Mentre le borse mondiali subiscono variazioni febbrili, il nostro governo vacilla e la manovra finanziaria viene continuamente ritoccata, impossibile non chiedersi quale futuro avranno la cultura e quei tanti Festival pullulanti nell’estate italiana. Sicuramente sempre più precario e stressante: ci si augura soprattutto che ci sia quel domani.
The future of a promise, così recitava il titolo del primo Padiglione Panarabo presente quest’anno alla Biennale di Arti Visive di Venezia interrogandosi non tanto su un futuro promesso ormai inesistente – vivendo in un presente da reinventare giorno per giorno –, ma su dove va una promessa. La stessa domanda che si pone la cultura italiana e i tanti operatori del settore rimasti in attesa di fondi predisposti e allo stesso tempo bloccati, che non permettono di avere liquidità e realizzare produzioni, progettazioni o semplicemente pagare le compagnie invitate ai festival.
Si è parlato proprio di questo al secondo incontro, intitolato Nell’estate del nostro scontento, quale futuro dei Festival? curato dalla rivista Hystrio e dalla sua direttrice Claudia Cannella per il Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi…
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Questo contenuto è parte del progetto Situazione Critica
in collaborazione con Il Tamburo di Kattrin