Forse Dino Gasperini credeva in un incontro di alleggerimento, vinto a tavolino, oppure con un largo vantaggio ai punti, se non addirittura per knock out tecnico, ma l’assessore alla cultura della giunta Alemanno ha avuto vita durissima venerdì pomeriggio (7 dicembre) nella Sala delle Bandiere al Campidoglio durante la conferenza stampa di presentazione dei bandi per l’assegnazione dei teatri Tor Bella Monaca e Quarticciolo. Comincia a testa bassa l’ideatore della Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea, spazio ai numeri (con 608.000 euro di investimento complessivo sui due teatri per una stagione e mezza), e alla forza rivoluzionaria del progetto, è questo il tono e l’immaginario di Gasperini, diciamocelo: si sente un po’ il salvatore delle politiche teatrali. Vorrebbe essere ricordato come l’uomo che ha fondato una rete di teatri comunali e invece con molta probabilità sarà ricordato per aver affossato il progetto dei Teatri di Cintura, il quale certamente ancora non aveva raggiunto gli scopi prefissati, ma aveva un suo percorso anche positivo su cui investire. «Questo bando copre un anno e mezzo, una novità. I costi dei biglietti saranno in linea con quelli dei Teatri di Cintura. A seguire, nei prossimi mesi, andranno a bando le ex-scuderie di Villino Corsini e Villa Torlonia» infine l’assessore si lascia andare anche a uno sguardo al futuro: «abbiamo dei municipi a Roma che non hanno un teatro pubblico, ma che hanno dei teatri privati, cosa offriamo ai privati che vogliono entrare in questo sistema? Non diamo soldi, ma abbiamo una forza legata alla comunicazione e a una serie di cartelloni qualificati, quindi in cambio chiediamo dei giorni di utilizzo di quegli spazi per continuare con la circuitazione (degli spettacoli prodotti nella Casa dei teatri ndr) e proseguire nel consegnare a varie zone della città, anche dove non c’è uno spazio pubblico, la possibilità per le compagnie di rappresentare e rappresentarsi». L’allargamento della Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea secondo le idee di Gasperini può spingersi fino agli spazi teatrali di Rebibbia, dell’ospedale Forlanini e del Teatro Patologico. Ma l’assessore non ha fatto in tempo a passare la parola agli altri soggetti coinvolti (Albino Ruberti di Zètema, Maria Letizia Compatangelo presidente del Centro Nazionale di Drammaturgia, Pietro Longhi presidente Agis Lazio e Franco Ricordi del Teatro di Roma) che iniziano ad arrivare le prime domande. Da questo momento il nostro atleta rimarrà schiacciato alle corde sino a quando abbandonerà il ring gettando la spugna con la scusa più classica, quella del disordine. A nulla servirà l’aiuto dell’irreprensibile addetta stampa che fuori dal ring cercava di placare gli animi dei “contestatori” (ovvero tutti coloro che fanno domande) accusandoli di «far perdere tempo ai giornalisti» Quali? Se tutti erano intenti a fare domande e prendere appunti? E soprattutto quale giornalista si lamenterebbe del fatto che in una conferenza stampa si cerca di comprendere i nodi più contraddittori di un bando pubblico di tale importanza? Infatti gli animi si sono scaldati proprio in virtù di un mancato dialogo, Gasperini si è limitato a a rispondere a quelli che considerava suoi interlocutori privilegiati, negando la parola a cittadini (comitati e occupanti del Valle). Ma anche in questo caso ha trovato una sponda critica, o quantomeno interrogativa: Paese Sera con Graziano Graziani e Carmen Vogani ha chiesto una riflessione sui tempi strettissimi (la consegna dei progetti è fissata al 3 gennaio), ma anche Marica Stocchi del Messaggero ha rincarato la dose sulle difficoltà nel presentare un progetto di 135 giornate lavorative in meno di un mese, con tanto di impegnative firmate da esercente e artisti. A questo dubbio l’assessore e Albino Ruberti, l’amministratore delegato di Zètema, hanno risposto con l’ottimismo di chi non ha mai compilato neanche un borderò, alludendo certamente alle difficoltà, ma anche al fatto che dei bandi ormai se ne parla da mesi. Intorno a questi punti ruota l’intera discussione, a ragione infatti Graziani si domanda se le problematiche contenute nel bando non rischino di limitare quell’apertura alle nuove generazioni su cui tanto punta il progetto, secca la risposta negativa dei protagonisti, incapaci però di argomentare.
Sulle criticità legate ai posti di lavoro di coloro che sono impiegati in questo momento nei due teatri e vedranno da qui a pochi giorni scadere i propri contratti, Gasperini promette di risolvere in collaborazione con Zètema, ma per ora nero su bianco i lavoratori non hanno nessuna sicurezza. Se a tutto ciò aggiungiamo anche che gli esercenti (i vincitori dei due bandi) dovranno caricarsi sulle spalle un rischio d’impresa non ben definito, in quanto i bandi non fanno presente quali saranno i costi di esercizio, ecco che i dubbi sono più che leciti, anzi logici. Inoltre il Centro Nazionale di Drammaturgia, facente parte del comitato di indirizzo, risulta essere stato anche attivo nella creazione della delibera e del bando insieme all’Agis, impossibile dunque non interrogarsi rispetto a un probabile conflitto di interessi tra le parti in causa. «La nostra onestà» è d’altronde la risposta fornita da Pietro Longhi quando gli viene chiesta una garanzia sulla trasparenza del procedimento.
Ora non ci resta che attendere e capire chi sarà il vincitore dei bandi, intanto i comitati del Teatro Valle Occupato, del Teatro del Lido e dell’Angelo Mai hanno firmato un documento insieme ad altre realtà territoriali che fa emergere molti di questi dubbi. Il vincitore dovrà comunque fare i salti mortali per rientrare dei costi senza trasformare lo spazio in un albergo a ore – nel bando si parla esplicitamente della possibilità di affittare salvaguardando però le finalità. Nel peggiore dei casi i teatri andranno in mano a chi nel palcoscenico vede semplicemente una modo per far svagare il popolino e riempire la cassa. Visti i presupposti l’affermazione di una cittadina al termine della conferenza stampa, «qui oggi muore il teatro pubblico», non sembra poi così lontana dalla realtà anche perché in una città che perde pezzi di sanità e servizi sociali come fossero metastasi da bruciare col laser… cosa volete che siano un paio di teatri?
Andrea Pocosgnich
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