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Cristicchi e Li romani in Russia: scoprendo Elia Marcelli e uno spettacolo da non perdere

L’inaspettato. Prima di tutto vi è una bella sensazione quando uno spettacolo inverte i timori iniziali (o sinceri pregiudizi). Timori fatti forse di una inevitabile paura di annoiarsi, di assistere a qualcosa di vecchio e già visto: l’ennesimo monologo sulla sgangherata truppa italiana durante la seconda guerra mondiale. Però c’è il lavoro di Simone Cristicchi (anche quando è teatrale, non si piega a facili o banali costruzioni) e poi c’è la curiosità per la regia di Alessandro Benvenuti, un altro che l’arte del soliloquio la pratica e conosce a menadito.

Eccoci allora di fronte a Li romani in Russia, debutto romano per Cristicchi al Teatro Quarticciolo dove l’eclettico artista ha in verità portato una macchina spettacolare già abbastanza oliata, soprattutto per quello che riguarda la sua interpretazione, grazie alle date estive dello spettacolo e alla replica di fine ottobre proprio in Russia al Teatro Na Strastnom. Vi garantisco che bastano pochi attimi per comprendere la peculiarità del lavoro svolto da Cristicchi: non ci troviamo nel mezzo del solito racconto toccante sul secondo conflitto mondiale, ma abbiamo la fortuna di poter ascoltare un poema in ottave romanesche. Ed è qui che Cristicchi “vince”, soprattutto nella scelta. Nella volontà di far scoprire il lavoro e la figura di Elia Marcelli, un artista la cui vita è tutta un’epopea, dalle diverse campagne di guerra, tra le quali la russa appunto, passando per l’adesione al neorealismo e lo sbarco poi in Venezuela dove alcuni dei suoi film diventano classici della cinematografia sudamericana. Andare a prendersi uno dei testi poetici di questo artista non è cosa banale e farne uno spettacolo è altrettanto inaspettato. Ma come dicevo, ci si mette poco a capire che la scommessa è vinta. La recitazione in versi di Cristicchi avvolge in pochi minuti la platea del Teatro Quarticciolo, composta in buona parte anche da giovani. Nel verso di Marcelli e nella voce dell’attore si annodano una per una le vicende di un gruppo di soldati romani. In un divenire di emozioni crude e spontanee si crea di fronte ai nostri occhi la sfortunata avventura dei commilitoni: la partenza dalla stazione vicino al cimitero del Verano, vista come un malaugurio da sdrammatizzare come solo i romani sanno fare, e poi la tranquillità creata a regola d’arte perché la missione era pensata proprio da lui: “Er capoccione che c’ha un cervello come er cuppolone”. Ma ad accoglierli in Russia, dopo 120 giorni di cammino, c’è la violenza della guerra e il “generale inverno”. L”uomo qui inevitabilmente diventa bestia. Non solo non ci sono eroi nel poema di Marcelli, ma quelli che una volta erano amici neanche collaborano tra loro, di fronte al freddo, al deserto infinito di neve e alla fame, morendo piano piano di un gelo soporifero e anestetizzante. Non c’è soldato Ryan da poter salvare, si diventa egoisti, ognuno a difendere la propria unica e inerme fiammella di vita sperando di non addormentarsi in quella sterminata steppa di bianca morte.

Cristicchi e Benvenuti costruiscono un montaggio semplice, alternando il racconto del protagonista/poeta, ormai sessantenne, seduto su una sedia in legno alla destra del palco, al presente del racconto centrato nella scena con l’attore nei panni del soldato, e tanto di galosce e fucile. Timidi inserti musicali e luci forse ancora da mettere a punto del tutto sono gli unici punti a sfavore di una regia che giustamente riesce ad essere invisibile affidando tutto alla puntuale recitazione in rima e al romanesco di Cristicchi. Elementi, questi, capaci di tratteggiare la realtà narrativa senza affogare in inutili “realismi”, anzi cogliendo, grazie all’uso straniante del verso e del dialetto, uno stile fumettistico più vicino alla graphic novel che al neorealismo a cui siamo abituati. Ci sembra naturale perciò che il lavoro scenico sia accompagnato da quello grafico, con la pubblicazione di un vero e proprio comic book creato insieme ai disegni di Nicolò Storai per la Rizzoli, la conseguenza logica di un’interessante e contemporanea visione del nostro tragico passato.

Andrea Pocosgnich

visto il 20 novembre 2010
in scena fino al 21
Teatro Biblioteca Quarticciolo – vai al programma 2010/2011
Roma

Prossime date:
10 – 12 dicembre 2010 Teatro Tor Bella Monaca (Toma) – vai al programma 2010/2011

LI ROMANI IN RUSSIA
di Elia Marcelli
con Simone Cristicchi
regia Alessandro Benvenuti
adattamento teatrale Prof. Marcello Teodonio
musiche e sonorizzazioni Gabriele Ortenzi/Areamag
disegno luci Danilo Facco
datore luci Stefano Iacovitti
fonico Michele Ranieri
costumi Sara Quattrini
aiuto regia Chiara Grazzini
organizzazione Ass. Culturale “La Lucciola”
Produzione Bigfish Teatro

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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