Si chiama Drammaturgie Corsare la nuova rassegna di teatro indipendente pensata e ospitata a Roma dal Teatro dell’Orologio. Il multisala di via de’ Filippini (tra le centralissime via del Governo Vecchio e Corso Vittorio Emanuele) è ora gestito da un’unica direzione artistica che, con questa piccola ma vigorosa rassegna, ce la mette tutta per dare conto di un’urgenza, quella di riaffermare un radicamento nel territorio attraverso progettualità e condivisione. Sotto il timbro dell’Associazione Progetto Goldstein e in collaborazione con la Provincia di Roma si avvicenderanno dal 10 al 29 gennaio cinque spettacoli. Si parte con In Corpore_Banchetto liturgico per Caligola (10-11), il progetto di Ilaria Drago e Tiziano Panici (anche attore) che riscrive l’enigmatica figura storico-poetica del folle imperatore immaginandolo in un limbo post-mortem. In questa suggestiva autopsia dello spirito trovano posto i fantasmi di tutta una vita ma anche i demoni endemici dello stesso essere umano, in una messinscena che punta alla pluralità dei linguaggi, a una scena sensibile e costantemente “in progress” abitata dal corpo di un solo performer.
Ambientato in un altro aldilà, dai toni pastello e alla ricerca della comicità è invece One Man Shock del gruppo I nuovi mutanti (13-15). Emiliano Reggente lo scrive, lo dirige e lo interpreta, accompagnato dall’evoluzioni danzate di Evelin Facchini e dalle musiche originali dei Madreperla. Teatro gestuale e cabaret mettono a fuoco la figura dell’attore unico in uno spettacolo che pretende di “ridere anche delle nuvole”.
Dal 17 al 19 tocca al Laboratorio Permanente, che presenta Il Totem Ba, scritto e diretto da Michelangelo Ricci, variazione tragicomica e grottesca stavolta su temi tutt’altro che allegri come la giungla dell’istituzione sanitaria e il trattamento delle patologie psicofisiche che portano all’esclusione e all’emarginazione. Protagonisti sono due gemelli siamesi resi cavie per un esperimento di “normalizzazione” dell’individuo a favore della creazione di un pensiero unico che finisce per minacciarne la libertà.
Cupo, afasico e terreo è il Virus di Lucia Franchi e Luca Ricci (Compagnia Capotrave), in scena il 20 e il 21 gennaio. Il dilagare di un’epidemia raccontato dalla prospettiva di una cantina-bunker. Due uomini, elementi umani circondati da un mondo che si ammala in fretta, preda delle loro stesse ossessioni affrontano la minaccia, tra violenza, ricordo e uno spietato afferra-respingi che porta a un contatto negato. Senza parole, senza altre luci che due piccole torce, Virus diventa uno spettacolo d’immagine con una grande forza drammaturgica.
Di chiudere la rassegna si occuperanno i padroni di casa, Ck Teatro, per una settimana di repliche (24-29) di Superstar [recensione]. La scrittura di Leonardo Ferrari Carissimi, Andrea Carvelli e Fabio Morgan, che è qui anche regista e attore, porta avanti il complesso progetto Colossal Kitsch (CK, appunto) sulle figure chiave del Novecento. È il turno di Pasolini e del suo controverso libro Petrolio, che tentava di ricollegare i fili nascosti di 50 anni di storia italiana e che qui funge da trampolino per una drammaturgia originale, come sempre ibrida con il mezzo video e improntata a quell’iconografia pop e plastificata che distorce la realtà.
Novità di questa rassegna, un originale “after-hour” che ospita, per tutti e tre i sabati dalle 23.30 in poi, una selezione di corti teatrali accompagnati da un piccolo rinfresco notturno (il romanissimo cappuccino e cornetto). Il calendario di queste performance, non ancora pubblicato, sarà un’occasione di appuntamento per gli amanti della drammaturgia emergente e a piccole dosi.
Il nome Drammaturgie Corsare rimanda non casualmente all’ultimo libro pubblicato da Pier Paolo Pasolini, Scritti Corsari che, più che un semplice zibaldone di saggi, interviste e recensioni, è una sorta di libro interattivo cui il lettore può assegnare il percorso più vicino alla propria sensibilità, andando a ricostruire un pensiero, assoluto e affilato come quello del grande intellettuale scomparso. Non troppo lontana è l’intenzione di questa rassegna, che mira a offrire agli spettatori curiosi gli elementi per segnare un percorso nella giungla della contemporaneità indipendente.
Ed è qui che prende senso quel termine divenuto ormai aggettivo, “corsaro”. I corsari non erano semplici pirati votati all’anarchia, piuttosto dei “professionisti dell’assalto”, ingaggiati dai governi (con una “lettera di corsa”) per impadronirsi delle navi nemiche. A loro non era permesso uccidere per divertimento, ma solo in battaglia. Il loro era un mestiere.
Sergio Lo Gatto