Provare l’impossibile, ovvero cercare di fuggire le conseguenze di una crisi economica che sembra amputare proiezioni verso il più prossimo futuro dicendo addio a rivoluzioni estetiche e tecnologiche. Viaggiare attraverso immaginari e fantasie hi-tech incontrando culture glocali, tradizioni coreografiche e teatrali riattualizzate nelle sinestesie linguistiche che manovrano la nostra comunicazione quotidiana. È questo l’intento della ventiseiesima edizione di Romaeuropa Festival che dal 7 ottobre al 30 novembre 2011, invita gli spettatori a scoprire il futuro. Lo fa con precisione geometrica, essenziale, raccontata dalle stesse immagini scelte per promuovere l’evento: corpi umani disarticolati in linee tridimensionali che si annodano come figure geometriche aliene la cui epidermide nera brilla, rigorosa e perfetta, su uno sfondo bianco. Try the impossible è, a tutti gli effetti, il sottotitolo di questa edizione che incontra il territorio romano muovendosi tra spazi pubblici e privati. Dal cuore pulsante del festival, il Teatro Palladium, si viaggia nella metropoli romana alla velocità della luce (o forse oltre tale velocità) passando per il Teatro Argentina, il Teatro Eliseo, il Teatro Olimpico, il Teatro Vascello, L’Auditorium Parco della Musica, ma anche i due musei dell’arte contemporanea capitolina per eccellenza Maxxi e Macro, il Circolo degli Artisti e il Brancaleone, per arrivare ad hotel, piscine comunali, e appartamenti privati. Luoghi capaci di essere cartina di tornasole di un’integrazione di pratiche artistiche differenti sulla quale, da sempre, si articola la programmazione del festival Romaeuropa.
Saranno 150 gli artisti da venti paesi del mondo, dunque, protagonisti di questa nuova edizione, che inaugura il 7 e l’8 Ottobre ospitando la nuova produzione del coreografo e danzatore giapponese di fama mondiale Saburo Teshigawara. Obsession è il titolo di questo nuovo spettacolo – un duo liberamente ispirato al cortometraggio del 1929 Un chien andalou di Luis Buñuel e Salvador Dalì – che intende investigare la fisicità, il desiderio e l’attrazione in una serie di incontri impossibili e mancati. Nella sezione Scene, dedicata alla danza internazionale e alla sperimentazione teatrale, la programmazione continua il 12 e il 15 Ottobre con Can we talk about this? Spettacolo di Lloyd Newson/ DV8 phisycal theatre che, partendo da un’evoluzione della stessa pratica enunciata dal nome della compagnia (il teatro fisico), affronta temi e questioni nodali quali i concetti di libertà artistica, di tolleranza e di rispetto dell’altro. Torna, promettendo nuove brillanti provocazioni, l’eccentrico coreografo e artista visivo Jan Fabre che con la sua compagnia Troubleyn mette in scena Prometeo – Landscape II interrogandosi su sapere, progresso e bellezza. Elogio alla grande danza contemporanea è il ritratto dedicato alla carriera artistica di Trisha Brown che si snoderà tra i sinuosi spazi del Maxxi e il più classico Teatro Olimpico, e i cui spettacoli saranno fruibili in streaming su Telecomitalia.com (da anni partner del festival).
Esponente internazionale della produzione artistica teatrale italiana è Romeo Castellucci di ritorno a Romaeuropa dal 10 al il 13 Novembre con il nuovo Il velo nero del pastore, spettacolo liberamente ispirato all’omonima novella di Nathaniel Howthorne scritta nel 1836. Debutta il 25, in scena fino al 27 Novembre Displace, nuovo lavoro della compagnia Muta Imago, descrizione dello spaesamento emozionale e geografico di un uomo contemporaneo, intrappolato tra le sue rovine personali, pubbliche, soggettive e condivise, intrapresa nella passata edizione di Romaeuropa con la performance La rabbia rossa.
Numerose sono le opere accolte nella sezione Corpi Resistenti che mette in scena una nuova generazione di coreografi e danzatori provenienti dai territori meridionali del Mediterraneo che, legati alla propria identità affermano l’originalità della propria ricerca. Un incontro, previsto per il 12 Novembre, affronterà il tema della sezione interrogandosi sul ruolo degli artisti della Primavera Araba.
Dal glocale al locale (ma non per questo meno internazionale) si passa con Dna – Danza nazionale autoriale, sezione/focus sulla danza contemporanea italiana che ospiterà tra gli altri il nuovo lavoro di Francesca Pennini/Collettivo cinetico (28 Ottobre), una proposta performativa dell’artista Francesca Grilli (29 Ottobre) e la prima nazionale di Istruction Series III: Orang Orang di MK (30 Ottobre), un incontro, un dialogo aperto tra Michele Di Stefano (coreografo e membro fondatore della compagnia) e gli artisti, danzatori, coreografi Sonia Brunelli, Cristina Rizzo, Luca Trevisani e Sigourney Weaver (Biagio Caravano/Daniela Cattivelli).
Grande lo spazio dato alla sperimentazione musicale: se il Teatro Palladium ospiterà tra gli altri Metal Machine Music, composizione di Lou Reed tramutata in orchestrazione dall’ensemble berlinese Zeitkratzer (13 Ottobre), se sullo stesso palco si diffonderanno i suoni di Mario Brunello e Teho Teardo (14 Ottobre), Brancaleone e Circolo degli Artisti saranno luogo per le performance musicali di alcuni dei più amati esponenti della musica elettronica, passando per la techno dell’olandese Speedy J (5 Novembre), alle soluzioni sperimentali su canzoni “da camera” dell’acclamato James Blake (10 Novembre).
Infine, percorre come linea orizzontale l’intero festival Digital Life 2 (Ex Gil, Largo Ascianghi 5, 16 Ottobre-11 Dicembre), una mostra, un ciclo di discussioni ed incontri che vuole essere piattaforma dell’innovazione tecnologica ed artistica romana capace di unire arte, creatività ed esperienze imprenditoriali. Qui la dimensione tecnologica e la sperimentazione artistica indagata nell’essere effimero dell’opera performativa, si cristallizza in soluzioni installative capaci di far deragliare i linguaggi verso insondati binari espressivi. Così lo stesso Saburo Teshigawara abbandona il palcoscenico per cercare attraverso il digitale una prossimità con lo spettatore, il collettivo romano Santasangre insieme a The Pool Factory affida l’apparizione di immagini tridimensionali al movimento del pubblico e ancora tanti altri artisti (da Marina Abramovic a Ryoichi Kurokawa, da Giuseppe La Spada a Masbedo), tentano di spostare la percezione verso il futuro, per lasciare che l’impossibile divenga multimediale realtà.
Matteo Antonaci