TeatroForte Open Air
LUGLIO 2011 – 10 anni da quel G8
ven 1 luglio ore 19
INGRATO KOMPITO a.k.a. FABIO MASSI
DATEMI ALBERI, DATEMI NUVOLE
Images collect request
Laboratorio-Passeggiata di collezione di immagini e parole e emozioni lungo percorsi possibili del Forte Prenestino,
bring your camera, porta la macchina fotografica e scatta, portati e ascolta, ricarica e ricaricati.
Questo è un concorso personale
Un bando individuale Fai da te.
Fai da me. Da te a me. Bella.
Grazie. Grazie a te.
ven 1 luglio ore 21 cattedrale AKR
POST-Riflessioni Intenzionali
Istallazione audio-visiva
Ribellione senza corpo Ribellione per liberare il corpo Ribellione contro il corpo
Il corpo è sacro. Il corpo esercita una forza uguale e contraria a quella che viene esercitata su di lui dall’esterno. Il corpo agisce, il corpo muore. Il corpo è un sistema chiuso: il primo passo dell’evoluzione è stato il comparire della membrana cellulare, ovvero la separazione dello spazio interno da quello esterno. Eppure la tendenza è quella di considerare le persone sempre più come un conglomerato anonimo di dati e per questo l’invisibile membrana che ci separa gli uni dagli altri, che divide le cellule che formano l’organismo società, pian piano si sta dissolvendo.
Dove finisco io e dove inizia l’altro non lo so riconoscere. E quello che percepisco come io, sono io?
L’unità del corpo con la mente è un concetto molto antico che però tende a perdere senso di fronte alla sempre maggiore influenza che la tecnologia ha nei rapporti fra gli uomini e fra gli uomini e i loro corpi. La ribellione trova ora luogo nel corpo, nell’ostilità fra il corpo e la sua presenza, fra il corpo e la sua immagine, fra il corpo e il suo desiderio.
sab 2 luglio ore 22
INGRATO KOMPITO a.k.a. FABIO MASSI
SONO UN ALBERO A FORMA DI NUVOLA
PictureReel and StoryTelling
Le foto raccolte e (alcune) possibili storie collegabili sono mostrate in un montaggio possibile e aperto al contributo e alle associazioni dei partecipanti, Si chiude con “Okkio Bill, Bill Okkio”, rilettura del “pezzo di legno che diventa bambino”. DATEMI ALBERI, DATEMI NUVOLE
Dai luoghi e oggetti fisici, alle immagini, alle parole, una linea emozionale cammina , torna indietro, ripercorre il circuito nelle due direzioni. Passeggiata e Performance per immagini e parole che sviluppano una richiesta (di immagini, di storie, di luoghi e oggetti), utensili poetici atti a “ricaricare le risorse energetiche”, individuali ( ma, provocatoriamente, anche collettive) nell’ umana e quotidiana necessità di cambiamento. Una raccolta che si collega e si sviluppa da “IKzen” – Psicoterapia di resistenza individuale, in cui i meccanismi del consumo globalizzato e delle scienze della psiche sono ironicamentemixati, deturnati, reinterpretati.
merc 6 luglio ore 22 p.zza d’armi
ANDREA COTA E VALERIO MALORNI
LA SCOPERTA DELL’AMERICA di Cesare Pascarella
Duo in musica e in racconto
Nun ce se pensa e stamo all’osteria; Ma invece stamo tutti ne la storia.
La Scoperta dell’America è un racconto affamato del fluire della vita, è una serenata per scoprire e custodire ogni spazio vuoto, è la denuncia della nostra vanità di conquistare e riempire la storia del mondo. Il testo di fine Ottocento di Cesare Pascarella ci invita con gioia a navigare, nonchè a riflettere sulla musica che perdiamo in noi ogni qual volta scopriamo qualcosa che non ci appartiene e subito pretendiamo conquistare. Le sue parole schiette ci ricordano che ciascuno è custode della propria musica che lo infuoca e che lo opprime: Lui perchè la scoprì? Perché era lui. \ Si invece fosse stato un forestiere \ Che ce scopriva ? Li mortaci sui. Pascarella, con l’ironia e la chiarezza propria del dialetto romanesco, ci racconta la caparbietà di un uomo che, siccome la gente ce rideva, ha lottato per raggiungere ciò in cui credeva contro tutto e tutti: E più lui s’ammazzava pe’ scoprilla \ E più quell’antri je la ricopriveno. Quello che ci conquista di quest’opera è l’incitamento verso l’ignoto, la tenacia di un navigatore: Ma pensa, quer che deve avé sofferto \ Quell’omo immasimato in quer pensiero \ de dì la terra c’è […] E dové dì: va be’, me so’ sbajato. Al centro della narrazione c’è la convinzione che in ogni momento della nostra vita possiamo scorgere l’orizzonte di fronte a noi nella sua grannezza e, sembra dire il poeta, confidandosi, possiamo scegliere di vivere il desiderio insaziabile e l’intima determinazione di andare a largo per raggiungerlo.
Che lì pòi cammina quanto te pare: \ Più cammini e più trovi l’infinito, \ Più giri, e più ricaschi in arto mare. Ah quell’omo – je fecero, chi sete? \ Eh – fece – Chi ho da esse’? So’ un servaggio.
Il viaggio per il poeta è occasione di incontro con un mondo nuovo, con culture differenti, così come il teatro, noi crediamo, sia un momento, appunto, d incontro e confronto tra persone simili, diverse e uguali.
merc 13 luglio ore 22 p.zza d’armi
TUTTARTE/LATOMIA
ZERO WORLD
soggetto e regia Sabina Parisi coreografie Latomia danza Tiziana Cesarini – Fiamma Nuzzi- Sabina Parisi musica e ambientazione sonora dal vivo Giuseppe Barresi video Alice Gussoni costumi Francesca Darima
Il pianeta è ormai ridotto ad un ammasso di cenere, il cielo è coperto da uno spesso strato di fuliggine che lascia appena trasparire la luce del sole, ma non il suo calore; da anni non v’è più alcuna traccia di animali: niente pesci nelle acque grigie dei fiumi, niente uccelli nell’aria caligginosa, niente cani, nè pecore, nè mucche a calpestare le distese d’erba cinerea tra i monconi d’alberi carbonizzati, che si estendono a perdita d’occhio lungo l’orizzonte; delle città resta poco o nulla, se non mucchi anneriti e semifusi di quelli che erano palazzi, case, edifici: solo qua e là qualche costruzione è sopravvissuta al cataclisma. Cormac McCarthy, “La strada”
Quando si raggiunge il limite. Un’epoca storica in una caduta, che tende a zero. Dall’annullamento, il seme della rinascita. Il percorso involutivo che l’uomo oggi chiama progresso, è il pro-gredire verso una distruzione senza via di ritorno, in cui l’unica rivoluzione possibile è la mutazione. Soggiogata la natura e la nostra stessa animalità rimaniamo macchine esecutrici di programmi. Nessuna via di fuga, nessun Eden altrove, ogni angolo del globo è controllato e registrato.
Un occhio che lascia nuda questa affollata solitudine. La danza come grido per il ritorno di Persefone dagli Inferi.
merc 20 luglio ore 22 p.zza d’armi
PRODUZIONEPOVERA
TRESSSICILIE abbecedario di decolonizzazione
teatro/sound system
scritto e diretto da Gaspare Balsamo con la collaborazione all’ideazione dell’abbecedario di Luca Sessa con Gaspare Balsamo e Matìas Enoch Endrek dj set, luci e fonica Giuseppe Pesce e Matteo Russo produzionepovera di Donatella Franciosi con il sostegno di Hormiai Teatro di Limosa lo spettacolo è patrocinato dall’associazione culturale Tre Sicilie
…’a fantasia, è ‘nu cielo niro e l’uocchie p’o pittá… 24grana
Mi piace pensare e utilizzare, la spedizione dei Mille nel Sud della penisola italica come la metafora di un’invasione. Indotta e creata con la riforma protestante prima, e con la rivoluzione industriale, finanziaria e dei trasporti poi, un’altra cultura e un’altra economia, quella mittel-europea e nord occidentale, si andava imponendo ai danni di un popolo la cui matrice culturale invece era ed è da rintracciarsi nel rettangolo basso di Mediterraneo. Cercando di cogliere alcuni dei tratti distintivi di una cultura che ha una sua propria storia e una sua identità, il meridione italiano diventa oggi “Tresssicilie”, in una prospettiva futura che guarda a quella matrice culturale sostenendone le interazioni col mondo della vita odierna e gli incroci spontanei con gli eventi e i processi del presente.
Un bambino, nella semioscurità di un museo, tra le giubbe esposte e le divise militari logorate dal tempo, si ritrova di fronte a quella di un garibaldino che gli evoca la storia della spedizione dei mille in maniera diversa da come tutti i sussidiari la raccontano. Da qui, da questa fantasia personale ha inizio Tresssicilie – abbecedario di decolonizzazione.
La mitizzazione museografica e archivistica di forme materiali e di cultura è uno dei modi utilizzati dal potere per risolvere il problema dell’invenzione della propria storia e della propria cultura identitaria. Un processo di riappropriazione della propria matrice culturale, sicuramente non è possibile solo con il semplice recupero degli oggetti e della loro esposizione. La necessità di uno studio finalizzato alla ricerca di matrice culturali comuni, può servire per imparare a mettersi al riparo da una cultura omologata che mistifica e induce alla negazione del proprio passato, facendo munnizza dei propri oggetti e vergogna dei propri dialetti.
TeatroForte @ csoa Forte Prenestino
via Federico Delpino 100celle Tram 5 e 19
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