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Esplode fuori il teatro e invade una città: fuochi d’artificio a Santarcangelo 41

The Yalta conference – Oriza Hirata

Quando si dice i fuochi d’artificio.
Quest’anno bisogna stare lontani dal Festival Internazionale del Teatro in Piazza di Santarcangelo di Romagna (non a caso Dei Teatri), giunto all’edizione 41, perché c’è il rischio grande di restare folgorati dall’esplosione magnifica attorno alle arti sceniche, giochi pirotecnico-teatrali tolgono il fiato a solo leggere il programma. Ma io sono arrabbiato, lo dirò all’organizzazione, perché così non si può andare in altri posti, così si perdono lavori nelle proprie città, si barattano le proprie ore di malattia fingendo una febbre improvvisa soltanto per fuggire a soltanto l’ipotesi di vivere certe emozioni da togliere il fiato. Scherzi a parte, ma neanche troppo: questa edizione – la terza del progetto triennale di direzione condivisa (Chiara Guidi/Societas Raffaello Sanzio, poi Enrico Casagrande/Motus, e ora Ermanna Montanari/Teatro delle Albe), con l’affiancamento forte di un coordinamento critico-organizzativo composto da Silvia Bottiroli, Rodolfo Sacchettini e Cristina Ventrucci – si preannuncia pantagruelica ai limiti dell’indigestione, nell’offerta quantitativa e qualitativa, tanto che non basteranno queste righe a dirne con soddisfazione.

Dall’8 al 17 luglio 2011, il festival muoverà attorno a un corsivopensiero preso per l’occasione a simbolo della direzione artistica intrapresa: l’attore tra monade e coro, ossia il ruolo cardine del teatro di ogni tempo nelle due diverse vesti che lo vogliono in scena, la sua solitudine senza requie, la caduta senza rete nel vuoto dello spazio scenico, di contro invece la forza comunitaria della collettività, la potenza rinnovata della voce che si riconosce e ne trae in altra voce, i due mondi del corpo in scena cercano oggi una mescola che di entrambi riconosca la vastità dell’esperienza, la stessa Montanari parla dell’attore “ora scheletro e misura della scena, ora stonatura e margine dell’esistenza“, ribadendo la sua ambivalenza determinante, questa capacità di essere il centro e la periferia, nucleo e margine dell’accadere

Noosfera Titanic – Roberto Latini

In nome dunque della trasformazione dell’attore, ne vedremo tanti e di livello esorbitante, ma non solo, già che il contemporaneo ha rinnovato anche questa presenza rifondandone i presupposti e ridisegnando proprio la fisionomia corporea nella teatralità: Mariangela Gualtieri, Claudio Morganti, Sotterraneo, Motus, Chiara Guidi, Calamaro, Accademia degli Artefatti, Latini, Masque Teatro, Menoventi, Fanny&Alexander, insomma buona parte di quel che può venire in mente, quest’anno c’è. Ma non finisce qui, perché numerosi saranno gli ospiti internazionali sia in campo teatrale che in ambito installativo: Ivo Dimchev, Antonia Baehr, Oriza Hirata, Kornél Mundruczó, e tanti altri ancora, in collaborazione con la Quadriennale di Praga; insieme ci saranno molti progetti collaterali di relazione e diffusione, mirando al coinvolgimento della popolazione locale nello spirito festivaliero: canti e musica dai balconi, concerti itineranti, cori improvvisati, opere video, racconti notturni, incontri e laboratori, il premio de Lo Straniero di Goffredo Fofi, senza dimenticare Radio Gun Gun e la fanzine Nero su Bianco a cura di Altre Velocità.

Cos’altro dire? Poco c’è davvero, lo spazio per la parola è rubato dallo stupore della bocca che resta aperta, a soltanto immaginare cosa potrà accadere, non ci resta davvero altro che mettere lo zaino in spalle e misurare queste vibranti aspettative a vederlo da vicino, questo nuovo Santarcangelo che in più di quarant’anni non ha perduto la gioventù di uno spazio in continuo movimento di creazione. In questo punto ero alla ricerca di un finale attorno all’attore, non ne trovavo uno, mi sono così spostato nella casella email per perdere tempo e lì ho trovato un nuovo messaggio, era di Claudio Morganti e recitava, contestualmente alla sua recente Lectura Dantis: “Per me si va. Per me si sa. Per me si è“, cos’altro deve dire un attore per affermare senza repliche il suo mestiere? Lascio a lui con orgoglio, questo finale.

Simone Nebbia

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