L’Italia è stata, è e molto probabilmente continuerà ad essere un Paese catto-fascista, sempre desideroso di un padrone o di un bombarolo, nonché privo dei mezzi culturali necessari per fronteggiare una qualunque situazione difficile: questa la verità preoccupante di Nostra Italia del Miracolo. Lo spettacolo del regista-drammaturgo Giulio Costa e dell’attrice Maura Pettorruso è andato in scena presso il Teatro Spazio Off di Trento. Esso si è posto il chiaro intento di ridiscutere il nostro presente, attraverso il confronto con le testimonianze sugli eventi del secolo scorso di un’interprete di eccezione. Pettorruso ha infatti impersonato la giornalista di costume e società Camilla Cederna e recitato – guardando direttamente in faccia il pubblico – alcuni suoi articoli che evidenziano una serie di sconcertanti parallelismi tra gli accadimenti più recenti e quelli passati. Ella ha rievocato, ad esempio, lo stanco pontificato di Giovanni XXIII, la pioggia acida scatenata dalla bomba di Hiroshima o la strage di piazza Fontana, creando delle forti risonanze rispettivamente con l’abbandono del papato di Ratzinger, l’emergenza neve-rifiuti delle annate 2007-2011 e la situazione politica attuale.
Ma perché scegliere proprio il teatro per compiere una simile operazione comunicativa? La risposta risiede nel fatto che Costa-Pettorruso hanno voluto raggiungere altri due obiettivi, tutt’altro che collaterali al discorso politico. Il primo era l’esigenza di rendere Cederna un’interlocutrice per noi contemporanei. La giornalista fu sì un’intellettuale acuta, generosa e capace di indignarsi di fronte alle bassezze dell’Italia. Ma fu anche una “virago” dall’indole scontrosa e polemica, che rappresentava in modo impietoso (spesso anche con ingiustizia, come nel caso di Callas o di Gadda) i protagonisti del mondo cultural-politico dell’epoca, dunque esposta al rischio di apparire alla sola lettura una spocchiosa detentrice di una presunta verità dei fatti. Per rivelarla come una penetrante interlocutrice e dare rinnovata energia alle sue parole, era allora necessario depurare il suo ritratto dagli aspetti intollerabili del suo cattivo carattere. Sulla scena, tale obiettivo viene raggiunto attraverso la scelta – molto raffinata – dell’attrice di impiegare il proprio corpo per esaltare la femminilità di Cederna, così come di compiere alcune azioni fisiche quotidiane (pulire la scrivania, indossare una collana di perle, ecc.) per restituirle umanità.
Il secondo obiettivo è ancora più importante e richiede un altro ordine di considerazioni. È risaputo che la comunicazione teatrale si compone di due livelli: un livello esplicito, che coincide con quello che i personaggi dicono sulla scena, e uno implicito-poetico, che al contrario non viene mai apertamente dichiarato perché per sua natura non dicibile, bensì veicolato tramite allusioni o suggestioni, soprattutto quelle derivanti dalle azioni fisiche. Ora, la decisione di Costa-Pettorruso di avvalersi del teatro dipende appunto dal bisogno di lasciar trasparire, con la voce e soprattutto col corpo, quanto sia labile e inefficace anche il miglior giornalismo. Tutto lo spettacolo è, del resto, finalizzato alla sistematica e progressiva distruzione delle notizie di Cederna. Gli articoli di giornale vengono, infatti, prima recitati dalla Pettorruso e subito dopo (in alcuni casi contemporaneamente) piegati, strappati, gettati a terra, maltrattati, stropicciati e calpestati, sino a finire nel tritacarte posto all’estrema sinistra del palcoscenico. Così facendo, lo spettatore viene portato alla consapevolezza che persino le acute testimonianze di Cederna cadono necessariamente nell’oblio e nel buio, ingoiate dalla rapidità del tempo che tutto distrugge, a meno qualcuno non si prenda il difficile impegno di salvarle dal declino e tutelarne il potenziale politico.
Se le notizie di qualità muoiono o vengono dimenticate presto, sorge allora la necessità di renderle permanenti, almeno nell’interiorità di coloro che le recepiscono. Questo strumento mostra la sua forza proprio in teatro, dove le parole scritte su carta assumono caratteri di maggiore concretezza capace di lasciare segni indelebili nell’anima dello spettatore e di avviarlo ad una futura crescita. Ecco che dunque risulta di colpo pertinente portare la cronaca politica sul palcoscenico, e far vivere sulla scena le testimonianze di Cederna per tentare di trasformare uno spettatore passivo in un miglior cittadino.
Enrico Piergiacomi
Visto allo Spazio Off di Trento in marzo 2013
NOSTRA ITALIA DEL MIRACOLO
con Maura Pettorruso
regia e drammaturgia di Giulio Costa
produzione TrentoSpettacoli 2013