HomeArticoliColossal Kitsch è Pasolini Superstar: il teatro per eccesso di Fabio Morgan

Colossal Kitsch è Pasolini Superstar: il teatro per eccesso di Fabio Morgan

L’opera kitsch è quella che prende spunto da una materia, ne ridisegna i contorni e ne rimodella la forma alla maniera che si usa con l’argilla, ponendo in campo le proprie mani che modellano alla stessa dignità della materia, ma trascinando entrambi gli agenti dell’arte nel buio dell’eccesso, della menzogna palesata, dell’improponibile, eppure proposto. In questo buio denso e fertile ama vivere questa compagnia dal nome programmatico: Colossal Kitsch, che porta in scena Pasolini Superstar, per regia di Fabio Morgan e testo dello stesso con Andrea Carvelli e Leonardo Ferrari Carissimi.

L’idea di partenza è quella di lavorare sull’icona, sul personaggio che è l’icona italiana dell’intero secolo Novecento: Pier Paolo Pasolini, il poeta sacrilego, il polemista controcorrente, il vessillo di generazioni imputridite dalla promessa di sviluppo, cantore di una umanità insopprimibile e vitale, nata e morente nelle periferie, lo scrittore che conosce per necessità. Chi meglio di lui per farne la figura di riferimento dell’iconologia moderna? Pasolini superstar è Pasolini Cristo, Pasolini condottiero, Pasolini ucciso dalla sua urgenza di vita. Quel che ne fa Fabio Morgan è ai limiti del sopportabile, ma per questo convincente e infuocato: la scena si apre tirando un vecchio sipario, subito dietro un velo che è schermo e insieme antispazio scenico, alternativamente; il gioco si svolge in due dimensioni, più una centrale: da un lato i quadri scenici di sapore ibseniano che raccontano alcuni “lato B” della storia d’Italia, pre e post pasoliniana, da Mattei a Moro, dalla stazione di Bologna a Capaci, da Andreotti a Riina, dall’altro lato invece i quadri in video in cui questo dialogo, fra il silente Carlo Valletti e il potere che si autorealizza, è esplicato da eloquenti racconti per immagini, che nulla lasciano fuori dalla compromissione. Il posto di mezzo, la dimensione centrale, è quella del poeta, quella che vede e coglie il recto e il verso della storia, la interpreta e la traduce nella lingua intima degli uomini: la poesia. Quel che è “colossalmente kitsch” è sparare a zero su ogni spunto consegnato dalla storia stessa, renderlo del tutto non plausibile, straniarlo totalmente perché sappia raccontare la menzogna non dichiarando dov’è il vero, ma proprio rendendo sé stesso falso. Il massimo risultato di questo affossamento della materia perché se ne innalzi la coscienza è determinato dall’uso impenitente dell’imitazione, ossia per eccellenza la modalità espressiva più abusata e anti-conoscitiva; il coraggio di Fabio Morgan è portare in scena quest’anima nera italiana, far imitare Andreotti, Riina, fino all’ultimo, terrificante: Silvio Berlusconi, il giorno della sua discesa in politica, interpretato senza alcun tentativo di sembrare credibile dallo stesso Morgan. Questa è una dichiarazione di poetica: qui non ci interessa delle verità su e di Pasolini, della tesi sostenuta da Giuseppe Zigaina su quella sorta di suicidio artistico vestito da omicidio, non ci interessano le suggestioni che nascono dall’icona, ma l’icona stessa portata ai massimi livelli dell’eccesso.

In tutto questo, il poeta. Si potrebbe stare giorni a valutare tecnicamente uno spettacolo simile, a volte noioso, a volte inespresso, confuso, fuori fuoco. Ma non è questo interessante, quel che mi sembra saltarne fuori è il desiderio di una presenza che è rimasta muta e insieme assordante, impressa nel volto sacro di un poeta in cui è represso un grido di una necessità; quante volte ci siamo detti: cosa direbbe Pasolini di questo o di quello? Questo spettacolo prova una risposta, per mano di Andrea Carvelli – poeta – che reinterpreta anch’egli con l’imitazione dal volto alle parole e riconsegna Pasolini all’epoca che non ce l’ha, arrivando a fargli pronunciare – in versi vitalissimi – le parole fangose della propria stessa morte.

Simone Nebbia

Leggi tutti gli articoli sulla rassegna “Drammaturgie Corsare 2012”

in scena al Teatro Orologio
dal 24 al 29 gennaio 2012 [vai al programma della lla rassegna Drammaturgie Corsare] Roma

SUPERSTAR
da Petrolio di Pier Paolo Pasolini
regia Fabio Morgan
scritto da Fabio Morgan, Leonardo Ferrari Carissimi, Andrea Carvelli
attori Fabio Morgan, Emiliano Reggente
produzione CK Teatro Colossal Kitsch Teatro

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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