La cosa che maggiormente appare significativa è la dedica. Quando si legge la scheda di questo La Merda, primo spunto di un Decalogo del Disgusto che lo scrittore Cristian Ceresoli si propone di comporre, tra i crediti si nota che lo spettacolo è dedicato ai 150 anni dell’Unità d’Italia. In queste pagine molto spesso abbiamo parlato in termini critici di celebrazioni davvero pretestuose e poco tendenti alla realtà delle cose, dichiarando ogni celebrazione per definizione lontana dal teatro, ma in questo caso si tratta di una celebrazione che – dato il carattere così poco equivocabile del titolo – fa una sorta di percorso a ritroso, rintracciando nella composizione di quella materia gli «ultimi prodotti di quel genocidio culturale di cui scrisse e parlò Pier Paolo Pasolini», che di questo progetto è fondamento.
Lo spettacolo – andato in scena in due appuntamenti romani: nell’ultimo giorno di Teatri di Vetro 6 al Teatro Palladium e al Valle Occupato nell’ambito della rassegna Sostanze Volatili, che rappresenterà l’Italia all’Edinburgh Fringe Festival dal 3 al 26 agosto 2012 – articola un monologo femminile di cui Silvia Gallerano si veste, letteralmente, combattendo con coraggio contro la nudità totale che porta in scena, come dovessero le sue parole ogni volta riaffermare e insieme far dimenticare l’occasione, farsi più forti dell’evidenza cui la scelta scenica la costringe. E il gioco funziona, ampiamente. Mai ci si ferma a considerare la mostra del corpo, tanta la sua capacità di modulare le parole. Seduta su un trono da arbitro di tennis, con soltanto un microfono tra le mani, sviluppa il suo recital attraverso la sua esperienza di donna che pian piano cede al gusto, ai desideri reali, alle necessità, alle volontà e si nutre di ogni cosa che la promuova «femmina nuova», che cerca di esercitare un opportunismo che non le apparterrebbe, ma grazie al quale può dirsi pari alle altre, il cui fine ha decretato per tutti l’esistenza di uno e un solo mezzo: il feroce arrivismo.
«È una tragedia in tre tempi: Le Cosce, Il Cazzo, La Fama e un controtempo: L’Italia», così le parole di Ceresoli. Il primo tempo è frontale, il secondo e il terzo cercano una via laterale ma concludono irrimediabilmente frontali: non c’è forse modo di evadere quella mostra; siamo questo, siamo Italia, siamo quel controtempo che in una tragedia è la sua espulsione fisiologica; noi, nutriti di ogni malandato e indigesto alimento, non possiamo che produrne opere, azioni della stessa natura. Ceresoli ne prova disgusto, sotterraneamente rivendicando invece un sentimento patrio di nobile e alto rilievo, come volesse riscattare dalla mostra brutale il passo di ritorno dall’oblio cui la barbarie ci ha costretto.
Il monologo femminile – ma scritto da un uomo – ha dunque la stessa struttura dell’alimentazione: nutrimento, trasformazione, defecazione tramite un flusso interiore che la liberi, la purifichi da tutto questo, la rinnovi del disgusto in cui ha condotto chi la ascolta quando anche la materia espulsa costituisce nuovo nutrimento. Ha intensità e padronanza di mezzi Silvia Gallerano, è urgente e nobile il progetto di Cristian Ceresoli (e di Marta Ceresoli, che con lui lo produce), ben scritto il suo testo e cadenzato con sapienza sulla scena, ma mi resta in fondo una vaga sensazione di essere in un luogo in cui davvero molto difficili sono il dibattito e il conflitto, in cui non si saprà mai evadere dall’adesione, dall’applauso, dalla complicità di riconoscersi fuori dal male cui si fa riferimento. Forse inevitabile, forse la struttura mi vuole intelligentemente complice proprio in quel complicato sistema dell’adesione, forse nell’applauso dichiarato c’è la volontà di fare di noi parte della tragedia. Forse.
Simone Nebbia
Leggi di questo spettacolo anche in
Teatri di Vetro. Ultimo sguardo sulle due comunità: teatro e quartiere
Visto al Valle Occupato in giugno 2012
LA MERDA
decalogo del disgusto #1
di Cristian Ceresoli
una produzione di Cristian Ceresoli e Marta Ceresoli
dedicata ai 150 dell’Unità d’Italia
con il contributo di Italian Culture Institute of Lybia
con Silvia Gallerano
lighting design Alessio Rongione
technical director Inti Nilam
producer Frodo MacDaniel
Executive Director Marta Ceresoli
Acting Director Silvia Gallerano
Premio della Giuria dei Giornalisti e Giovani Realtà del 2010
Premio del Pubblico Giovani Realtà del 2010