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Dentro la scena dei bambini. Il principe Mezzanotte

foto www.teatrodiroma.net

Nonostante il “ saluto ufficiale” dato lo scorso dicembre in vista dei lavori di ristrutturazione, il Teatro India non smette di aprire le porte al suo pubblico. Lo ha fatto spalancandole come di consuetudine a trecentosessanta gradi, dal pionieristico Art you Lost definito opera d’arte collettiva a un inedito studio sui Sei personaggi pirandelliani diretti da un regista del calibro di Luca Ronconi. Se non sono mancati gli assaggi performativi né tanto meno le rivisitazioni di classici intramontabili, ciò a cui si concede ancora una volta come luogo di scoperta è l’attenzione rivolta alle giovanissime generazioni. Dedica loro una rassegna di un mese fatta non solo di spettacoli, ma anche di momenti in cui coltivare o far nascere nei più piccini interesse per il teatro inteso non soltanto come cosa vista, ma come evento da vivere. E allora partiamo da Il Principe Mezzanotte che nei primi giorni di marzo ha inaugurato il mese dei Piccoli indiani.

Inizio folgorante che, come certi lampi durante una notte serena, fa ben sperare se gruppi come Teatro Persona decidono di porgere occhi e orecchie ai bambini, laddove molte esperienze simili vedono erroneamente nel bambino uno spettatore a buon mercato a cui basta ridere per sentirsi contento di esser venuto a teatro. La compagnia, fondata da Alessandro Serra nel 1999, ha sempre avuto al centro del suo operato un’attenzione al mestiere dell’attore e alla composizione dell’immagine. Questi propositi sono ben evidenti nell’impegno portato avanti fin dal 2008 con questa favola notturna, nella quale il lavoro sulla corporeità dei personaggi – servi a molla, pupazzi a rotelle, streghe incorporee e principi cadaverici – ben si coniuga a una ricerca espressiva realizzata attraverso l’orchestrazione di spazi, luci, ombre, suoni e allo stesso tempo immaginifica.

Un personaggio dalla cadaverica maschera accoglie bambini e adulti in una sala senza palco, spoglia di tutto tranne che di un bianco comò. Invita al coraggio e al divertimento e inizia a raccontare di un principe amante e della notte in cui rifiutò l’amore di una strega di lui perdutamente innamorata. Di notte prendono vita i sogni, ma anche gli incubi quindi, come nella più classica delle storie, la strega compie la sua vendetta: rimpicciolisce il castello del Principe Mezzanotte con dentro solamente lui e il suo servo a molla e li nasconde dentro quel comò che abbiamo di fronte, stabilendo che semmai si fosse innamorato di qualcuno, avrebbe dovuto trasformarsi in un mostro.

Ora la curiosità si è innescata, ma la fantasia da sola a volte non basta e si cercano altre vie perché questa esperienza non sia una delle tante potenzialmente in grado di segnare l’ingresso al mondo fantastico del teatro. Come presa alla lettera, tra una nube di fumo bianco assisto affascinata all’improvvisa apertura dei cassetti che trasformano il comò in un elegante teatrino all’italiana, riportandoci immediatamente a un immaginario condiviso, e stupendoci di come davvero il teatro possa nascondersi dappertutto, perfino in un mobile. Qualora questo non bastasse, l’inventiva del gruppo si spinge ancora oltre e ci chiede di attraversare il teatrino per entrare sul serio nel castello. Che il farsi tutt’uno con la scena possa far pensare a discorsi meta-teatrali è un fatto che riguarda forse più gli addetti del mestiere, facendo riflettere al massimo qualche attento genitore. Quel che importa è che i bambini siano finalmente “catturati” dentro il gioco del teatro, che comincino piano ad allontanarsi da quella rigidità dello stare in un posto che non non li riguarda, sentendosi invece perfettamente a loro agio in un mondo reale e immaginario allo stesso tempo.

Seduti dentro una sala del castello al pari dei personaggi che faranno le loro apparizioni – il Principe ed il suo brillante servo a molla o l’inevitabile ragazza che dovrà sciogliere l’incantesimo malvagio, solo per citarne alcuni – vivremo le emozioni del racconto, in quel “come se” che magicamente diventa realtà. Sentiremo passi, pioggia, saremo quasi terrorizzati dall’arrivo di una locomotiva o dell’ombra della strega che mai apparirà del tutto, assisteremo in diretta alla trasformazione del protagonista in mostro per poi allietarci con la sua guarigione.

All’interno di una composizione dove la drammaturgia della luce è componente fondamentale al pari di quella scenica, l’unico punto in cui il ritmo – nel tentativo di avvicinarsi – sembra cadere e innescare timidezze e resistenze è quello dell’interazione col pubblico. Ammaliati dalla storia, questi piccoli spettatori non hanno ancora acquisito l’elasticità mentale sufficiente a passare da un momento di scambio ad uno di ricezione senza nessun tempo di ripresa. Alle domande che vertono a rafforzare qualche passaggio farraginoso o a testare l’effettiva attenzione, i bimbi rispondono poco oppure, al contrario, rischiano di depistare il racconto facendolo sbandare.

A conti fatti, non essendo questa una creazione collettiva ma uno spettacolo ben orchestrato che già pretende la sua dose d’interazione, trova la forza maggiore in quell’attraversamento della scena per cui si è disposti a fidarsi di un patto oscuro, senza sapere cosa ci aspetti varcata la soglia del comò.

Viviana Raciti

Visto al Teatro India di Roma in marzo 2013
programma Rassegna Piccoli Indiani

Il principe Mezzanotte
regia, drammaturgia, scena, luci, suoni Alessandro Serra
con Valentina Salerno, Andrea Castellano, Massimiliano Donato
visione consigliata a bambini dai 4 agli 8 anni
durata 70 minuti

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