Sospensione temporale, immagini che affiorano nell’oscurità rapide come un corpo in caduta ma lente come gli attimi vissuti da chi precipiti vertiginosamente verso la sua fine. Teodora e Demetrio Castellucci insieme a Eugenio Resta ci parlano del primo studio del loro prossimo lavoro, presentato in anteprima al Festival Istantanee.
Grave è il primo studio per il vostro prossimo spettacolo. Come avete iniziato a dare materialità al tema della caduta?
Teodora Castellucci: Abbiamo scelto di affrontare il tema della caduta focalizzando l’attenzione sul momento in cui avviene il distacco dal suolo e il corpo inizia a precipitare. Questa condizione nasconde qualcosa di tragico: in un corpo che cade è prefigurata la sua fine. Rispetto al nostro abituale percorso di costruzione degli spettacoli questa volta ci siamo trovati dinanzi alla necessità di lavorare prima sul movimento e solo in un momento successivo sul suono (elemento molto importante nel nostro lavoro). Abbiamo iniziato a costruire lo spettacolo nel silenzio più totale. Sentivamo la necessità di immergerci in una totale condizione di sospensione.
Anche la coreografia è diversa rispetto ai nostri precedenti lavori. Stiamo cercando di abbandonare la gestualità per avvicinarci ad una vera e propria situazione corporea: come ci si comporta nel momento in cui si è sospesi? Quali sono i movimenti di un corpo in caduta? Questa idea, in larga parte, è nata da un particolarissimo utilizzo dei capelli, che inGrave assumono un ruolo davvero speciale…
a cura di Chiara Pirri e Matteo Antonaci
[continua la lettura su Sguardi Istantanei]