L’argentino Rafael Spregelburd continua ad essere uno dei nuovi drammaturghi più amati e rappresentati in Italia, la sua scrittura profondamente emblematica delle contraddizioni del nostro tempo trova gioco facile anche tra le compagnie nostrane per varie ragioni: non solo una qualità testuale ormai evidente per la capacità di disegnare caratteri esemplari del 21° secolo, per la forza con cui il dramma spesso si annida tra le pieghe della commedia per poi esplodere in maniera deflagrante e universale, ma anche perché Spregelburd è il drammaturgo della crisi, il suo paese ne ha vissuta una tra le più aggressive nei primi anni del nuovo millennio e proprio durante quel periodo nero sono nate operazioni storiche come Bizarra, la teatronovela recentemente rappresentata anche in Italia grazie al lavoro di Manuela Cherubini, traduttrice e profonda conoscitrice dell’autore sudamericano. Impossibile perciò, nell’Italia della recessione (paventata dall’Ocse per il 2012), non ritrovarsi nei personaggi e nelle storie dell’autore di Buenos Aires.
Il “trucco” sta nel trovare attori bravissimi, capaci di muoversi in quel tratto grigio e indeterminato di confine tra interpretazione e rappresentazione, permeabili all’attraversamento di eterogenee e numerose istanze di genere – i bruschi passaggi dal comico al tragico e tutti gli interstizi nascosti. Compito insomma quasi sempre sovrumano ma che, se portato a termine fino in fondo, costringe la regia a defilarsi, tale è la pienezza di significati, atmosfere, rimandi di cui il dramma è gravido.
Tutto questo è già presente nella messa in scena di Lucido della compagnia Costanzo/Rustioni appena passata, per soli due giorni ahinoi, al Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma. Milena Costanzo e Roberto Rustioni, che insieme firmano la regia, trovano proprio nel testo la chiave performativa dello spettacolo e fa un po’ sorridere leggere le ultime righe della loro breve biografia sul programma di sala: “il loro lavoro, che trova nel corpo e nelle sue possibilità un elemento fondante, si interroga sul ruolo autorale dell’attore e sui vari linguaggi teatrali, prendendo le distanze dal teatro cosiddetto di regia e prosa”.
In scena un soggiorno e cucina con divano, tavolo e credenze varie. Protagonista una famiglia decisamente disastrata: abbandonati dal padre e con una madre svampita e incosciente – straordinaria Milena Costanzo -, i due figli, uno perennemente in analisi perché da piccolo ha rischiato la vita e l’altra di ritorno a casa dopo un’assenza di più di dieci anni. Questi rivendica parte della sua eredità (intanto il padre è morto), congelata nell’immobile dove madre e figlio sono venuti ad abitare. Se alla pièce va il merito di articolarsi in una forma magmatica di continuo movimento, dove i piani del reale e dell’onirico si intrecciano, il ragazzo ha sempre lo stesso sogno di cui cerca di avere il controllo (il sogno lucido appunto), alla compagnia va quello di aver condotto il gioco con i ritmi e la forma di cui il dramma deve nutrirsi, lavorando con una recitazione in bilico tra la verosimiglianza e il più smaccato vaudeville, imprigionando pure l’attenzione del pubblico in un quel limbo ridanciano ma angosciante che è il confine non risolto tra sogno e realtà. Fino a quando, con il pianto di Milena Costanzo, si apre una ferita insanabile e il piano del reale si manifesta in tutto il suo ineluttabile dolore.
Andrea Pocosgnich
in scena 29 e 30 novembre 2011
Teatro Quarticciolo [programma 2011/2012]
Roma
Lucido
di Rafael Spregelburd
traduzione Valentina Cattaneo e Roberto Rustioni
con Milena Costanzo, Antonio Gargiulo, Roberto Rustioni, Maria Vittoria Scarlattei
regia Milena Costanzo e Roberto Rustioni
assistente Elisabetta Carosio
oggetti di scena e costumi Katiuscia Magliarisi
produzione: Associazione Fattore K., Associazione Teatro Costanzo/Rustioni