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Stagione 2012 – 2013 Contemporaneo Teatro Diego Fabbri di Forlì

STAGIONE 2012/2013 DI TEATRO CONTEMPORANEO
TEATRO DIEGO FABBRI DI FORLÌ

venerdì 25 gennaio 2013 – ore 20.30
MUTA IMAGO – Displace [recensione] con Anna Basti, Chiara Caimmi, Valia La Rocca, Cristina Rocchetti – soprano Ilaria Galgani
ideazione Muta Imago
regia, spazio, luci Claudia Sorace
drammaturgia, suono Riccardo Fazi
direzione tecnica Maria Elena Fusacchia con l’aiuto di Luca Giovagnoli
voce off Speranza Franchi, Fabiana Gabanini
accompagnamento artistico e tecnico Luca Brinchi
organizzazione Manuela Macaluso, Martina Merico, Maura Teofili
produzione Muta Imago 2011
coproduzione Romaeuropa Festival 2011, Festival delle Colline Torinesi 2011, Focus on Art and Science in the Performing Arts
con il sostegno di Regione Lazio – Assessorato alla cultura, Spettacolo e Sport
in residenza presso L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, La Corte Ospitale – Teatro Herberia, Inteatro Polverigi, Città di Ebla
in collaborazione con Centrale Preneste, Kollatino Underground, Angelo Mai

Displace (v.tr.): muovere o spostare dalla posizione o dal luogo usuali, in particolare, costringere qualcuno ad abbandonare la propria patria.
Displace è il senso che ci governa in questo momento. È la polvere che ci avvolge tutti e non rende chiaro nulla, né quello che abbiamo davvero, né quello che abbiamo perso per sempre. È la casa che non abbiamo più, o forse quella che non abbiamo mai avuto, il movimento e il cambiamento costante che caratterizzano le nostre vite.
È la corsa di un’intera civiltà, la nostra, verso la propria inesorabile distruzione, è il nostro tentativo di collocarci all’interno di questo collasso.
È il termine utilizzato in inglese per indicare i rifugiati che vengono “spostati”, sistemati più o meno coercitivamente in un luogo diverso da quello di origine: emigranti, rifugiati politici, esuli, clandestini. Ma è anche e soprattutto la storia di una donna, un individuo sopravvissuto a un conflitto, la cui avventura riverbera fino a raccontare del destino di un’intera nazione. Come ne Le Troiane di Euripide, fonte principale del lavoro: Troia è ormai solo un mucchio di rovine e su Ecuba e le sue compagne incombe il trauma della perdita e dello sradicamento, in inglese, del displacement. è la storia di una fuga, di una lotta, quindi di una possibile resurrezione: è il cammino, la strada da percorrere fino in fondo. Perché si possa comprendere se sia giusto lottare per mantenere il poco che resta, o se invece sia il caso di distruggerlo definitivamente, e dimenticare, perché dalle ceneri possano finalmente nascere possibilità nuove.

www.mutaimago.com

venerdì 25 gennaio 2013 – ore 22.30
MK – Il giro del mondo in 80 giorni [recensione] con Philippe Barbut, Biagio Caravano, Haithem Dhifallah, Laura Scarpini & guests
musica Lorenzo Bianchi
disegno luci Roberto Cafaggini
emissioni Lorenzo Bazzocchi
coreografia Michele Di Stefano
documentazione video Anna de Manincor/ZimmerFrei
produzione mk2011, festival Torinodanza Torino, ZTLpro Provincia di Roma/Assessorato
Politiche Culturali in collaborazione con Fondazione Romaeuropa/Palladium,
Mosaico Danza/Interplay Festival.
residenze Armunia Festival Castiglioncello
e La Zona Teatro Biella.

Il romanzo di Jules Verne, con la sua imperturbabile circumnavigazione del globo in mezzo ad imprevisti di ogni tipo, ci fa intravedere allegramente un luogo premonitore per l’esercizio della visione, un luogo oggi schiacciato tra lo spazio inevaso del turista contemporaneo e quello totalmente esclusivo del capitale globale.
In mezzo all’avventura di viaggio, implacabilmente sostituita nel presente dalla prenotazione, si manifestano molte delle problematiche che il corpo scenico non smette di considerare, posto com’è nel costante disequilibrio tra qui e altrove che definisce la presenza.
Il lavoro riflette la complessità di un percorso geografico in cui qualunque destinazione è stata sostituita dall’ “Ovunque” ed ogni incontro diventa una negoziazione in vista di uno spazio ibrido di traduzione.
Un’aria da Esposizione Universale, da visita al villaggio etnico fintamente autentico o da esclusivo Golf club caratterizza l’ambiente in cui si muovono i corpi; si tratta in ogni caso di un “luogo senza luoghi dell’essere perduto”.
La coreografia si dà qui come turbamento della veduta, informata da una condizione “atmosferica” del corpo, come se fosse possibile definire dei sistemi coreografici attraverso una prospettiva climatica: dalla parte del vapore e della meteorologia.

www.mkonline.it

venerdì 1 marzo 2013 – ore 20.30
SANTASANGRE – Bestiale improvviso [recensione e approfondimenti] ideazione Diana Arbib, Luca Brinchi, Maria Carmela Milano, Dario Salvagnini, Pasquale Tricoci, Roberta Zanardo
coreografie in collaborazione con Cristina Rizzo
partitura ed elaborazione del suono Dario Salvagnini
progetto ed elaborazione video Diana Arbib, Luca Brinchi, Pasquale Tricoci
con Teodora Castellucci, Roberta Zanardo, Cristina Rizzo
costumi Maria Carmela Milano
elaborazioni 3D Alessandro Rosa
produzione santasangre 2010
co-produzione Romaeuropa Festival, Centrale Fies, Festival delle Colline Torinesi, Fabrica Europa
promozione Elena Lamberti, Carlotta Garlanda
con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Programma Cultura
della Commissione Europea progetto Focus on Art and Science in the Performing Arts
con il contributo della Regione Lazio
con il sostegno di OperaEstate Festival, Residenze Fabbrica Europa/Stazione Leopolda, Centrale Fies, Kollatino Underground, Lavanderia a Vapore

Nel metodo scientifico o sperimentale l’ipotesi è una fase intermedia di un percorso di conoscenza che, attraverso ulteriori passaggi e se confermata, giunge alla formalizzazione di una teoria.
Ogni fenomeno presente in natura che si mostra nel suo essere facendosi chiamare meraviglia, porta con sé contemporaneamente un’equivalente dimensione di inquietudine, di terrificante bellezza che lascia all’uomo l’esperienza del proprio essere finito.
La meraviglia della natura ci sorprende e ci spaventa nello stesso istante.
L’energia nucleare è una fonte di energia primaria presente in natura e che delle sue reazioni, fusione e fissione, solo quelle indotte fanno capo all’imprudente intervento e uso dell’uomo. 
Se una fusione indotta è responsabile della pericolosissima bomba all’idrogeno, quella spontanea ci regala una delle più preziose manifestazioni della natura, l’energia delle stelle.
Nessuna assoluzione per l’uso improprio e disumano dell’energia nucleare, nessun fraintendimento per la minaccia che esso costituisce, esiste e ne siamo completamente dentro, semplicemente una possibilità di scindere l’energia dal suo utilizzo, la potenza dalla distruzione, in altre parole l’uomo dalla natura.

www.santasangre.net

venerdì 1 marzo 2013 – ore 22.30
CARLOTTA SAGNA – Tourlourou
creazione 2004 Compagnia Caterina & Carlotta SAGNA
coreografia e testo Carlotta Sagna
interprete Satchie Noro
luci Philippe Gladieux
costumi Carlotta Sagna, realizzati da
Dorothée Merg ed Alexandra Bertaut
amministrazione, produzione e
diffusione Bureau Cassiopée
produttore delegato Association Al Dente
coproduzione «Sujet à vif» SACD/Festival d’Avignon
con il sostegno di NEEDCOMPANY et Théâtre
de la Bastille
ringraziamenti al Ballett Frankfurt

La compagnia Caterina & Carlotta SAGNA è sostenuta da la DRAC Ile de France – Ministère de la Culture et de la Communication.
Tourlourou, il titolo dello spettacolo, è una parola che balla, Turlututu. Termine con cui venivano chiamati i soldati delle isole francesi mandati a morire in prima linea durante la prima guerra mondiale.
La coreografa Carlotta Sagna descrive questo solo come “un inno all’interprete, crescendo tragico che porta dall’esercizio militare al grido dal cuore”. I laboriosi e ripetitivi dégégés alla seconda dell’inizio si trasformano fino a diventare una carezza al suolo, crescita emotiva di una condannata a morte.
C’è molto brio e forza nell’interpretazione. Ma al di là di questo omaggio alla danzatrice, esibita come una valorosa e burlesca piccola soldatessa al servizio del nostro divertimento, di spettatore-voyeur, Carlotta Sagna costruisce con grande abilità drammaturgica un solo sotto tensione. Danza, parola, ritmo e ironia dialogano continuamente.

www.caterina-carlotta-sagna.org

venerdì 15 marzo 2013 – ore 20.30
ACCADEMIA DEGLI ARTEFATTI – My arm [recensione] [recensione] di Tim Crouch
traduzione Luca Scarlini
regia Fabrizio Arcuri
con Matteo Angius e Emiliano Duncan Barbieri
video Lorenzo Letizia – Chant du jour
organizzazione Rosario Capasso
produzione accademia degli artefatti07
in collaborazione con British Council, Trend – Nuove frontiere del Teatro Britannico, Santarcangelo – International Festival of the Arts, Festival Teatri delle Mura di Padova, Armunia – Castiglioncello, AREA06.

My arm è il monologo di un trentenne che racconta di come da bambino ha sfidato se stesso, le proprie possibilità, la propria noia, e quella universale.
E’ una sfida incosciente, eppure di una portata speculativa e di un’intensità emotiva travolgente: dopo aver dimostrato di riuscire a stare per quattro mesi senza andar di corpo o senza parlare, un giorno porta un braccio sopra la testa e prova a verificare per quanto tempo riuscirà a tenercelo… e ora vent’anni dopo vive e muore del suo braccio reso inattivo, arto ucciso, ma insieme unico superstite al resto del corpo.

www.artefatti.org

venerdì 15 marzo 2013 – ore 22.30
IVO DIMCHEV – I-On
di e con Ivo Dimchev
in collaborazione con Franz West
Produzione di Volksroom/Ivo Dimchev
e Humarts Foundation

Un’esplorazione performativa con le “adaptives” di Franz West.
Una miscela di mobile e arte: così Franz West definisce un “Adaptive”, una scultura che trova il suo necessario completamento quando è manipolata da uno spettatore.
«Franz vide il mio spettacolo Som Faves e ovviamente gli piacque molto, poi mi chiese se potevo realizzare per lui un breve video con due delle sue Adaptives, da presentare in una galleria d’arte. Il pubblico della galleria fu terribile, ha bevuto champagne e parlato ad alta voce per tutta la durata della mia performance e alla fine dello spettacolo dissi a Franz che non mi sarei mai più esibito in una Galleria d’arte ma che mi sarebbe davvero piaciuto molto poter pensare ad una lunga performance con le sue sculture da presentare in teatro. Ero già stato rapito dalla stranezza e dalla difficoltà dei suoi oggetti, sentivo che gli oggetti avevano molte più possibilità che non il semplice movimento. Franz accettò la mia proposta e dopo un mese stavo già facendo le prove con 5 delle sue sculture nel mio studio di Bruxelles».
Da un’ intervista con Ivo Dimchev di Gina Serbanescu, Dilema Veche, ottobre 2011

www.ivodimchev.com

venerdì 12 aprile 2013 – ore 20.30
VIRGINIO LIBERTI/GOGMAGOG – Sarebbe comico se non fosse tragico
testi Jean Tardieu “La sagra della notte”, “La suonata e i tre signori o Come parlare di musica”,
“L’A B C della vita”, “Una voce senza nessuno”
uno spettacolo di Virginio Liberti
con Cristina Abati, Rossana Gay, Carlo Salvador, Tommaso Taddei
realizzazione scene Cristiano Caria – tecnici Cristiano Caria, Antonella Colella
produzione Gogmagog – con il sostegno di Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Regione Toscana-Sistema Regionale dello Spettacolo
in collaborazione con Armunia/Festival Inequilibrio

Lo spettacolo si basa su alcuni atti unici di Jean Tardieu, poeta e radicale sperimentatore del teatro francese. Tardieu è stato un anticipatore, non sempre riconosciuto, e oggi sicuramente meno rappresentato di autori come Jonesco, Adamov e Beckett, aprendo strade tematiche e formali che hanno rappresentato un importante innovazione del teatro europeo del novecento.
Attraverso alcuni atti unici, talvolta tagliati nella misura dello sketch e dell’aforisma, lo spettatore assiste a una delirante riflessione sul linguaggio e sulle sue forme sceniche: dal teatro poetico, alla drammaturgia del grottesco, dalla ricerca del mondo onirico alla ricostruzione dei fantasmi ossessivi della società contemporanea, arrivando a trasformare la parola in elemento musicale e la struttura drammaturgica in struttura concertistica.
Nello spettacolo Sarebbe comico se non fosse tragico si accendono barbagli di luce, ora disperata ora sogghignante sulla solitudine dell’uomo, sulla sua necessità di conoscenza del mondo, della vita e di sé stesso pur avendo la certezza che la felicità è incerta. Dopo il trittico pirandelliano del 2009 intitolato “Questa sera si recita la nostra fine”, il monologo “Quanto mi piace uccidere”- storia di un politico toscano e lo spettacolo “Moliére Fragments”- scene da il Misantropo e il Tartufo, entrambi del 2010, Virginio Liberti e Gogmagog tornano a collaborare per riaffermare l’idea di una pratica teatrale fatta di curiosità artistica e di impegno sociale.

www.gogmagogteatro.net

venerdì 12 aprile 2013 – ore 22.30
MARIA DONATA D’URSO – Pezzo 0 (due)
coreografia e interpretazione Maria Donata D’urso
disegno Luci Yves Godin
luci Wolf Ka
musica Mathieu Farnarier
creato per Dança Nas Cidade in Lisbon – giugno 2002
coproduzione disorienta

La proposta coreografica di Pezzo 0 (due) è attenzione per il sottile, per l’attimo, per l’ascoltare di più il desiderio di esprimere qualcosa. La pelle diviene lo spazio scenico. La pelle, zona di confine, limite, interfaccia, punto zero. Zero come il cardine tra più e meno, prima e dopo. Dove destra diviene sinistra e viceversa. Zero come vuoto, assenza e presenza. Pezzo 0 (due) è strettamente connesso al lavoro fatto con Laurent Goldring, un artista con il quale Maria Donata D’Urso condivide un’attenzione speciale per la qualità della presenza fisica oltre ad un’attitudine al non fare e al sottrarre per consentire di emergere.
Strata prende corpo sul principio d’interazione tra tutti gli elementi del dispositivo: il suono, la luce, la scenografia, la presenza, i luoghi. Per dispositivo si intende il sistema di relazione tra l’insieme degli elementi messi in gioco per la composizione del progetto e il suo rapporto con il pubblico. Strata cerca di interrogare gli spettatori nelle loro percezioni; è un percorso che interroga il vivente, l’instabilità e la fragilità.

www.disorienta.org

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