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Premio Dante Cappelletti 2012 – Per tornare ad essere giardino

Foto di Michele Tomaiuoli

Roma. Dicembre 2012. Verso la fine del mondo. Ma quale mondo sta terminando? Non ci è dato sapere se i Maya avessero previsto proprio tutto tutto, se fossero in possesso di informazioni generali e planetarie (dal loro piccolo universo contenuto? Chissà…) o si dedicassero anche al particolare delle tante declinazioni di una presunta fine. Fatto sta che tutto a un certo punto finisce, qualcosa prima qualcosa dopo. Roma per esempio sta finendo una sua storia, quella dell’underground teatrale, lo sta facendo con una festa in cui far morire qualcosa purché si intenda come unico e tassativo veicolo perché qualcosa sappia rinascere. Funziona così, per la biologia come per l’arte. Se allora il Teatro India quest’anno era occupato perché vi si celebrava ciò che Perdutamente va terminando, il Premio Tuttoteatro.com dedicato a Dante Cappelletti si sposta nel luogo appena successivo, in un Teatro Quarticciolo dove cioè l’emergenza di un futuro poco chiaro (qui raccontato con efficacia) in qualche modo contestualizza ancora meglio l’intima finalità di cui il premio si compone.

Già, perché questa nona edizione – in ricordo di Renato Nicolini, storico giurato e da poco scomparso, cui nella serata finale è stato dedicato anche il film documentario Ciao Renato – raccoglie un po’ l’intero arco attraversato da questo “piccolo gruppo d’osservazione militante” (così lo definisce il direttore Mariateresa Surianello) che da una pionieristica rivista online di critica nel 1998 ha saputo permeare un territorio prima romano e poi nazionale permettendo – e salvaguardando – opportunità produttive sempre meno certe.

Foto di Michele Tomaiuoli

Otto i progetti spettacolari presentati sul palco del Teatro “chissà ancora per quanto” di Cintura nell’omonimo quartiere periferico della capitale, otto e diversissimi sia per intenzioni sceniche che per obiettivi di contenuto. Clinica Mammut ha proposto il primo studio di L’anticamera, secondo movimento di una trilogia dal titolo Memento mori – icone della fine che vorrà legare universale e particolare di una crisi sociale, analizzando il punto della ferita in una forma dialogica. Poi è stata la volta di Giovio 15 – formazione che vede la collaborazione tra l’autrice Angela Demattè, la regista Francesca Sangalli e l’attrice Laura Pozone – che ha presentato Guida estrema di puericultura, divertente monologo di una puericultrice che si interroga sulle nascite e la condizione di madre come un simbolo efficace per raccontare uno stato – ancora una volta – di crisi. Mirko Feliziani, attore e drammaturgo di Melò nel 2009, torna a scrivere e con Sacri Resti cerca di indagare la memoria dei luoghi con un progetto di ampio respiro che sarà itinerante proprio in diverse aree urbane. Tremori è quel che il Teatro dei Venti di Modena ha tratto dal recente terremoto che ha colpito la zona attorno alla città emiliana, con azioni quotidiane squassate dall’imprevisto, dalla catastrofe, riflettendo sull’esemplarità di tale condizione precaria. Do minore, 121 battute. Ho chiuso gli occhi e ho mangiato è invece il progetto “impossibile” di Condrò-Turco Liveri che farà dialogare Maria Callas con la tenia (forse) ingerita per dimagrire, capace di prendersi quel corpo diventandone un doppio interno e – chissà – la stessa Callas. Quasi all’ora di cena ha fatto scalpore (e appetito) la cucina viaggiante che Giancarlo Bloise ha portato in scena per il suo CucinarRamingo – In capo al mondo, tratto dall’omonimo di Giuliano Scabia: la sua pietanza ha preso forma odori e sapore nel farsi di una storia narrata. Ed era anche gustosa. Accidentes Gloriosus di Rosabella Teatro (per ideazione di Giulio Stasi) è un episodio (#5 – Un corazòn nuevo) con più ampie intenzioni: 7 capitoli sul tema della morte e della rinascita, qui esplicato attraverso un’indagine interattiva con lo spettatore, proiettato sul grande schermo. Ultimo in scena l’esplosivo monologo di Massimiliano Vado, dal titolo quanto mai esplicativo e decisamente puntuale nella conclusione di una simile serata: Francoquadri, oggetto e soggetto del teatro che la sua morte sta trascinando via.

Ed ecco allora che si torna all’inizio. Tutto si fa più chiaro. Per la cronaca, il premio produttivo di 2000 euro andrà a CucinarRamingo che probabilmente li investirà in materia prima sui mercati alimentari. Forse si tratta del progetto più debole: ragionando sulla gittata di un’opera in divenire, ora è più che altro un’operina divertente che non lascia supporre un’evoluzione artistica, non particolarmente puntuale nella coesione poetica fra il gesto scenico e l’azione narrata, inserita in una tradizione di teatro “culinario” che della sua ricerca sembra aver già mostrato tutte le possibilità. Ma poco importa, perché davvero l’intero corpo delle proposte è stato di qualità con artisti di formazione e intenzione diversa. Sembra quasi che là dove sta terminando un mondo e Perdutamente si cerca di raccoglierne quel che resta, altrove e proprio in una terra inaridita dalle politiche culturali come il Teatro Quarticciolo quella germinazione stia già iniziando il suo cammino: dal seme allo stelo, alla pianta, al fiore. Per tornare, di nuovo, ad essere giardino.

Simone Nebbia

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