identiche che agiscono come ‘prototipo’, in funzione di una messa a fuoco di quella avventura fantastica e controversa che ognuno esperisce di fronte alla propria immagine.

7 giugno 23.10 | Cosmesi > Volume di pietra (prima immagine di fine del mondo) | 20’

“…un pugno immenso comparve nel cielo sopra la città; si aprì poi lentamente ad artiglio e così rimase immobile come un immenso baldacchino della malora. Sembrava di pietra e non era pietra, sembrava di carne e non era, pareva anche fatto di nuvola…” (Buzzati)

Immagini per raccontare la fine del mondo, come foto di elementi singoli che attendono un orizzonte.

Visione: Eva Geatti e Niola Toffolini

Suono: Emanuele Kabu

Costume: Valentina Cencetti

una produzione Cosmesi e Mercatonero con il sostegno di Ateliersì

7 giugno 23.30 | Habillé d’eau > L’ igiene. Ipotesi percettiva | 20’

Coesistere nello spazio saturo di materia

Smarrire l’oggetto

Ideazione e regia Silvia Rampelli

Azione Alessandra Cristiani

Luce Gianni Staropoli

Produzione Habillé d’eau per Natura Dèi Teatri – 2010

Comportamenti privi di rilevanza funzionale messi in atto in luogo d’altri

Pluralità non ripetibile in interazione con l’ambiente

INSTALLAZIONI

Luna Paese > Campi di produzione

Campi di produzione è un format che, attraverso alcune interviste a coreografi di differenti età, diffusione e luoghi geografici di appartenenza, fa emergere alcuni aspetti che concorrono a formare quell’oggetto temporaneo che chiamiamo spettacolo, performance, installazione, eccetera.

Normalmente abbiamo modo di assistere o partecipare solo a quell’oggetto temporaneo, senza avere l’occasione di soffermarsi sulle pratiche sottintese.

Dando per scontato che il contesto di creazione, la scelta della modalità di produzione e di diffusione della coreografia, i tempi di produzione, i luoghi, la mobilità o non mobilità, le politiche locali, i rapporti con gli operatori del settore e molti altri aspetti economico-politico-sociali facciano parte dei processi artistici; e che il processo di lavoro sia una parte costitutiva del prodotto (cit. AA.VV. dagli anni ’60 ad oggi) la mia domanda di partenza è: Come produci?

Questo tipo di analisi non vuole sminuire il portato ‘artistico’ dei lavori coreografici ma vuole sicuramente contribuire a demistificare una serie di assunti ambiguamente radicati all’interno dello stesso settore: per esempio che l’arte costituisca un’eccezione assoluta, frutto di illuminazioni quasi religiose, e un lavoro-non lavoro indipendente dai suoi contesti di manifestazione e di produzione.

Quello che mi interessa è sviscerare dal punto di vista creativo attraverso quali fasi diversi coreografi producono dei lavori, le differenti tempistiche, la maniera di relazionarsi al settore, il tipo di poetica che diverse personalità portano nel proprio rapporto con l’esterno, in articolazione con le pratiche artistiche.

Codice Ivan > TANK TALK – ROMA

progetto per un’azione urbana collettiva

azione urbana e registrazione video

Partiamo da qui: un performer, con camicia bianca, pantaloni neri, una busta in mano. Sembra il giovane cinese che, durante la protesta del 1989 in Piazza Tienanmen, ha fermato i carri armati.

Un atto di rivolta. Ma cos’è la rivolta?

Forse la rivolta è ormai un atto individuale. Un tentativo di dialogo o di scontro con il mondo, che avanza come un carro armato.

Elio Castellana > SONGS FOR LOVERS

video e light-box

In un’inedita combinazione, canzoni d’amore si sposano con video scaricati da siti pornografici in cui gli utenti si espongono in solitudine di fronte alla webcam per condividere, attraverso le immagini, la pratica di un segreto erotico. In più, una serie di “still” in lightbox, composti per sovrapposizione di immagini su cui l’artista è intervenuto graficamente, trasportano il lavoro in un universo stereoscopico, congelando il momento del desiderio e della solitudine in piccoli teatri d’amore. Songs for lovers è riflessione sull’amore, sulla privacy, e sulla mancanza di pornografia nell’epoca dell’autoreferenzialità, con uno sguardo mai definitivo sull’estetica dell’oggetto.

Antonio Tagliarini > 1 Pa=1 N/m²

(in fisica equazione del punto di rottura)

A# video

Osservo. Credo che ci sia qualcosa. Qualcosa di cui è difficile parlare. Qualcosa che mi attrae nella sua terribile pre-potenza. E che finisce per sbaragliare, definitivamente, le poche certezze che uno crede, pensa, di aver faticosamente costruito. Una domanda che mi faccio da tempo, ormai da troppo tempo: quando c’è un incidente per strada rallenti per vedere cosa è successo? Perché?

 

Antonio Tagliarini. Performer, autore, regista e coreografo.

Soli: Freezy (2003), titolo provvisorio:senza titolo (2005) e Show (2007). 

Spettacoli: Royal Dance (2009) co-creato con Idoia Zabaleta; “Antonio e Miguel” (2010) con Miguel Pereira; L’ottavo giorno (2008) e Bis (2012) con Ambra Senatore.

Fa parte di vari progetti artistici internazionali: APAP 2007, “Sites of Immagination” 2008 e “Pointe to Point” Asia-Europe Dance Forum 2009.

Daniele Spanò > L’ora del silenzio

Due porte sono installate in uno spazio che ne azzera la funzionalità. La video proiezione ed i suoni restituiscono il ricordo della loro funzione originaria, della loro vita, della loro storia.

BLUEMOTION > 8

con Cristiano De Fabritiis, Sylvia De Fanti, Gian Marco Di Lecce, Aglaia Mora, Giorgina Pi, Valerio Vigliar

visioni Giorgina Pi

produzione Bluemotion, Angelo Mai Altrove Occupato, MucchioMisto

Un piccolo accampamento.

4 visi + 4 tende.

8 occhi che si guardano.

Dirimpetto e null’altro, sempre dirimpetto.

In mezzo un letto, niente tetto qui.

T.S.Eliot risponde a Rilke, ora c’è posto per altri 4.

Raccontami una favola che non riesco a dormire.

Stenditi se vuoi, prendi una cuffia e guarda il cielo.

Ma poi fra le stelle, che farne? Son tanto meglio indicibili loro, le stelle.

Bluemotion

 

 

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