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Il giorno dopo di Hansel e Gretel non ha mai fine

foto di Emanuela Bongiovanni

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È un teatro artigianale quello de Lafabbrica, vi è una capacità evidente nella costruzione: non quella di scenografie realistiche o monumentali – quale gruppo indipendente ne avrebbe la forza economica? – ma una certa cura dei particolari, soprattutto nell’ultimo passaggio della Trilogia dell’attesa, in cui la fascinazione visiva (dal trucco, ai vestiti, fino al disegno luci) è strettamente legata alla poetica.
Il linguaggio della regista Fabiana Iacozzilli si spoglia qui di una certa retorica presente nel precedente episodio Quando saremo grandi; riuscendo ad abbandonare la costruzione forzata di certi meccanismi emozionali ritrova invece nei sottosuoli crudeli, onirici, spaesanti e grotteschi di Hansel e Gretel quel filo rosso presente anche negli altri lavori: il rapporto figli-genitori, o meglio la sua assenza, e a cascata le conseguenti e numerose variazioni metaforiche che da essa si dispiegano.
Il piano visivo e quello dei contenuti si legano in una reciproca creazione di senso: mentre la platea del Teatro Vascello, nella prima delle tre serate, si riempiva quasi del tutto, la scena era già abitata dai tre individui; un perimetro quadrato delimitava lo spazio scenico completamente sotterrato da molliche; sulla sinistra due vecchie sedie accoglievano con fatica i corpi ingrassati di due bambini cresciuti. Intanto una vecchia, seduta su di uno scranno ben più regale, farfugliava qualcosa, nonostante il chiacchiericcio del pubblico si poteva già distinguere la favola trascritta dai Fratelli Grimm.

foto di Emanuela Bongiovanni

Da subito, nell’incipit, emerge chiaramente la sensazione di un tempo dilatato in uno spazio immaginifico. La compagnia romana ha scarnificato la favola arrivando a un nucleo mitopoietico condiviso; qualunque spettatore, anche il più sbadato, anche se non fruitore in prima persona della lettura, avrà quantomeno avuto l’occasione di ascoltare una traccia, seppur degradata, di Hansel e Gretel. Su quel nucleo – nel quale chiaramente vivono, nel paesaggio della nostra memoria, due bambini, una vecchia strega e una casa di marzapane – Iacozzilli innesta variazioni grottesche ed esistenziali all’interno dell’ormai consueto meccanismo beckettiano. I due ragazzini attendono il padre – in Quando saremo grandi era la madre a mancare – che non arriverà mai: li osserviamo dentro la casa persa nella foresta, di cui rimane un accenno sghembo dello stipite della porta di ingresso; con il sorgere del sole, spiovente tra i rami proiettati sul palco, cominciano le operazioni che invano termineranno in un infuocato tramonto. Ogni giorno, per tre quadri, micro-variazioni che lasciano intendere lunghi passaggi temporali, accompagnano l’attesa: la vecchia legata a una corda aspetta inutilmente la fine della favola, essere uccisa per non morire di vecchiaia.
Pochissime e sudate parole, ripetute da bambini ingrassati e mal cresciuti, impastate in bocche sature di marzapane costantemente occupate in un’eterna masticazione, determinano un’ecologia verbale che va di pari passo con la puntualità dei corpi in movimento. Elisa Bongiovanni, Marta Meneghetti e Giada Parlanti sono veicoli straordinari di cuore e pensiero; al meccanismo mancano forse solo degli scatti necessari per un coinvolgimento continuativo dello spettatore. Attiva dal 2008, la compagnia dimostra con questo ultimo lavoro di essere un collettivo promettente in grado di lavorare in un limbo tra più mondi estetici, per un teatro quasi installativo nel quale però vi è ancora spazio per una estenuante e necessaria riflessione.

Andrea Pocosgnich

nota: la recensione riguarda il debutto nazionale, dalla seconda replica sono state apportate delle modifiche in alcune scene e nel finale

Guarda lo spettacolo completo su e-performance.tv

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visto il 18 marzo 2013, in scena fino al 20 marzo 2013
Teatro Vascello [cartellone] Roma

HANSEL E GRETEL. Il giorno dopo
3°capitolo della Trilogia dell’attesa
drammaturgia scenica a cura di Francisco Espejo
regia: Fabiana Iacozzilli
con: Elisa Bongiovanni, Marta Meneghetti e Giada Parlanti
scene di: Matteo Zenardi
costumi: Gianmaria Sposito
effetti speciali: Riccardo Morucci
disegno luci: Davood Kheradmand
vocal coach: Valeria Benedetti Michelangeli
regista assistente: Ramona Nardò
assistente alla regia: Andrea Standardi
organizzazione: Flaminia Salvemini
ufficio stampa e promozione: 369 gradi
distribuzione: offrome

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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