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HomeArticoliFestival: reportage e articoliDalla fine all'eterno: la sfida del Teatro Civile Festival 2012

Dalla fine all’eterno: la sfida del Teatro Civile Festival 2012

foto www.turismomontesantangelo.it

Sono giorni che stiamo lì a chiederci se a Monte Sant’Angelo, provincia di Foggia ma sarebbe più giusto dire provincia del Gargano, il mare sia abbastanza vicino da andarci a tuffare nell’acqua limpida di questi luoghi che a dir di tutti sono tra i più belli d’Italia. Sono giorni che ci chiediamo del mare, ma intanto sicuro ci siamo accorti che c’è il teatro, a considerare l’inizio del Teatro Civile Festival 2012, esperienza che nasce in seno a Festambiente Sud promossa da Legambiente e che confronta l’arte della scena con altre arti, cercando una contaminazione espressiva in grado di farsi sintomo di vitalità.

Dal 20 al 24 luglio 2012 sarà lo splendido Castello della città (patrimonio mondiale dell’Unesco) ad accogliere gli spettacoli scelti per quest’anno dalla cura di Mariateresa Surianello, con l’obiettivo chiaro di rappresentare la scena teatrale contemporanea, richiamando esperienze di vario genere con l’obiettivo di dare uno sguardo più esteso possibile sulla sua variegata composizione: ecco infatti avvicendarsi artisti molto diversi ma capaci, attraverso la loro attività di palco, di fornire spunti importanti di riflessione attorno alla realtà contemporanea, compiendo quel passo che proprio all’arte spetta anche accettando il rischio di fallire in essa e tenendo in sé il senso della fine; proprio per questa capacità di rischio che nell’arte si sublima, capofila di questo nucleo di artisti è di certo Roberto Latini che con la seconda tappa del suo progetto Noosfera, dal titolo emblematico Titanic, aprirà il festival; con lui lo stesso giorno Dario Aggioli che scende nel territorio difficile della Shoah con la sua ultima produzione Gli ebrei sono matti; chiuderà la prima serata la vibrazione della musica antica dei Radiodervish. Il 21 invece sarà la volta del vincitore del premio Dante Cappelletti 2011: Giulio Costa con Giro solo esterni con aneddoti, presentato in un dittico con Il lavoro dell’uomo, inseriti nel progetto Manufatti artigiani; di questi tempi per parlare di fine non poteva mancare uno spettacolo che ha al suo centro il capitalismo disumano, di cui stiamo conoscendo una fase molto violenta: Chicago Boys di Renato Sarti, attore e drammaturgo storico del Teatro della Cooperativa, condurrà la serata fino ad un altro progetto musicale: i Tre allegri ragazzi morti che presenteranno un progetto su Pier Paolo Pasolini.

Fermerà proprio qui, domenica 22, il Teatro degli Erranti il suo Cernobyl’ Tour, tratto da Preghiera per Černobyl’ di Svetlana Aleksievič, giusto il tempo di confrontare sogni e visioni con AREM – Agenzia Recupero Eventi Mancanti della Compagnia Elena Vanni e finire per goderci la danza di Roberto Zappalà con Instrument 1. Il teatro ragazzi aprirà la giornata di lunedì 21 con La grande foresta della Compagnia Thalassia, mentre toccherà a Matteo Latino portarci sul confine tra uomini e bestie con il suo Infactory, vincitore dell’ultimo Premio Scenario; ancora la danza a chiedere con la compagnia ResExtensa e il suo Collocazione provvisorio: Apologize democracy. Ma mentre fin dal primo giorno ci saranno videoproiezioni, laboratori e incontri con gli artisti e un workshop aperto con l’Associazione di critica AINC ogni pomeriggio, martedì sarà giorno di chiusura, sarà la fine del progetto sulla fine: ecco dunque il Racconto d’oltremare, bel titolo per Armamaxa che la intende nelle profondità marine, ma toccherà alla musica, un concerto spettacolo in interazione con il pubblico di Canio Loguercio e Maria Pia De Vito, concludere opportunamente in contrasto con un inno a ciò che invece sa essere per sempre, che non sa comunque ridurre o conchiudere la portata dell’emozione: Eternammore, il suo titolo, eterno amore che travalica e sconfina il senso della fine, riconoscendo tra un battito e l’altro del cuore, il senso dell’infinito.

Simone Nebbia

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