Ecco insomma la chiave di lettura positiva con cui approcciarsi a un sistema che altrimenti sembrerebbe essere un circuito a tappe con poche svolte, una sorta di ampio cartellone estivo dove molti dei direttori artistici piazzano le proprie pedine vincenti. In questa gigantesca scacchiera a forma di stivale non ci si può insomma permettere di tener fuori alcune esperienze fondamentali, non solo per il romantico ideale di portare i presunti migliori artisti del momento anche in quei centri di provincia dove il teatro contemporaneo d’inverno arriva con difficoltà, ma soprattutto perché alcuni di questi artisti in un percorso del genere ci sono nati e cresciuti, sono in definitiva i figli di una comunità e anche ad essa devono mostrare i frutti del proprio crescere.
Il lavoro dei direttori artistici ruota perciò anche – o forse soprattutto – intorno alla creazione di micro-mappature prossime ai territori già conosciuti: nella foresta dove ormai chiaramente si stagliano alcuni alberi d’alto fusto bisogna saper rischiare e puntare su nuovi germogli, per presentare al pubblico proprio quello scarto, quella via d’uscita dalla geometrica scacchiera.
Appare chiaro in questo senso l’impegno profuso in piazze come Andria, dove Riccardo Carbutti è alla guida del festival Castel dei Mondi anche per l’edizione 2011, la XV per la manifestazione pugliese. Nel calendario, ufficialmente al via dal 26 agosto, sono facilmente riconoscibili gli alti alberi di cui parlavamo: Babilonia Teatri con The end (recensione), Teatro del Carretto con Amleto (recensione), Roberto Latini nel primo spettacolo del suo nuovo progetto Noosfera, Lucignolo (recensione), Tempesta di Anagoor e poi i “prodotti locali” (ormai esportati in tutto il paese) come i Cantieri Teatrali Koreja, Fibre Parallele, la compagnia Berardi-Casolari e Reggimento Carri. Ma Castel dei Mondi è festival internazionale ed ecco allora Cirque-Théâtre Rasposo pronto a invadere piazza Vittorio Emanuele con le due ore del suo Chant du Dindon, gli immancabili The Irrepressibles e The secret room del gruppo italo-australiano IRAA Theatre.
Nomi insomma tra i più noti, ma l’opera di costruzione – lo abbiamo spiegato – è soprattutto quella che va oltre ed è anche quella che caratterizza maggiormente il festival. Ad Andria troviamo insomma una costellazione di scelte meno “facili” che salutiamo con piacere e curiosità, come la coppia Tagliarini-Deflorian in Rewind (recensione), il Teatro dei Borgia che si misura con la drammaturgia britannica del Crouch in The author, il Moby Dick di Maccabeteatro, prodotto come altri grazie al circuito dei Teatri Abitati (uno dei progetti virtuosi della Puglia teatrale) e ancora l’Erodiade di Testori che incontra la danza di ResExtensa, le caleidoscopiche immagini e coreografie di QuaLiBò, e poi le riletture dei classici come la Medea diretta e interpretata da Annika Strøhm e Saba Salvemini (Areté Ensemble), Le pareti di Antigone di Marluna Teatro e poi l’antieroe di Camus che diventa Caligolab nel lavoro di Grammelot Teatro. Ma troppi sarebbero i nomi da evidenziare e registrare su un taccuino, per farlo vi consigliamo di tenere il programma completo sotto mano e di dare sempre un’occhiata al sito del festival, dove troverete anche i calendari degli incontri tenuti dalla rivista Hystrio e la sezione denominata Festival +, una sorta di evento collaterale, che riserva uno spazio anche a laboratori (come quello di Teatro Minimo), letture drammatizzate e concerti.
In questa 15° edizione dedicata a Leo de Berardinis, dal quale la menifestazione trae ispirazione proprio nelle parole “il teatro toglie la vigliaccheria del vivere”, insieme al Tamburo di Kattrin, mettendo ancora in prova la neonata collaborazione, Teatro e Critica vi racconterà i nuovi frutti di una stagione teatrale sempre in fiore.
Andrea Pocosgnich
info su: www.casteldeimondi.com
avrei tanto sperato in una recensione de La Medea di Areté Ensamble