Tiziano Scarpa: da dove nasce questo progetto di racconto per voce e musica con i Marlene Kuntz, dal nome emblematico Lo show dei tuoi sogni?
Succede che Luca Bergia (Marlene Kuntz, nel progetto con Davide Arneodo ndr) mi ha chiamato un anno è mezzo fa e mi ha proposto di fare qualcosa insieme, mi hanno fatto ascoltare un po’ di tracce non elaborate, un po’ di idee, anch’io ho scritto un primo racconto per voce e poi ci siamo trovati a Cuneo, nella sala prove insonorizzata con la gommapiuma grigia bugnata dove i Marlene registrano, lì l’incontro tra parole e musica è stato intrecciato, certi brani di discorso sono fioriti come frammenti di canzone, sarebbe stata una occasione sprecata lavorare separati appiccicando le parole al suono o viceversa.
Come s’è aggiunta la figura di un regista come Fabrizio Arcuri?
All’inizio l’abbiamo fatto in maniera un po’ naif, poi siccome ci divertiva l’abbiamo proposta a Massenzio, al Festival delle Letterature a Roma, dove l’autore di solito viene invitato a leggere, così io che ho molta attrazione per la performance ho scelto di portare qualcosa del genere che in più era già pronto; lì c’era Fabrizio Arcuri (che cura la regia al Festival ndr) che avevo già visto con l’Accademia degli Artefatti in teatro e gli abbiamo chiesto se aveva voglia di dare dei colpi di pollice, da scultore, per dare una forma più elegante.
Proprio la figura del regista, che in qualche modo è un agente esterno sul lavoro di composizione testuale tuo personale, interviene su di te anche sotto l’aspetto performativo. Quali benefici porta nel tuo lavoro creativo?
Io non vedevo l’ora! Cercare un amalgama è importante: tu vedi una frase che può essere un ritornello, una sintassi senza un ordine, una frase scomposta, è quello il momento in cui arriva un regista che ha il tocco, la trovata per far diventare quell’intuizione un’epifania, la sua ulteriore scrittura drammaturgica è sorprendente, come dare forma a qualcosa che in certi momenti non ne ha o non ancora. Oltretutto io, abituato a leggere, ho davvero bisogno di un faro che mi dia incitamento, che mi aiuti a scolpire l’immaginazione del pubblico senza altri mezzi che le parole e la musica, come se Fabrizio mi dicesse dove usare meglio gli strumenti a disposizione.
Nel progetto – la cui forte interazione è già denunciata da quel “tuoi sogni” e dunque si dirige verso un interlocutore – immagine e immaginazione sembrano essere in contrasto: cosa le lega e cosa le divide?
Dell’immagine si prende atto passivamente, con l’immaginazione dai forma all’immagine anche tu che ascolti; questo è chiarissimo nel prologo dell’Enrico V dove Shakespeare chiede la collaborazione del pubblico e dice di immaginare un esercito intero quando l’attore pronuncia la parola “cavalli”, ecco, anche con le scenografie, le luci, i costumi, quel che manca lo deve aggiungere chi guarda. Poi per guardare noi che non siamo nemmeno attori, di immaginazione ce ne vuole davvero tanta!
Forte sembra la critica alla società dell’immagine: con questi mezzi a disposizione qual’è l’obiettivo ultimo di questo lavoro?
L’immagine sullo schermo è in continua ricerca dell’alta definizione, come il 3D, cerca continuamente di darti l’impressione che non le manchi niente, che faccia tutto lei; questo accade nella tv, nei videogiochi, nei telefonini: tu sei un constatore passivo, quindi scegliere il racconto, la voce, la musica è determinante a chiedere uno sforzo proprio di immaginazione, di ascolto comunitario, oltretutto in una storia in contrasto che mette in scena invece i sogni della sfera intima, individuale, come fossero i due estremi della percezione.
Simone Nebbia
in scena il 6 e 7 maggio 2011
Teatro Palladium [vai al programma 2011]
Roma
Lo show dei tuoi sogni
Parole di Tiziano Scarpa
Musiche di Luca Bergia e Davide Arneodo (Marlene Kuntz)
Regia Fabrizio Arcuri
Produzione accademia degli artefatti 2010
In collaborazione con DNA concerti
Distribuito da accademia degli artefatti e Dna concerti