Inaugura questa sera con l’apertura della mostra Kilow’art “Spazio in Comune” (Sansepolcro, Chiostro Del Pallazzo Delle Laudi) l’edizione 2011 del festival Kilowatt. Premiato con l’Ubu per gli eventi speciali 2010 grazie alla sua capacità di incrociare lo sguardo di pubblico, artisti e critici, il festival, in linea con le più recenti tendenze estetiche, sceglie di focalizzare la sua attenzione sul disagio economico, culturale e sociale che permea l’attualità.
Aspetta e spera è infatti il titolo di questa edizione che indaga, come si legge nella presentazione, “l’altalena di attese e speranze di questo inizio anni Dieci. Perché l’attesa è diventata un marchio impresso sulla pelle del Paese, e soprattutto delle nuove generazioni”. Una programmazione – dedicata alla memoria di Franco Quadri (“viaggiatore di centri e periferie alla ricerca del nuovo teatro, con la fiducia nelle prossime generazioni”) – che dal 22 al 30 Luglio si muove fra danza, teatro e performing art ospitando anche mostre, incontri e numerose attività collaterali. Lo schema del festival è anche il suo tratto distintivo: la programmazione è firmata da un gruppo di spettatori ribattezzati Visionari, cittadini appassionati ma non esperti di teatro. Gli spettacoli selezionati (tre per ogni serata) sono poi oggetto, il mattino seguente, di un dibattito di approfondimento tra la compagnia, i Visionari e i Fiancheggiatori, gilda di critici selezionata dal festival il cui ruolo, lo dice il nome stesso, è quello di affiancare l’artista offrendo lo specchio di un occhio critico. Si dia atto alla scelta coraggiosa e stimolante di incrociare, in questo gruppo, voci esperte e nuovissime della critica contemporanea, creando un continuo feedback tra opera, spettatore, e sguardo critico/mediatore.
Apre il festival, venerdì 22 Luglio, la napoletana Linda Dalisi con Misfit Like a Clown, monologo facente parte del progetto Teatro Anatomico (sei focus ad opera di sei registi su altrettanti personaggi, in uno spazio teatrale circoscritto, all’interno del progetto Fondamentalismo, a cura dell’ex direttore artistico del Nuovo Teatro Nuovo di Napoli Antonio Latella); a seguire Matteo Fantoni con Leoni e Le ultime sette parole di Cristo, di e con Giovanni Scifoni. Si passa il 23 Luglio in compagnia de L’eremita contemporaneo di Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola (Instabili Vaganti); Viola, spettacolo di Marco D’agostin focalizzato sulla violenza del porsi e sulle sue conseguenze e il personalissimo ritratto di Egon Schiele offerto da LABit con Ogni cosa viva. Il 24 è di scena la compagnia Odemà con A tua immagine (recensione), La Fabbrica con Aspettando Nil e il forsennato Ubu Rex della Compagnia degli Scarti (recensione). La menta sul pavimento del gruppo Progetto Borkenhaus apre il 25 la sezione delle co-produzioni del festival, seguito da Cantando sulle ossa di Francesca Foscarini, che lo scorso anno si era meritata una menzione per Kalsh e quest’anno era in finale al Premio Scenario. È poi la volta di Sonno della Compagnia Opera/Vincenzo Schino e di Schiavi in mano – Hai per caso visto il mio lavoro? di Emme’A Teatro. Dopo Idoli di Carrozzeria Orfeo (recensione), si passa a Malbianco, spettacolo di Zaches Teatro la cui ispirazione iconografica viene dal giapponese Hokusai e che si muove tra la danza contemporanea, i mezzi espressivi del teatro di figura, il rapporto tra movimenti plastici e musica/suono elettronico dal vivo e a Omicidi, Jazz e Black Power di Margine Operativo.
Tra gli eventi collaterali di questa edizione, oltre ai numerosi incontri (tra cui segnaliamo quello Franco Quadri e le nuove generazioni, sabato 23 Luglio) si annoverano una temporary gallery, parallela alla mostra Spazio in Comune, dal titolo Momenti di trascurabile sacralità, il concerto del gruppo Havana Afro Jazz Quintet (28 Luglio) e i dj set che concluderanno il primo week-end del festival.
Matteo Antonaci