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Fanny Ardant tra sorte e sentimento – Il rimedio della fortuna

foto Ufficio Stampa

Un occhio in proiezione sgranata, il suono di un respiro profondo, cadenzato, regolare; le luci sono ancora accese in sala mentre il pubblico finisce di prendere posto. Questo l’incipit de Il rimedio della fortuna, operazione di commistioni performative accolta dal palcoscenico del Palladium nel corso della ventisettesima edizione di Romaeuropa Festival. Il lavoro, presentato a luglio al Teatro Strehler nell’ambito di Milano Arte Musica, è trasposizione e conversione contemporanea del Remède de fortune di Guillaume de Machaut, tra i principali esponenti dell’ ars nova medievale francese. Composto nel 1342, il trattato ha come cardini lirici l’ Amore e la Fortuna declinati in un sapiente impasto di versi, composizioni musicate secondo logiche diverse (lai, rondelet, chanson, ballade, virelay) uniti alle miniature iconografiche inserite dallo stesso autore, a testimoniare la volontà di creazione di un unicum artistico capace di sperimentare il maggior numero di modalità espressive.

Il testo dunque ben si presta ad un progetto che attraverso la fusione ibrida di differenti competenze, sensibilità e  orizzonti di ricerca creativa, elabora un percorso stratificato nella fruizione dell’esperienza. La traduzione dei versi di Alex Cremonesi dal francese antico all’italiano è volta a farsi supporto della vivificazione tematica e dell’intento compositivo, a rimarcare la linea di confine tra personale e universale, tra storico e contemporaneo, tra diacronia e sincronia. Lo stesso e ancor meglio si può dire in merito al coraggioso e ben riuscito adattamento che Filippo del Corno ha messo a punto per l’ esecuzione dell’esemble Sentieri Selvaggi diretta da Carlo Boccadoro, elaborato sulla parafrasi delle linee melodiche originali verso i canoni armonici di un odierno mélange di musica colta e popolare. Il racconto canoro di Mirko Guadagnini e Chiharu Kubo fa da controcanto alla lettura della meravigliosa Fanny Ardant nel ruolo di Speranza, la cui voce coscientemente modulata si fa ambasciatrice  e responsabile di un commento narrativo discreto ed elegantissimo.

foto Ufficio Stampa

A tale combinazione dialogica di suono e parola, di musica e poesia, si unisce il raccordo visivo apportato dalla presenza dei Masbedo, artisti non nuovi a forme di manifestazione eterogenea dei propri orizzonti comunicativi. In linea concorde alle loro più recenti formule espressive, i due, presenti in scena in una postazione laterale, si fanno cronisti, plasmatori estemporanei di immagini e riproduzioni le quali, ai limiti dell’onirico, danno forma ad una sequenza che non si piega alla didascalia tematica. Sullo schermo le proiezioni variano dalla suadente viscosità di una murena verde, all’ abito bianco “percosso” e  ridotto in brandelli, fino alle gocce di vernice rossa, quasi tracce ematiche sulle foto o alle immagini graffiate, solcate dagli impertinenti e “striduli” sfregi di uno specillo odontoiatrico. La catalizzazione dell’attenzione di tali elementi performativi, forse la più netta nel bilancio complessivo della messinscena, denuncia con maggior chiarezza la sua forza nella resa effettiva di un processo che si manifesta nel suo farsi, contemporaneamente ripreso e riproposto in video sullo schermo. La microriproduzione dell’arte che diventa happening, depauperazione in vitro dell’impoverimento concettuale già alla base di un ready-made è fatta di mani bianche avviluppate da un filo rosso che prendono fuoco portando fino in sala l’odore di bruciato, piatti fatti a pezzi in terra nel fragore porcellanato, teschi resuscitati da occhi e capelli contraffatti.

Un mescita di canali e forme, di linguaggi e modalità di relazione con l’emotività altrui: questa la restituzione, questo il viatico possibile a quella ricucitura che, in un gap di seicentosettanta anni, trova l’eternità ricorrente del fato e della passione.

Marianna Masselli

Il rimedio della Fortuna
da Le Remède de Fortune di Guillaume de Machaut
Musica Filippo Del Corno
Parole Alex Cremonesi
Video Masbedo
Con Fanny Ardant, Mirko Guadagnini e Chiharu Kubo
Ensemble Sentieri Selvaggi
Direzione Carlo Boccadoro
Progetto realizzato dal Festival Milano Arte Musica
nell’ambito di Metamondi di Telecom Italia

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Marianna Masselli
Marianna Masselli
Marianna Masselli, cresciuta in Puglia, terminato dopo anni lo studio del pianoforte e conseguita la maturità classica, si trasferisce a Roma per coltivare l’interesse e gli studi teatrali. Qui ha modo di frequentare diversi seminari e partecipare a progetti collaterali all’avanzamento del percorso accademico. Consegue la laurea magistrale con una tesi sullo spettacolo Ci ragiono e canto (di Dario Fo e Nuovo Canzoniere Italiano) e sul teatro politico degli anni '60 e ’70. Dal luglio del 2012 scrive e collabora in qualità di redattrice con la testata di informazione e approfondimento «Teatro e Critica». Negli ultimi anni ha avuto modo di prendere parte e confrontarsi con ulteriori esperienze o realtà redazionali (v. «Quaderni del Teatro di Roma», «La tempesta», foglio quotidiano della Biennale Teatro 2013).

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