L’ultima assemblea al Valle Occupato, quella del 19 Luglio, ha ospitato i portavoce del C.Re.S.Co. (Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea), composto da strutture, compagnie, festival, teatri, artisti e operatori. Il coordinamento si fonda a Bassano nel Settembre 2010 e ha come presidente Luca Ricci ed Elena Lamberti come coordinatrice nazionale. I campi d’indagine del coordinamento rispecchiano altrettanti punti nevralgici della realtà della scena performativa contemporanea in Italia: aspetti finanziari ed etico-comportamentali.
L’assemblea è aperta da una lavoratrice dello spettacolo norvegese la quale sostiene che, messo a confronto con le condizioni lavorative di un intermittente dello spettacolo francese o un aderente all’associazione degli attori in Norvegia, un professionista italiano assume l’atteggiamento dell’incredulo o del “cane bastonato”; un legittimo appello alla ribellione è dunque la conclusione necessaria di questa introduzione.
Ma dove poter opporre resistenza? Individuare gli spazi e i modi di una possibile azione “contro” costituisce un’attività preliminare necessaria per poter sperare in un effetto positivo. Come fa poi notare Tiziano Panici (direttore del Teatro Argot Studio a Roma e responsabile del tavolo di confronto intorno all’etica del lavoro di artisti e curatori), l’intervento della danzatrice norvegese non tiene conto delle problematiche, che si sommano all’effettiva mala politica nazionale, relative l’assetto legislativo vigente in Italia riguardo l’arte e la cultura in generale e le arti performative di ricerca in particolare. Il C.Re.S.Co. agisce dunque tentando di attuare un’analisi approfondita delle condizioni legislative, economiche ed etiche in cui vive la cultura contemporanea nel nostro paese.
In Italia la riflessione attorno alla contemporaneità non gode di spazi d’attenzione e promozione, fatto teorico che determina una deriva di carattere pratico. Dunque il desiderio e la necessità di dare spazio alla contemporaneità, nei temi e nelle pratiche che essa produce, segnano certamente lo spazio d’impegno e d’incontro tra gli occupanti del Teatro Valle, il C.Re.S.Co. e tutti noi che, seppure non facciamo parte di nessuno dei due fronti, dalle nostre sedi ce ne occupiamo con la stessa passione.
Entrando in un ragionamento d’ordine storico e politico Panici mette in evidenza quella che è una peculiarità italiana, ovvero la differenza regionale. Essa, se è stata e continua ad essere un punto di forza del nostro teatro e della nostra arte in generale, pone non pochi problemi a livello operativo, dal momento che ogni regione risulta avere ordinamenti e comportamenti diversi in termini di finanziamenti al teatro. Un’azione che tenti di comprendere e prevedere dei piani d’innovazione in termini legislativi ed economici deve dunque tener conto anche di queste differenze.
Questo è lo scenario su cui si abbatte incontrastata una manovra finanziaria varata dal governo che non permetterà a chi cede di potersi risollevare. Questo è lo scenario della nostra “Caracatastrofe”, per citare il titolo dell’ultima edizione del festival di Dro, sempre sfrontatamente cool. Una realtà tragica “a cui ci siamo affezionati”, come voleva forse lasciar intendere l’interlocutrice straniera di questa assemblea? Non credo che la catastrofe ci sia cara, forse piuttosto c’è chi ne ha fatto e continua a farne un facile strumento per raccogliere consenso e creare identità attorno al male comune, ma questo è un altro discorso. Sul versante opposto della catastrofe, appunto, Panici rileva come l’Italia abbia sempre dimostrato di avere un valido modello di auto-sostentamento, poiché nonostante le vicissitudini e le crisi economiche si continua a produrre in modo diffuso ed innovativo eccellenze riconosciute a livello internazionale, per di più rivolgendosi a un pubblico sempre presente, come dimostrano gli ultimi festival, dallo storico Santarcangelo al giovane Istantanee (festival di arti performative al Kollatino a Roma).
Il C.Re.S.Co. presenta all’esiguo pubblico dell’assemblea il suo nuovo progetto, promosso in collaborazione con Zeropuntotre e supportato dalla Fondazione Fitzcarraldo: il questionario RISPONDI AL FUTURO, teso a comporre un quadro delle professionalità e delle modalità e condizioni lavorative nell’ambito delle arti performative.
Nello specifico il questionario è volto a:
1. definire i profili dei lavoratori dello spettacolo, facendone emergere modalità, tempi e condizioni di lavoro;
2. evidenziare le peculiarità lavorative, contributive, previdenziali e assicurative dei diversi addetti dello spettacolo, sottolineando peculiarità e differenze a seconda dei settori di impiego – cinema, musica, lirica, teatro, teatro di strada, danza, etc. -, ma anche della tipologia di mansioni – tecnici, artistici, amministrativi, organizzativi;
3. evidenziare gli indotti occupazionali dell’intero comparto.
Il progetto si inserisce, come continuazione e ampliamento di un progetto di “censimento” iniziato su base triennale dalla Fondazione Fitzcarraldo e sponsorizzato dal Mibac, che non vide però apparentemente mai la luce. Nella nuova gestione il progetto può inoltre avvalersi della promozione da parte di un organismo composto da coloro che agiscono direttamente nella realtà che il questionario indaga.
Interviene all’assemblea via Skype da Torino anche Ugo Bacchella, presidente della fondazione il quale, dopo aver aggiunto e sottolineato il desiderio attraverso questo primo momento di censimento di restituire dignità professionale ai lavoratori dello spettacolo, spiega che il questionario intende anche porre in evidenza come e quanto (coscientemente o meno) i lavoratori dello spettacolo dal vivo lavorino spesso o sempre al limite della legalità se non del tutto nell’illegalità. Per tale motivo anche la compilazione del questionario, sia per gli operatori che per le imprese, avviene in forma anonima.
L’intervento di Ugo Bacchella conduce la discussione nell’ordine dei numeri e delle realtà tangibili: arte e cultura (in Piemonte) costano ad ogni singolo cittadino solo tredici euro annui, o quanto un kilometro d’autostrada. Poco per quello che restituiscono in termini di civiltà e impiego, troppo poco.
Chiara Pirri
Se desiderate compilare il questionario potete trovarlo sul sito del C.Re.S.Co.: http://www.progettocresco.it/questionario.php