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Animali. Ovvero, come ricordarsi di essere uomini

Animali
Foto di Ufficio Stampa

A vedere Animali, spettacolo nato dalla collaborazione tra Compagnia LABit e Circo Bordeaux – da poco presentato al Teatro Tordinona in una versione ampliata rispetto il debutto dello scorso dicembre all’interno della rassegna Exit – sembra di trovare lo stesso incanto, la stessa curiosità che da bambini si provava sfogliando famelici le pagine di un’enciclopedia, rapiti dal susseguirsi delle immagini che si affacciavano alla mente per cui una semplice definizione diventava stimolo a immaginare una storia.

La drammaturgia di questa personalissima Spoon River animalesca sembra suggerirci proprio tale invito. Spesso introdotti da brevi descrizioni esplicative o da una voce off da etologo documentarista che ne spiega le attitudini, i vari personaggi – presentati in quadri indipendenti l’uno dall’altro – prendono alla lettera le proprie caratteristiche e, portandole a conseguenze estreme, superano il paradosso del divenire credibili sia come persone che come animali. I cinque attori realizzano un bestiario umanissimo, nel quale le assonanze affettive comportamentali tra uomini e animali portano a una scrittura scenica collettiva frutto di un intenso lavoro di creazione testuale anche direttamente sulla scena.
A confermare l’intelligenza dell’operazione nessuna grottesca imitazione o scimmiottamento del comportamento ferino: gli attori – tutti eccellenti anche nei passaggi tra le numerose cadenze dialettali che caratterizzano di volta in volta le diverse storie – parlottano tra loro con un fazzoletto in testa, ballano freneticamente come caffeinomani incalliti, si siedono a tagliar verdure, a spettegolare o a mangiar patatine, si puntano dei coltelli, si mettono sotto accusa. Si direbbero fin troppo umanizzati. Eppure in ogni situazione non possiamo che sorridere di cuore – e molto spesso anche di gusto – riconoscendo analogie, posture dell’animo, identificando perfettamente l’uomo nell’animale e viceversa. Anche quelle situazioni che richiederebbero posizioni “inusuali” diventano assolutamente credibili trovando degli equivalenti appropriati. Ci capiterà di ascoltare i racconti di un Boa in digestione, immobile e ubriaco di cibo, stremato eppure inevitabilmente mosso dalla Fame, di quelle con la maiuscola; o ancora di assistere alle riflessioni filosofiche di un signor Tartaruga preoccupato di finire i propri giorni rovesciato, ritrovandolo incastrato in una vaschetta munita di rotelle.

Animali
Foto di Ufficio Stampa

Nell’uniforme varietà di personaggi presentati si scorgono diversi spunti: dall’osservazione di certe dinamiche comportamentali non tanto diverse in uomini e animali, alcune delle quali anche alla base di certi modi di dire, questa “etologia imprudente” lascia talvolta spazio a un’immaginazione fantasmagorica tale per cui lo Squalo diventa, ad esempio, un omuncolo incapace d’intendere e di volere, in grado di muoversi solo in compagnia del proprio “fantino”, un autoritario Pesce Pilota. Ritratti esilaranti vengono fuori dalle Cicale in ciabatte e occhiali da sole, o dall’insofferenza di una Coniglietta per il proprio instancabile compagno. Eppure non sono trascurate altre sfaccettature del sentire, in una giostra vorticosa di risate e lacrime. Meravigliosa l’istantanea di un Elefante che condividerà la vera natura del proprio barrire. Il meccanismo perfetto della sua memoria ingegneristica troverà il suo punto di crisi quando tra la miriade di dati abituato a ricordare emergerà un istante di sofferta bellezza: la fugace visione di un’elefantessa lo getterà nella disperazione proprio perché, come i suoi numeri, è confinato nella dimensione del ricordo, impossibile da rivivere, impossibile da dimenticare.

Operazione mai forzata o paradossale, che grazie alla struttura fatta di monologhi interlocutori e azioni collettive trova continuamente stimoli e agganci per il proprio pubblico, ma che potrebbe tuttavia trarre beneficio da una maggiore concentrazione riducendo il numero dei quadri, in modo tale da non perdere quell’instancabile e variegato ritmo mantenuto. Quella “imprudenza” dichiarata sembra acquisire allora un’altra direzione; se gli Animali giocano a far gli umani, probabilmente è solo per lanciarci una strizzatina d’occhio, per ricordarci che dalla fascinazione di una storia, dallo sfogliare le pagine di un’enciclopedia, a volte si può emergere rinnovati.

Viviana Raciti

Visto al Teatro Tordinona in Aprile 2013

LABit / Circo Bordeaux
presentano
ANIMALI
di Andreoli, Linari, Porcu, Vaccarella
con Gabriele Linari, Enrica Nizi, Alessandro Porcu, Andrea Vaccarella, Cristiana Vaccaro
voce Alvaro Vatri
aiuto regia Matteo Quinzi, Lorenzo Collalti
costumi Ottavia Nigris
fonica e luci Flavio Tamburrini

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Viviana Raciti
Viviana Raciti
Viviana Raciti è studiosa e critica di arti performative. Dopo la laurea magistrale in Sapienza, consegue il Ph.D presso l'Università di Roma Tor Vergata sull'archivio di Franco Scaldati, ora da lei ordinato presso la Fondazione G. Cinismo di Venezia. Fa parte del comitato scientifico nuovoteatromadeinitaly.com ed è tra i curatori del Laterale Film Festival. Ha pubblicato saggi per Alma DL, Mimesi, Solfanelli, Titivillus, è cocuratrice per Masilio assieme a V. Valentini delle opere per il teatro di Scaldati. Dal 2012 è membro della rivista Teatro e Critica, scrivendo di danza e teatro, curando inoltre laboratori di visione in collaborazione con Festival e università. Dal 2021 è docente di Discipline Audiovisive presso la scuola secondaria di II grado.

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