Avevamo lasciato il Teatro Furio Camillo nelle condizioni che si riconoscono alle rovine: un bel passato da non calpestare, cui portare rispetto proteggendolo alle intemperie, in tutto un luogo quindi non più abitabile, perduto, lasciato a svernare l’anonimia di una muta vecchiezza. Nella biologia, nella natura, ma anche nella concezione umana dei beni culturali, nulla l’avrebbe salvato. Ma teatro è luogo d’artificio e come tale di sorprendente rivolgimento. E allora eccolo di nuovo, il Furio Camillo ch’è fra gli spazi scenici più belli della città di Roma e che ha rappresentato uno degli avamposti del teatro indipendente per l’intero decennio scorso. Promuove rassegne, laboratori di alta formazione nel teatro e nella danza, collaborazioni con l’università, investe risorse in residenze per giovani artisti cui fa da luogo germinale e da vetrina: si apre cioè a una nuova (e, tutto sommato, già antica) avventura e invita, nell’anno 2013 della sua e nostra vita, a calpestarlo, viverlo, frequentarlo come prima.
Non a caso qui troviamo una delle sorprese di quest’anno appena iniziato, un gruppo di recente costituzione ma che già mostra i caratteri di una ricerca ben espressa e soprattutto i segnali di un intento progettuale che sappia compenetrare l’idea e lo sviluppo, la solidità di un proposito e la fluidità della fruizione. Clinica Mammut è una formazione giovane, composta da Alessandra Di Lernia e Salvo Lombardo che stanno sperimentando questo equilibrio anche nel loro rapporto di creazione scambiandosi i ruoli compositivi, andando in scena insieme e separati, curando testo e regia vicendevolmente. Col tempo, andato in scena anche all’ultimo Zoom Festival di Scandicci, è la prima parte di un progetto più ampio sul tempo di decadenza e la consonanza fra crisi sociale ed esistenziale, cioè fra mondo e individuo, dal titolo Memento mori – icone della fine. La seconda parte – Anticamera – l’abbiamo incontrata in forma di studio già fra i migliori progetti dell’ultimo Premio Tuttoteatro.com Dante Cappelletti 2012.
Sola in scena, Alessandra Di Lernia penetra con un gesto inizialmente stilizzato un ritmo fatto di asincronie, stabilendo già “col tempo” una prima relazione di scambio e innestandosi nello spazio senza quinte di un palchetto delimitato con un set di ferri da stiro, a mostrare la piastra argentata alle luci e concedendo il dubbio di essere su un raggiante palco di sensazione. Ma cos’è che scalpita nel fascio illuminato? Non è clamore ciò che freme sotto e intorno al suo corpo, ma il corpo stesso che si fa voce di un disagio – appunto – d’asincronia. Una mite e sbarazzina pianta di geranio segue i suoi movimenti e si lascia trasportare, una pianta figlia, cane, sé stessa, referente di discorsi autoriferiti: la solitudine, ecco cosa c’è in quello spazio annerito, anzi, polveroso, dove la pianta ridotta a brandelli perde petali, pezzi, sul palcoscenico. Ma le resta fedele, unica, a vegliare una morte.
Alessandra Di Lernia costruisce un testo per frammenti integrati e spesso concentrati che è insieme agile e denso, risolvendo in scena con un uso non strumentale degli oggetti molte possibili sofisticazioni. Il suo incedere e la struttura fanno pensare al periodo di lavoro svolto con Lucia Calamaro, drammaturga di cui coglie le maggiori concretezze e in cui riconosciamo una possibile, ben augurante genealogia. La regia raccoglie e porta a compimento gli indirizzi testuali, ancora un po’ timida ma ricca di spunti e capace di ricercare una felice complementarietà. Uno spettacolo dunque affascinante e leggero nell’immagine scenica, tenuto su da una fresca vena ironica, cui gli abiti e la veletta nera, le musiche barocche, le luci basse donano un delicato ma intenso tocco retrò.
Simone Nebbia
Visto in gennaio 2013 al Teatro Furio Camillo di Roma
COL TEMPO
uno spettacolo di Clinica Mammut
testo Alessandra Di Lernia
regia Salvo Lombardo
con Alessandra Di Lernia
ambiente sonoro Andrea Balsamo
luci e fonica Valerio Modesti
assistente alla regia Gloria Anastasi
foto di scena Simona Caleo
progetto grafico Marta Renzi
riprese video Isabella Gaffè, Massimiliano Di Franca, Gianluca Gualtieri
produzione Clinica Mammut
con il sostegno di Teatro Furio Camillo | L’Archimandrita, Fonderia delle Arti, Festival dell’Incanto Roddi 2012