Causa forza maggiore, ovvero l’Aldo Morto di Daniele Timpano esondato nella durata oltre ogni aspettativa, il secondo lavoro di Teatro Sotterraneo in quel di Short Theatre (il primo era Dies Irae) comincia con una quarantina di minuti di ritardo. Attesa leggera di chiacchiere e drink, di facce pronte a commentare l’ultima fatica dell’attore/autore romano, di biglietti finiti grazie a un pubblico numerosissimo; chi dovrà accorgersene dirà: “è una rassegna, un momento unico, sono sempre i soliti”, sarà anche vero, ma questi “soliti” allora sono/siamo sempre di più e i “coperti” iniziano a non bastare.
La sala B del Teatro India è perciò piena, non c’è più un posto libero prima che inizi lo spettacolo; qualcuno poi andrà via, forse il caldo o forse l’ironia caustica di questi ragazzi toscani capaci di “ridurre” anche un tema così alto e ontologico come l’evoluzionismo a un intreccio drammaturgico basilare dove la comicità si propaga come un’interferenza ben programmata di distorsioni talmente assurde da risultare acutissime e demenziali al contempo.
È questo probabilmente lo scarto più visibile rispetto a quel Dies Irae che apre il Dittico sulla specie: l’ironia amara e l’infinito vuoto che colpiscono lo spettatore allo stomaco vengono qui giocati nel segno opposto di un continuo ribaltamento comico. Non c’è l’urlo straziante con il quale veniva chiuso l’episodio delle violenze in live-painting, non c’è l’umanità colpevole di svendere all’asta le proprie bellezze. Ma ci sono tre scienziati (Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Claudio Cirri) alle prese con improbabili calcoli sul Big Bang e il centro del mondo, punto che una volta scoperto viene immediatamente affidato a un impavido spettatore, non si sa mai lo si perda. C’è la creazione della civiltà affidata a SimCity in “modalità Dio”: i tre performer, computer e mouse alla mano, modificano il globo, fanno nascere laghi, danno origine alla fauna per poi rendere tutto arido un attimo dopo, ma non prima di aver assistito alla creazione insieme a Michele Di Stefano (Mk) – la sua performance parassitaria Grand Tour ha trovato ospitalità in quasi tutti gli spettacoli della rassegna -, che semplicemente li attraversa per qualche attimo con il suo zainetto.
C’è un panda che vuole morire prima che la solitudine lo uccida, è l’ultimo della sua specie e non trova conforto neanche nel vitalismo inebetito di un Topolino intento a mostrargli la propria evoluzione da disegno stilizzato a corpulento feticcio consumistico. Tutto ha il proprio risvolto grottesco, le nostre convinzioni e certezze non possono essere tali in eterno. La scena più divertente è perciò anche la più triste, il panda è sottoposto a iniezione letale mentre l’eroe di Walt Disney gli tiene la zampa con rimpianto. E se Adamo ed Eva sono i primi uomini ad aver messo piede sul suolo terrestre allora bisogna strapparli dal loro beato Eden e farli apparire come due scimmie conducendoli poi verso la scoperta del logos e donando loro, con una repentina accelerazione, proprio l’agognato “verbo”. Tutto si crea e tutto si distrugge, appunto. In questo gioco di specchi pronti a demistificare e cambiare logica anche alle più ferree strutture del pensiero nel gorgo ci finisce pure Charles Darwin, colpevole dell’uccisione simbolica di Adamo ed Eva nella Storia che, sulla scena, diventa omicidio in nome di una paradossale abiura proprio delle idee evoluzioniste. D’altronde la gogna per lo scienziato è presto servita: in proscenio (con una maschera quasi da cartoon) si trova circondato dagli altri due performer che scandiscono il fallimento delle sue idee svestendosi di una maglietta che inesorabilmente ne mostra subito un’ altra con il nome del personaggio successivo, da Einstein a Mendel, Da Hitler a Savonarola, da Warhol a Dio.
Tutto ciò un attimo prima che la scena si svuoti dell’ironico situazionismo di cui era stata sempre popolata per mostrarsi attraversata da una striscia di terra sulla quale astronauti provenienti da un altro pianeta troveranno proprio i resti dei due esseri biblici. Ecco, l’evoluzionismo per Daniele Villa e soci è servito. Spietato, contraddittorio, inverosimile fino a diventare comico e, perché no, poetico e portatore di speranza.
Andrea Pocosgnich
Leggi tutti gli articoli da Short Theatre 2011
Vai alla fotogallery di Short Theatre 2011
L’origine delle specie_da Charles Darwin
Dittico sulla specie (parte 2)
creazione collettiva Teatro Sotterraneo
in scena Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Claudio Cirri
scrittura e traduzione Daniele Villa
luci Roberto Cafaggini
suono Francesco Canavese
costumi Lydia Sonderegger
animazione video Marco Smacchia, Alberto Berliocchi
supervisione video Jacopo Mariani
realizzazione maschera Francesco Givone e Crea Fx.
disegno e grafica cartolina Marco Smacchia
produzione Teatro Metastasio Stabile della Toscana/Teatro Sotterraneo
col sostegno di Centrale Fies/Fies Factory One e Regione Toscana