A Roma, ma anche nel resto d’Italia, a teatro si vedono sempre le stesse facce. Sia sul palco che giù in platea. Ormai ci si da del tu, ci si cede il passo entrando, ci si ritrova a occupare gli stessi posti negli stessi luoghi per gli stessi giorni della settimana. Al punto che quando, per puro caso, ci si incontra in un luogo non teatrale (una festa, un tram, un ufficio postale) si finisce per provare un nonsoché di straniante. Perché quella che si è creata è una piccola comunità. E fin qui andrebbe tutto bene. C’è un solo piccolo problema. A comporre questa (troppo) piccola comunità sono in gran parte addetti ai lavori: attori, registi, critici, studenti e studiosi di teatro, pedagoghi, tecnici, produttori, uffici stampa e operatori. Come se allo stadio per la partita della domenica si incontrassero solo calciatori, impresari, giornalisti sportivi, allenatori, commissari tecnici, titolari di società e massaggiatori. Come se il “tifo” autentico, quello dettato dalla pura passione e fomentato dal semplice piacere della fruizione, stesse venendo a mancare.
C’era una volta l’Eti, una sorta di castello incantato nelle cui stanze, nel bene e nel male (ché qualche strega cattiva sarà passata anche di lì), ci si occupava delle sorti del teatro italiano. Si producevano spettacoli, si promuovevano nuovi talenti, si assegnavano premi e soprattutto si pensavano soluzioni. Orientate anche a non fare delle platee uno stagno per il “solito pubblico”. Il Centro Teatro Educazione (Cte), dal 1987 attivo sotto la guida dello psicologo e mediatore culturale Giorgio Testa nella formazione dello spettatore e nell’educazione alla visione, con decine di progetti sviluppati appositamente per le più diverse condizioni e cuciti sulle peculiarità dei vari territori, è stato chiuso con il resto dell’Ente nel 2010, mettendo così un punto ad anni di vera e propria ricerca e sperimentazione. Ma è giunto il momento di andare a capo e cominciare con una maiuscola.
Casa dello Spettatore è il nome della struttura che sta nascendo adesso sotto la spinta urgente di quella pluriennale esperienza. Una struttura che, prima ancora di avere delle mura, ha già pronto l’arredamento che la renderà accogliente. La motivazione di fondo, mutuata dal percorso del Cte, è di grande attualità, perché interroga il senso stesso della cultura come bene comune. Niente maiuscole né virgolette, stavolta, nessuna definizione d’avanguardia o modaiola per un concetto che è e dovrebbe restare fondamentale. Chi lamenta la crisi e la scarsa attenzione del comparto pubblico nei confronti del teatro deve innanzitutto chiedersi se esistono, ad oggi, motivazioni valide per affermare che il teatro è un bene necessario per la società. L’importanza di questo luogo è equivalente a un ospedale o a una università? Si potrebbe, in tutta una vita, non aver mai bisogno di un’operazione né di una laurea. Eppure lo Stato (e dunque i cittadini stessi) provvede per entrambi. Qualcosa che crediamo essere fondamentale per l’identità culturale di un popolo non può essere interesse di un bacino così stretto di utilizzatori. E se è tanto difficile (o comunque meno immediato) portare il pubblico a teatro e affermare, ad esempio, l’esistenza di innumerevoli peculiarità all’interno di questa stessa materia, è di certo anche perché manca un corretto ed equilibrato accompagnamento. Una educazione della visione, appunto.
In buona parte si tratta di un difetto relativo all’istruzione, che non prevede sufficiente alfabetizzazione verso le arti in genere. E proprio per questo motivo una parte consistente del lavoro svolto dal Cte era nei confronti del giovane pubblico, che si voleva avvicinare al teatro fin dai primissimi anni. Tuttavia la figura del mediatore culturale, che qui prende la forma di una professionalità ben definita, può e deve manifestarsi come tramite anche nel rapporto tra spettatore adulto e una scena contemporanea che continua a cambiare o che, in ogni caso, si apre agli spettatori in un ventaglio sorprendentemente vario.
Se l’ultimo progetto con l’Eti era stato 100Valle, il significativo passo compiuto dopo la soppressione dell’Ente da quello che era il piccolo e agguerrito staff del Cte (insieme a Testa anche Ivana Conte, Ada Cristodaro e Flaminia Salvemini) è stata l’esperienza di Vistitutti!, ospitato per due edizioni a Short Theatre. Entrambi i format miravano alla raccolta di gruppi di spettatori cui offrire dei “percorsi di visione”, per uno nella stagione del Valle, per l’altro nel programma di Short: un pacchetto di spettacoli scelti con metodo e con metodo introdotti, al fine di riscoprire da un lato il piacere di frequentare il teatro insieme (ricostruendo quella dimensione di comunità necessaria per la sua affermazione di urgenza) e dall’altro di esplorare la possibilità di una conoscenza accorta della materia di questo medium. La raccolta, la strutturazione e soprattutto la discussione dei materiali, in incontri precedenti gli spettacoli e a loro successivi, ha portato alla possibilità di gettare, nei gruppi, il seme di una conoscenza specifica. Non necessariamente uno sguardo critico, di là dall’erudizione, nessuna ambizione nozionistica. Solo la consapevolezza di essere a contatto con un’esperienza di gruppo che basa la propria forza su uno scambio continuamente vivo tra palco e platea e tra poltrona e poltrona.
Intorno al progetto della Casa dello Spettatore si sono riuniti mediatori, formatori, educatori, critici, studiosi di teatro e autori di laboratori di teatro ragazzi. E tutti i corrispondenti al femminile. Con una naturale apertura alle nuove generazioni. In quanto organo in stretto e quotidiano contatto con il teatro contemporaneo e ripromettendosi di ampliare la formazione, anche Teatro e Critica ha offerto e confermerà il proprio contributo nella preparazione dei materiali di studio e nell’accompagnamento degli spettatori a teatro, unendo così alla vocazione di analisi critica sul territorio la ricerca di una sinergia e di un rinnovato rapporto vivo con i lettori, soprattutto quelli occasionali.
Sergio Lo Gatto
Ecco i primi percorsi di visione delineati dalla Casa dello Spettatore:
ENNESIME E PRIME – Prezzo € 80,00
TEATRO ARGENTINA, martedì 31 gennaio ore 21
TUTTO PER BENE di Luigi Pirandello, regia Gabriele Lavia [recensione]
TEATRO ARGOT STUDIO, giovedì 16 febbraio ore 20.45
L’ULTIMO RAGGIO DI LUCE scritto e diretto da Filippo Gili – Compagnia del Gordio
TEATRO ARGENTINA, mercoledì 21 marzo ore 21.00/martedì 27 marzo ore 21.00
NORA ALLA PROVA DA “CASA DI BAMBOLA” di Henrik Ibsen, adattamento e regia Luca Ronconi
TEATRO INDIA mercoledì 18 aprile ore 21.00
SANGUE SUL COLLO DEL GATTO di Rainer Werner Fassbinder, regia Fabrizio Arcuri – Accademia degli Artefatti
TEATRO ARGENTINA, martedì 15 maggio ore 21.00
LA COMMEDIA DI ORLANDO da Orlando di Virginia Woolf, regia e drammaturgia Emanuela Giordano – Compagnia Enfi Teatro
+ 1 a sorpresa (uno spettacolo, un evento, una prova aperta…)
1 VOLTA AL MESE – prezzo € 87,00
TEATRO INDIA, sabato 28 gennaio ore 21.00
ALCESTI MON AMOUR da Euripide
drammaturgia e regia Walter Pagliaro
TEATRO ELISEO, sabato 18 febbraio ore 20.45
SIGNORINA GIULIA di August Strindberg, regia Valter Malosti
TEATRO ARGENTINA, sabato 3 marzo ore 19.00
UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO
di Tennessee Williams, regia Antonio Latella
TEATRO ELISEO, venerdì 13 aprile ore 20.45
COSÌ È (SE VI PARE) di Luigi Pirandello,
regia Michele Placido
TEATRO INDIA, venerdì 11 maggio ore 21.00
THE HISTORY BOYS di Alan Bennett,
regia Ferdinando Bruni e Elio De Capitani
+ 1 a sorpresa (uno spettacolo, un evento, una prova aperta…)
DRAMMATURGIE CONTEMPORANEE – prezzo€ 59,00
TEATRO INDIA, venerdì 2 marzo ore 20.00
ATTRAVERSO IL FURORE tre sermoni tedeschi di Meister Eckhart, tre storie di Armando Pirozzi. Uno spettacolo di Massimiliano Civica [recensione]
TEATRO INDIA, venerdì 30 marzo ore 21.00
INCENDI di Wajdi Mouawad, Regia Renzo Martinelli
TEATRO PALLADIUM, venerdì 27 aprile ore 20.30
MACADAMIA NUT BRITTLE, regia Stefano Ricci – ricci/forte [recensione]
TEATRO PALLADIUM, sabato 5 maggio ore 20.30
A POSTO, coreografia Ambra Senatore
compagnia Ambra Senatore/Aldes-SPAM!
TEATRO INDIA, martedì 29 maggio ore 21.00
LA PALESTRA di Giorgio Scianna, regia Veronica Cruciani [recensione]
+ 1 a sorpresa (uno spettacolo, un evento, una prova aperta…)
L’ORIGINE DEL MONDO… UNA DOMENICA
Prezzo – € 35,00 PER I 4 EPISODI
TEATRO INDIA, domenica 26 febbraio dalle ore 16.00
L’ORIGINE DEL MONDO. RITRATTO DI UN INTERNO, spettacolo in quattro episodi scritto e diretto da Lucia Calamaro
2 TRAGEDIE… PER COMINCIARE – Prezzo – € 25,00
TEATRO INDIA, sabato 28 gennaio ore 21.00
ALCESTI MON AMOUR da Euripide
drammaturgia e regia Walter Pagliaro
TEATRO QUARTICCIOLO, mercoledì 22 febbraio ore 21.00
RADIO ARGO, testo Igor Esposito, regia Peppino Mazzotta
LE ADESIONI POSSONO ESSERE INVIATE A slgteatro@gmail.com
IL PRIMO INCONTRO DI RACCOLTA DI GRUPPI SI TERRÀ LUNEDÌ 23 AL TEATRO ARGENTINA DI ROMA dalle ore 16 alle 19 in Sala Squarzina
La formazione del pubblico credo sia il problema principe del teatro contemporaneo, personalmente ho dedicato a questa tema due anni di lavoro e d’indagine e una tesi laurea. La sfida è costruire l’amore e l’interesse per il teatro in una città di provincia (la mia) abbandonata, appunto, dal buon teatro. Ho chiamato a raccolta tutti le forze culturali della città specialmente i teatranti, si capisce, ma anche tutti gli altri. Stiamo attivando corsi di educazione alla teatralità per ogni fascia di pubblico, dentro e fuori dalla scuola ma siamo appena all’inizio. Serve una grande collaborazione per ricostituire il tessuto sociale e culturale della città, servono fondi per i corsi e per una comunicazione viva e continua che tenga desta l’attenzione sul teatro ma soprattutto serve una stagione teatrale di spessore, portatrice di senso, ‘necessaria’ a far ripartire la fruizione culturale della comunità. Se volete darci consigli e scambiare esperienze siamo disposti ad imparare da tutti.
http://www.atpaix.com/
Cara Paola, grazie della preziosa nota. Sono d’accordo con te su tutto. Quanto al fatto dell’essere “appena all’inizio” con il lavoro di educazione alla teatralità, è verissimo, ma continuiamo a darci da fare. Soprattutto in un momento in cui le istituzioni sembrano essere andate in letargo, è comunque vivo il fermento tra gli operatori del settore educativo realmente interessati a fare la differenza e a ridare ai giovani la cultura di un patrimonio culturale così ampio. E con “patrimonio” non mi riferisco – si sarà capito anche dal pezzo – al repertorio tradizionale, non solo almeno, ma anche allo scrigno prezioso di una fruizione libera e ragionata.
E grazie anche a Valentina Diana per l’interessantissimo link! SLG