Roma, a meno di due mesi dalle elezioni comunali, si trova da una parte a fronteggiare una nuova crisi dei teatri – Massimo Arcangeli (segretario generale Agis) ha affermato che il rischio di chiusura dell’Ambra Jovinelli è solo la punta dell’iceberg – e dall’altra a fare i conti con nuovi spazi, o nuove gestioni di vecchie sale: il Tor di Nona, il Teatro dei Conciatori, il Mille Lire sono solo alcune delle iniziative nate nell’ultimo anno. Ancora numerosi insomma, nonostante tutto, i tentativi di fare impresa col teatro, certo l’analisi dei risultati artistici e culturali sul territorio richiederebbe un altro discorso.
Giovedì (4 aprile) al Teatro Quarticciolo Veronica Cruciani ha dato il via alla muova gestione, la prima per la Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea. La regista e attrice voluta dalle associazioni vincitrici del bando (Neraonda, Tramartis e Trousse) a tenere il timone artistico, all’insegna di un teatro d’arte popolare ha deciso di aprire da subito gli spazi alla cittadinanza: una festa di tre ore a ingresso libero ha così animato via Ostuni e paraggi. Una serata di presentazione che è diventata un abbraccio al quartiere, ma che è stata anche una sorta di showcase. Ad aprire le danze ci ha pensato la giovanissima Rustica X Band, ragazzi e bambini usciti anche fuori dal teatro per riempire il piazzale di musica. Dediche a Gabriella Ferri e Califano sono state invece protagoniste della performance canora di Tosca, in ambito romano anche la presenza di Paola Minaccioni che ha interpretato alcuni sonetti del Belli. A Davide Aprea, Giampiero Judica, Emiliano Valente e compagnia Atacama il compito di portare in scena frammenti e monologhi di spettacoli passati o che saranno presenti nel cartellone.
Da qui a fine maggio, nella prima parte della stagione, saranno presentati, oltre a quelli citati, artisti quali Evelina Meghnagi, Ruggero Cappuccio, Lucia Poli, Michele Santeramo, Malicanti, Alessandro Benvenuti e Mutaimago: in equilibrio tra impegno, innovazione e leggerezza di qualità, insomma un’idea ben precisa che partendo dalle solide basi del teatro di parola (in chiave di nuova drammaturgia) cercherà, si spera, di aprirsi a contaminazioni e sperimentazioni più ardite. Non illudetevi, tutto ciò va in porto grazie alla forza, passione e al lavoro semigratuito di coloro che si sono presi l’onere di gestione – Cruciani dirigerà con un rimborso spese –, grazie agli artisti che saranno pagati con l’incasso delle serate e dunque senza nessuna rete di protezione.
Non può che rimanere un quesito: da giugno, qualora i cittadini riterranno conclusa l’esperienza della giunta Alemanno, quale sarà l’impegno delle rinnovate istituzioni verso l’idea gasperiniana della Casa dei Teatri? Che si abbia almeno l’intelligenza e la sensibilità di alimentarla nel modo più equo e corretto, che si guardi per una volta non solo a dirigenti e colletti bianchi, ma soprattutto alla dignità degli artisti e dei lavoratori tutti.
Andrea Pocosgnich
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