HomeVISIONIRecensioniWelcome to Hope: prima visita al Teatro dei Conciatori

Welcome to Hope: prima visita al Teatro dei Conciatori

Foto di Marianna Masselli

È uno spazio nuovo, nato in settembre al confine tra Testaccio e la Garbatella quello in cui trova collocazione il Teatro dei Conciatori. Di ispirazione newyorkese, per impianto e dichiarazione, è stato pensato anche come ambiente espositivo pronto ad accogliere installazioni tra le pareti bianche e nere e le grandi stampe a muro di grattaceli che si imprimono nel chiarore quasi traslucido dei faretti nel piccolo foyer. Stessa cifra statunitense e uguale matrice estetica si ripercuotono nella sala. Assi di legno al pavimento e graticcia sul soffitto intero realizzano una polifunzionalità pensata per ospitare diversi assetti performativi: dalla disposizione ad arena circolare, passando per la classica separazione prospettica frontale fino allo sviluppo dell’azione in profondità.

Ma un luogo, si sa, trova legittimazione al di là della sua morfologia ottemperando alle funzioni e agli intenti per cui è stato concepito. Questo si presenta e si identifica come un teatro di quartiere, sotto la direzione artistica di Antonio Serrano e Gianna Paola Scaffidi, offrendosi come alternativa di programmazione in grado di raccogliere un più ampio bacino di spettatori, non legati forse a una specifica idea di ricerca. La stagione, inaugurata il 28 settembre da Paolo Ferrari con Anima Nera di Giuseppe Patroni Griffi, proseguirà sino agli inizi di giugno portando in scena molti volti familiari al grande pubblico televisivo: tra gli altri, Pamela Villoresi ed Emilio Bonucci, Tony Allotta, Massimo Bonetti, Emanuela Grimalda, Cesare Bocci e la stessa Scaffidi. Nei progetti la collaborazione con il Centro Nazionale Drammaturgia Italiana Contemporanea e l’organizzazione a marzo di una rassegna di settantadue ore senza sosta per la lettura e la proposizione di venti testi italiani, quattordici dei quali nuovi, in associazione ad altri sei più noti per fare da traino.

Foto di www.paconline.it

Ecco dunque il contesto che ospita Welcome to Hope. Scritto, diretto e interpretato da Alessandro Catalucci, lo spettacolo adatta per la scena la pellicola In the Bleak Midwinter (Nel bel mezzo di un gelido inverno) scritta e diretta nel 1995 da Kenneth Branagh. Un attore in crisi professionale decide di dedicarsi all’allestimento di un Amleto per cui, dopo una serie di singolari audizioni, recluta una compagnia – melange di caratteri da commedia estremamente definiti – composta da interpreti che ritrovano nell’opera shakespeariana la conclamazione dei propri nodi esistenziali come nervi scoperti in grado di attestare la verità problematica di un testo secolare. Questa versione teatrale, tuttavia, risente in onestà di una certa marcatura asfittica, appare didascalica nella ripresa dello stile filmico come nella gestione recitativa d’insieme, che cade su una lettura caricaturale del presupposto cinematografico. La perplessità neutralizza tanto l’efficacia della iniziale trovata metateatrale, quanto un tentativo di fedeltà all’originale col calco del bianco e nero e con la presenza costante degli attori in scena, volta probabilmente a ricostruire la prevalenza di inquadrature d’insieme e campi lunghi. Difficile districarsi tra le citazioni musicali della Carmen di Bizet e di più noti motivi pop, o dare senso armonico all’introduzione di momenti semi-coreografati.

Un ambiente appena sorto necessita di riservare accoglienza a visioni diverse per rodare i suoi obiettivi e definire le sue direzioni; occorre tempo per comprendere e interpretare la programmazione di un nuovo spazio. La costruzione del pensiero inevitabilmente deve seguire un percorso più ampio, uno sguardo ulteriore che testimoni un’idea fondata e prospettive di conduzione in accordo con il contesto che le ospita.

Marianna Masselli

Visto al Teatro dei Conciatori in dicembre 2012, in scena fino al 23 dicembre

WELCOME TO HOPE
di Alessandro Catalucci
con Alessandro Catalucci, Giulia Rossini, Gabriele Sisci, Tania Benvenuti, Ivana Jakovljevic, Alberto Querini, Paolo Tommasi, Livia Saccucci, Marta Paglioni, Luna Deferrari, Lorenzo Colarusso
regia Alessandro Catalucci
costumi Tania Benvenuti
realizzazioni sceniche Maria Pia Picozza
luci Marco Fumarola

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Marianna Masselli
Marianna Masselli
Marianna Masselli, cresciuta in Puglia, terminato dopo anni lo studio del pianoforte e conseguita la maturità classica, si trasferisce a Roma per coltivare l’interesse e gli studi teatrali. Qui ha modo di frequentare diversi seminari e partecipare a progetti collaterali all’avanzamento del percorso accademico. Consegue la laurea magistrale con una tesi sullo spettacolo Ci ragiono e canto (di Dario Fo e Nuovo Canzoniere Italiano) e sul teatro politico degli anni '60 e ’70. Dal luglio del 2012 scrive e collabora in qualità di redattrice con la testata di informazione e approfondimento «Teatro e Critica». Negli ultimi anni ha avuto modo di prendere parte e confrontarsi con ulteriori esperienze o realtà redazionali (v. «Quaderni del Teatro di Roma», «La tempesta», foglio quotidiano della Biennale Teatro 2013).

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