Il teatro Tordinona passa dalla direzione di Renato Giordano – commediografo, attore, regista di lungo corso – alla gestione di Ulisse Benedetti e Dario Aggioli. Il primo è il co-fondatore dello storico Beat ’72 e del Teatro Colosseo, il secondo, autore e regista della compagnia Teatro Forsennato, proviene dall’esperienza di nicchia della Riunione di Condominio ed è lui che abbiamo incontrato al termine della serata di inaugurazione, per capire insieme quale sarà lo spirito di questo spazio nel cuore di Roma.
Dell’esperienza molto particolare di Riunione di Condominio – il rapporto intimo tra pubblico e artisti, l’approccio radicale alla professione teatrale con il pagamento dell’artista “a cappello”, solo per fare alcuni esempi – cosa riuscirai a riportare qui al Teatro Tordinona?
Onestamente penso nulla, purtroppo. Qui non non ho la libertà che avevo a Riunione: ho un’esperienza diversa, uno spazio diverso. Lì mi potevo permettere di avere un certo rapporto col pubblico dato non solo dalla vicinanza al palco ma dal fatto che, attigua alla sala teatrale, ce n’era un’altra in cui si beveva insieme, si rideva insieme. Potevo essere informale, qui siamo in uno spazio formale e farlo diventare informale all’inizio è un processo complesso. Ma è anche il mio obiettivo. Devo riprodurre qui quella vicinanza, quella prossimità che c’era a Riunione tra pubblico e palcoscenico. È molto difficile sradicare le sedie del teatro però vorrei che il pubblico si sedesse, che sradicasse le sedie, però sedendosi.
Ho alle spalle, davanti e a fianco una persona molto più grande di me con un’esperienza totalmente differente che è Ulisse Benedetti, ma vorrei che rientrasse nel progetto anche Simone Carella, altra persona che stimo in modo immenso – ho sempre detto che volevo essere lui da grande. Partiremo in un teatro che non è pronto, ma partiremo comunque. Probabilmente noi siamo in grado di partire comunque. La forza probabilmente sarà questa passione che ci farà cominciare. Forse partiremo senza meta, perdendoci.
L’importante è partire?
No l’importante è perdersi. È diverso.
Come verbo e non come avverbio altrimenti ritorniamo a Perdutamente.
Non voglio assolutamente esserlo. Se una persona si perde nel momento in cui si ritrova acquisisce la certezza di aver fatto un passo avanti.
A Riunione di Condominio un altro punto di rottura rispetto a molti spazi della capitale è stata l’apertura verso i nuovi talenti. Uno su tutti Luca Di Giovanni che abbiamo avuto modo di vedere anche qui stasera in gran forma con uno dei suoi monologhi. Riuscirai ad avere anche al Tordinona questo ruolo di talent scout?
Lo vorrei tantissimo. È stato così anche per il Nano Egidio. Luca l’ho visto a Napoli con uno spettacolo che non mi piacque (e che poi lui riscrisse), ci siamo presentati, ha partecipato al Bando Ingiusto di Rdc. Luca è grandioso, il Nano Egidio è magnifico, Tiziano Turci che sarà qui sabato 26 è un altro che ho scoperto per caso. Però io non ho scoperto qualcuno perché sono bravo, probabilmente sono semplicemente attento a non vedere i soliti. Non è che Riunione di Condominio sia stato un talent scout, il punto è che gli altri non guardano oltre sé stessi. Io scherzando su Teatro e Critica scrissi: «Perdutamente poteva essere un’opportunità per dare spazio ai giovani». Noi vecchi, perché siamo vecchi, dobbiamo dare spazio a quelli più giovani che hanno una vitalità, quelli che non si sono ancora rotti di fare teatro. Noi non ne possiamo più, vogliamo viverci con il teatro. Loro, i più piccoli, neanche vogliono viverci, sono più bravi di noi, facciamoli lavorare.
Perché a un giovane artista o compagnia conviene venire da te a mostrare il proprio lavoro invece che affittarsi una delle tante sale disponibili a Roma?
Perché gli conviene economicamente. Qui vieni al 50/50. Tessera gratuita, tecnico a carico della compagnia, il montaggio glielo facciamo noi. Noi vogliamo essere un baluardo anti-Siae dunque daremo la possibilità agli artisti di non pagarla.
Avrete abbonamenti già da quest’anno per il pubblico?
Ancora non lo sappiamo, ma probabilmente no. A me il concetto di abbonamento non piace perché chi lo acquista viene a prescindere. Ma tu devi venire al teatro perché ti fidi della mia programmazione non perché hai pagato tutto prima. Possiamo pensare a una forma di tessera prepagata, un po’ come fece Martone al Teatro di Roma nel 2000/2001: il pubblico pagherebbe un numero di posti prima, ma poi potrebbe usarli come vuole, anche tutti insieme venendo a teatro con amici.
Uno spettatore appassionato di quel teatro fresco e diverso che può sfuggire agli occhi degli altri direttori artistici, da ora a giugno cosa troverà al Tordinona?
Posso dire cosa non troverà. Non vorrei vedere artisti che fanno spettacoli per operatori, amici, colleghi, critici. Vorrei vedere persone che fanno spettacolo per dire qualcosa a qualcuno, a un pubblico vero. Voglio gli impellicciati veri, voglio un pubblico che vive il teatro come evento oppure che non è proprio mai venuto. Vorrei artisti che fanno i propri spettacoli non per venderli: non ne posso più di vedere spettacoli fatti appositamente per gli operatori che li comprano e poi si ritrovano teatri e festival vuoti. Il nostro teatro probabilmente all’inizio non sarà pieno. Oggi sono stato sorpreso di vedere persone su cui non contavo e altre che avevano promesso di venire invece non sono venuti, non ho visto nessuno di Perdutamente, neanche i miei amici del consorzio Ubusettete, c’era un altro pubblico e dunque saranno altri spettacoli. Non sarà l’ennesima replica di Perdutamente o Short Theatre. Poi è chiaro che se alcuni artisti ospitati qui arrivano anche in quelle rassegne io sono felice.
Andrea Pocosgnich< twitter @andreapox