HomeVISIONIRecensioniNapoleone di Bustric al Vascello: la disonestà della meraviglia

Napoleone di Bustric al Vascello: la disonestà della meraviglia

Lo stupore della diversità, sconvolge le abitudini. La prima cosa diversa è il pubblico, non eccessivo per una prima, niente pellicce né vere né sintetiche – ché all’immagine la differenza è minima – niente parlottare fitto fra piccoli gruppi, non è un debutto degli “amici di tutti” come gli altri: prima di entrare incontro Antonio Rezza e Flavia Mastrella, gli esclusi per eccellenza dalle logiche che regolano il Sistema Teatro, poi con loro incrocio uno che a teatro non ho mai visto: Silvano Agosti, regista scrittore e gestore di quella sala cinematografica controvento che è l’Azzurro Scipioni, cinema d’essai, cinema dove ancora si vede il cinema sullo schermo del cinema, uno per capirci che predica di lavorare di meno e vivere di più. Basterebbe questo, non servirebbe eppure accade di incontrare il gran vecchio Goffredo Fofi seduto di fianco, con tanto di bastone e voglia di divertirsi, fa un cenno di saluto caloroso, ma poi silenzio, perché sul palco sta per cominciare Napoleone, storia di un imperatore per la fantasia e la sapienza minuta di Bustric, clown e illusionista, al secolo Sergio Bini.

Preme questa diversità, così efficace a parlare di uno spettacolo come pochi se ne vedono. Di Bustric avevo già ammirato a Inequilibrio 2010 (leggi il diario) la capacità di innescare la meraviglia, ogni volta insinuando il dubbio di essere di fronte all’impossibile, possibile ogni volta; se però quello spettacolo era una sorta di “il meglio di”, questo Napoleone ha una vocazione più squisitamente drammaturgica, la cui scelta è l’uso di altri mezzi rispetto a quelli classici per raccontare la storia di uno dei personaggi più controversi e interessanti della storia recente: Napoleone dalle origini all’esilio, dall’Italia a Sant’Elena dunque, passando per una Repubblica e un Impero, finendo in una disfatta. Bustric attraversa questo percorso scolastico con una leggerezza davvero densa, giocando con i mezzi poveri del teatro, quelli che lui chiama “mezzucci” e che sono però i migliori compagni per un dire che sia diretto e senza indugio, la parte più nobile e non sostituibile.

Quel che meglio racconta questo spettacolo è l’illusione espressa: Bustric gioca con i luoghi comuni del teatro gestuale, cerca il retropalco e li estremizza burlandosi della classica imposizione perpetrata dall’attore allo spettatore, non riempie i vuoti dello spazio e della costruzione drammaturgica, non ne ha bisogno, là dove c’è una stasi nel percorso, lui fa una corsetta sul palco, semplice, leggera, nulla di più; è solo allora che s’impone il gioco come divertimento coatto, lui lo scioglie anche oltre la suggestione, chiama il pubblico sul palco, lo fa lento per farlo comprendere, ma è proprio così che stupisce anche mentre lo rende palese, questo il nodo vero e proprio ed è lui a esprimerlo: “la gente sa che c’è il trucco ma non lo vuole conoscere, la gente paga il biglietto per essere ingannata”, è questo che fa dell’induzione un miracolo, di un gesto comune una magia, sono gli occhi e non l’accadere a generare la meraviglia. Basta soltanto desiderare che accada. Come solo sa fare il teatro. Come con disonestà dichiarata eppure onestissima sa fare Sergio Bini, celato nei panni, dell’illusione Bustric.

Simone Nebbia

visto il 4 gennaio
in scena fino al 16 gennaio 2011
Teatro Vascello [vai al programma 2010/2011] Roma

NAPOLEONE
magico imperatore
Dramma buffo in un atto scritto e interpretato da Sergio Bini.
collaborazione alla drammaturgia e costumi di Eric Pujalet-Plaa
musiche a cura di Roberto Secchi e Eric Pujalet-Plaa
produzione TSI La Fabbrica dell’Attore in collaborazione con Sergio Bini

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