“Perché Hamburger? Guarda la faccia di quelli che mando al tappeto…”.
Probabilmente non è un caso, o forse solo una di quelle coincidenze che sembrano voler disegnare per forza il tracciato che vorresti immaginare, comunque per due giorni a San Basilio – quartiere periferico di Roma sicuramente più noto per i disagi sociali che per i teatri – Roberto Galano ha raccontato la storia di Hamburger. A ospitare la compagnia foggiana del Teatro dei Limoni ci ha pensato il Teatro Ygramul, uno spazio di creazione artistica che non ti aspetti di trovare nella sera silenziosa e fredda di quella periferia. A qualche chilometro dal raccordo percorrendo la via Nomentana verso il centro lo trovi al numero 14 di via N. M. Nicolai, scendendo per una breve discesa pensata per un garage, ti accoglie un confortevole e colorato ambiente con tanto di piccolo ristoro per far scivolare via lentamente il tempo che accoglie e saluta lo spettacolo. Realtà da salvaguardare insomma, piccola isola felice in uno dei tanti quartieri a rischio. Il caso a cui ci si appellava è relativo al personaggio creato da Leonardo di Savio e Francesco Nikzad. Hamburger è un pugile nato in una non specificata cittadina della Puglia, nel borsone della palestra si porta dietro un passato forse non più disagiato dell’infanzia di qualche ragazzo della periferia romana.
Hamburger lo troviamo davanti al suo ring – tre angoli sul fondo della scena -, già con i guantoni ai pugni, alla sua sinistra il sacco rosso, a destra, dello stesso colore, un armadietto da palestra. In mezzo c’è Roberto Galano, si prende l’onere di portarsi lo spettacolo sulle spalle, d’altronde il testo è nato da una sua idea, scarpe da boxeur e tipici pantaloncini Everlast, rossi come il sacco.
Le storie di boxe, come ammette Di Savio nel libro autoprodotto dal Teatro dei Limoni, sono tra le più difficili da raccontare: al di là del mezzo, bisogna attraversare schiere di monumenti letterari e cinematografici riuscendo a fuggire dallo stereotipo, ma allo stesso tempo giocare con delle regole ben precise. Il monologo nella sua ora e poco più di spettacolo scorre via con energia e passione sul corpo (addestrato per l’occasione) di Galano e dopo un inizio nel quale i toni e l’incipit del testo rischiano di far travolgere l’interpretazione proprio da una serie di cliché da boxer cinematografico, la voce e la smorfia da duro si sciolgono nel racconto. E’ chiaro che in un’interpretazione del genere, passatemi la metafora, l’avversario da abbattere è proprio quel cliché che rischia di palesarsi ogni volta che dal testo fa capolino un cenno di eroismo o rivalsa sociale, per non parlare poi dei famosi ultimi incontri, dei ritorni a fine carriera, delle amanti che fremono sulla sedia, dei manager che vorrebbero scommettere contro il proprio pugile, della spugna gettata sul ring dal vecchio e ruvido allenatore; ad alcuni la compagnia foggiana riesce a rinunciare altri se li porta con sé più o meno consapevolmente. Rimane una storia che potrebbe essere quella di tanti ragazzi salvati dallo sport, usciti dagli orfanotrofi con i guantoni sui pugni perché qualche psicologo avveduto ha preferito affidarli al ring invece che riempirli di psicofarmaci, col pericolo però che quel ring diventi un’altra droga, non un antidoto alla rabbia, bensì un semplice stabilizzatore. Galano in scena non perde il ritmo, non si lascia andare quasi mai in gesti patetici o artificiali, si fa insomma veicolo di una storia i cui piani temporali del presente e del passato si intrecciano – i riccioli bianchi dell’interprete lo allontanano ancor di più dal giovane protagonista – fondendosi nella performance sportiva efficacemente evocata sul palco.
Andrea Pocosgnich
in scena il 24 e 25 febbraio 2011
Teatro Ygramul
Roma
Hamburger
Testo di Leonardo Losavio e D. Francesco Nikzad
Con Roberto Galano
Voci off: Giuseppe Rascio, Annamaria Casamassima
Elementi scenici: Michele Ciuffreda
Boxing Coach: Stefano Pompilio
Editing audio: Roberto Moretto JRStudio
Regia: Roberto Galano
Finalista al festival “le Voci dell’Anima” Rimini 2010
Finalista al festival “Confine Corpo”Bitonto 2010