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Ipercorpo 2011: premendo sui confini della percezione

Sport – Gruppo Nanou

“Non ci interessano debutti o anteprime, l’idea è quella di mostrare un percorso artistico, cosa sta facendo l’artista in questo periodo, a che punto è la sua ricerca”. Curioso ritrovare nella memoria queste dichiarazioni di Claudio Angelini, direttore artistico della compagnia Città di Ebla e del Festival Ipercorpo 2011 che sta per iniziare a Forlì dal 20 al 25 settembre 2011, proprio oggi che è stata resa pubblica la “chiamata alle arti” di Claudio Morganti (pubblicata proprio qui su Teatro e Critica), che chiede agli artisti di intervenire sul proprio lavoro, sulla propria ricerca fino a questo punto. Proprio come le parole che ho sentito dire ad Angelini nei mesi scorsi. Non è casuale, di certo: in quest’epoca di tagli e di questa sfilata di finanziamenti dovuti, negati, taciuti, promessi e mai mantenuti, il balletto del dare e l’avere sta rendendo lo spazio dell’arte un mero gioco commerciale. Quindi proprio oggi ritengo determinante l’urgenza di chiamare sé stessi e i propri colleghi a un ragionamento lucido, quieto, circa i percorsi che si stanno svolgendo in un altrove sempre più lontano dal proprio quotidiano.

Ipercorpo per fare questo porta nel magazzino ATR, uno spazio totalmente nuovo ch’era un deposito di corriere e autobus costruito nel 1935 e ora dismesso, certe espressioni dell’arte che hanno una radice profonda e che in questi anni si sono confermati in un grande rilievo di ricerca intellettuale; questi artisti saranno coinvolti in una connessione fra varie ramificazioni dell’esperienza culturale, dal teatro alla musica elettronica, dall’arte visiva installativa alla performance: un nucleo vibrante che vorrà risuonare e far sentire una voce argentina in uno spazio rubato per uso artistico proprio a un uso mercantile, sottratto al disfacimento dell’architettura urbana che deve cedere troppo spesso il passo ai soprusi dell’edilizia speculativa.

Premere sui confini, il richiamo di questa edizione. I confini là dove si articola un “riequilibrio fra corpo, spazio, città”, nelle parole proprio di Claudio Angelini, un’opportunità di rimbalzare l’arte in questo spazio di umanità, di relazione su una base percettiva: ci saranno i Masque Teatro che sono uno dei gruppi più rappresentativi di una generazione pioniera nel teatro contemporaneo, poi Fanny & Alexander con il loro fortunato West (leggi la recensione a Short Theatre 2010),  Gruppo Nanou, Santasangre, Muta Imago e altri artisti che sapranno restituire un dinamismo della visione aprendo la propria all’attraversamento dello sguardo altrui. In questa ricerca di vitalità soppressa, per l’arte e per un deposito dismesso, sta la grande sfida dell’arte nell’epoca contemporanea.

Simone Nebbia

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