Due prime assolute, dieci prime nazionali, spazio alle realtà locali e alla scena internazionale. E chi più ne ha più ne metta. Fino al 18 giugno è di scena la sedicesima edizione del Festival delle Colline Torinesi. Che il capoluogo piemontese sia una cellula in continua attività lo si sa bene e in occasione di questo festival annuale si ha la possibilità di entrare in contatto con i maggiori luoghi di spettacolo, aperti in contemporanea… al teatro contemporaneo. Teatro Gobetti, Teatro Carignano, Teatro Astra, Cavallerizza Reale e San Pietro in Vincoli a Torino, ma anche la Chiesa dei Battù a Pecetto Torinese e le Fonderie Teatrali Limone di Moncalieri.
Apre le danze, dopo la tappa romana al Teatro India, Alexis – Una tragedia greca dei Motus, ultima tappa del progetto Antigone che ha portato la compagnia riminese a confrontarsi con Sofocle, Brecht e le “tragedie contemporanee” figlie di questi tempi di emergenza. Segue Othello, c’est qui, frutto di una collaborazione con il Goethe Institut, arabesco sulla figura del Moro danza-recitato dall’ivoriano Franck Edmond Yao insieme alla tedesca Cornelia Dörr per la regia di Monika Gintersdorfer. L’Orlando Furioso di Ariosto riprende vita in Ouverture Alcina, quella che si prepara ad essere una nuova grande prova d’attrice di Ermanna Montanari per il Teatro delle Albe, mentre debutta il progetto Sonno della compagnia Opera, guidata da Vincenzo Schino, portatrice di un’estetica onirica e, abbiamo a volte definito, “preistorica”, alla ricerca di suggestioni visive ed emotive tra Goya, Shakespeare e Poe. Tornano poi Fibre Parallele con il loro fortunato Furie de Sanghe, denuncia di un sud e di un intero Paese intrappolato nelle dinamiche malate dell’emarginazione mediatica; c’è spazio per i torinesi Piccola Compagnia della Magnolia, con Otello/Studio sulla corruzione di un angelo, seconda tappa (dopo Hamm-let e prima di Titus) di una trittico shakespeariano. La storica compagnia Krypton porta in scena, nell’ambito del progetto Esperienza Italia 150, Terroni d’Italia, con Flavio Cauteruccio impegnato in una divertente e bislacca allegoria delle nostre contraddizioni come “nazione unita”; Viva la Vida!, tratto dall’omonimo romanzo di Pino Cacucci, è un affresco sul controverso personaggio della pittrice messicana Frida Kahlo, interpretata dall’attrice uruguaiana Annapaola Bardeloni per il gruppo Assemblea Teatro. La Compagnia Pippo Delbono presenta invece il primo studio per Amore e Carne, un concerto-spettacolo dell’artista ligure insieme a Alexander Balanescu, “alla ricerca dell’essenzialità”, mentre le parole de “l’argentino d’oro” Rafael Spregelburd sulla Guerra di Spagna del 1939 arrivano con L’Entêtement, interpretato e diretto da Marcial Di Fonzo Bo ed Elise Vigier, parte del grandioso progetto ispirato ai sette vizi capitali illustrati da Hieronimus Bosch, qui in veste di debutto assoluto. Menoventi porta due spettacoli, Invisibilmente e In festa e l’artista francese Bruno Meyssat legge il link tra l’atomica e il disastro di Fukushima nell’installazione Observer. Di tutt’altra natura il tono di Rosso Caffeina, presentato da Kulturcio’k come un “cabaret contemporaneo”, in prima nazionale come lo è Rovine, seconda tappa del progetto Displace dei romani Muta Imago, e Nord Ovest, un excursus di sei mini-spettacoli da fruire in sequenza, con cui la psicoanalista e scrittrice Donatella Musso racconta la società piemontese dal dopoguerra ad oggi. Gli endecasillabi in bresciano di Achille Platto danno voce a Sacra Familia, ancora una prima nazionale per Esperienza Italia 150, così come Frateme, di e con Benedetto Sicca. Firmato da Guillaume Vincent per la Comédie de Reims è Le Bouc, primo testo teatrale e successivo celebre film (con il titolo Katzelmacher) di Rainer Werner Fassbinder sull’emarginazione degli immigrati in Germania alla fine degli anni Sessanta, che chiude il festival.
Lo slogan di questa sedicesima edizione, “Sospendete quello che state facendo e prestate attenzione ai miei segnali” richiama un codice marinaresco e ben si lega alle esigenze del teatro di oggi, quelle di tratteggiare i confini di un’emergenza. La risposta delle Colline Torinesi è nell’investimento di idee, motivo per cui sopravvive – per fortuna e contro l’attacco dei tagli alla cultura – un vivo rapporto con la scena internazionale, senza tuttavia perdere il carattere territoriale che contraddistingue questo paese. Nel bene e nel male.
Sergio Lo Gatto