Nato dalla collaborazione tra la giovanissima Compagnia IoMai (fondata a Roma sul finire del 2009 da Luca Di Giovanni, Bianca Friscelli e Alessandro Amato) e l’Associazione Dynamis, Turba Mentis indaga il rapporto tra media e realtà.
In uno spazio vuoto e angusto sette ragazzi sono seduti su un divano circondato dagli spettatori. Nastri di pellicola cinematografica si distendono alle loro spalle, neri e tenebrosi come frammenti di memoria, mentre fili elettrici e lampadine pendono dall’alto. I ragazzi ballano, si ubriacano come immersi nell’atmosfera intima di una festa un po’ vintage, poi, improvvisamente, si sparano con delle pistole giocattolo e cadono a terra, nel buio, pronti a dividersi. Alcuni si siedono tra il pubblico, tre rimangono stesi a terra, una ragazza continua a stare seduta sul divano. Ed è proprio quest’oggetto, culla dell’intimità casalinga, a trasformarsi immediatamente in accessorio da studio televisivo, bozza di una scenografia sulla quale si distende una pseudo-presentatrice dai gusti un po’ sadici. Con tanto di microfono in mano, la giovane costringe i tre ragazzi a terra – Cristiano, Davide e Achille – a raccontare la loro storia. Ha inizio così la cronaca di una distruzione familiare. Un padre sorpreso con riviste di pornografia infantile custodite nella propria dimora e accusato inevitabilmente di violenze sessuali ai bambini che allena durante le ore di educazione fisica, tre figli orfani di madre improvvisamente abbandonati a se stessi, la ferocia dell’opinione pubblica incrementata da giornali, radio e trasmissioni televisive.
Realtà e finzione, colpevolezza e innocenza, mostruosità reale e mostruosità creata dai media divengono materia prima su cui si innesta la riflessione politica e sociale attuata in Turba Mentis. Sotto i riflettori e gli occhi degli spettatori assetati di notizie e violenze, pronti a trovare il nuovo capro espiatorio – valvola di sfogo per una società costantemente alla ricerca di colpevoli e colpevolezze – i tre ragazzi sono costretti a raccontare il loro vissuto con dovizia di particolari, mentre gli attori seduti tra il pubblico si scagliano violentemente contro di loro (“è un malato”, “un frocio”, “va castrato”, “bisogna tagliarli il pene e infilarglielo su per il sedere”) attraverso un elenco di luoghi comuni (come l‘associazione immediata tra pedofilia e omosessualità), costantemente in bilico tra ignoranza e bigottismo cattolico.
Un’ambiguità di fondo – probabilmente la mancanza di una realtà ultima a cui giungere – nonostante il tema trattato sia spesso abusato – salva Turba Mentis da qualsiasi forma di retorica. Se da un lato la compagnia si accosta al tema della pedofilia come farebbe lo Scott Heim di Misterius Skin, cercando un nuovo sguardo per affrontarne le orrende sfaccettature e complessità, dall’altro sembra fuggire continuamente da tale soggetto ponendo maggiore attenzione alla cronaca, alle modalità del racconto, lasciando precipitare il dramma in sfumature da talk-show. Un Grande Fratello tinto di nero, dunque, in cui ogni personaggio vive esclusivamente per bramare con ardore l’occhio della telecamera – come fosse l’occhio di Dio – per attendere il suo giudizio.
Nonostante una recitazione spesso sopra le righe, che fa dei personaggi caricature poco credibili o scontate, IoMai con l’aiuto di Dynamis (e la regia di Andrea De Magistris) consolida i suoi primi passi verso una ricerca drammaturgica che, lungi dal privarsi di una linearità narrativa, assimila e scompone linguaggi, tra citazioni pop, ricercata retorica da racconto psicologico e impegno civile. Una piccola accusa sociale, uno spettacolo al contempo poetico ed estremamente fragile – poetico perché fragile – un’opera giovane, vincitrice del bando per la nuova drammaturgia del Teatro Vascello e del concorso Marte Live 2010 sezione teatro, che mostra le potenzialità di una compagnia pronta a crescere.
Matteo Antonaci
in scena dal 10 al 20 marzo 2010
Teatro Vascello [vai al programma 2010/2011]
Roma
Compagnia IoMai e Dynamis Teatro
TURBA MENTIS
mise en jeu
regia e drammaturgia: Andrea De Magistris
con: Alessandro Amato, Ilaria Bevere , Concetto Calafiore, Luca Di Giovanni , Bianca Friscelli , Fillippo Lilli, Francesco Turbanti
testo: Luca Di Giovanni liberamente ispirato agli scritti di Antonio Scurati
aiuto regia: Giovanna Vicari
organizzatore e direttore di scena: Alessandro Amato
luci: Paride Donatelli
dècor: Roberta Gentili
fotografia: Luca Dammicco
ufficio stampa: Artinconnessione