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Argotmentando: un laboratorio gratuito nell’epoca dei tagli e del diritto allo studio negato

Udite udite, in tempo di crisi, nell’Europa per metà in bancarotta, con gli studenti che occupano le università e tutto il settore dello spettacolo in piazza contro i tagli forsennati assestati dalla mannaia tremontiana, un piccolo teatro in quel di Trastevere, già protagonista su queste pagine per aver messo in piedi una stagione tra le più interessanti di Roma, si accinge a selezionare giovani e baldanzosi attori/attrici per un’attività laboratoriale, udite bene, gratuita!

NO, non è uno slogan di qualche tirapiedi berlusconiano, creato ad hoc per dimostrare che nella nostra bella penisola tutto va bene, è solo il frutto del duro lavoro di una piccola struttura come il Teatro Argot Studio che ostinatamente si apre alla città e ai suoi più giovani elementi. D’altronde questa annata è cominciata proprio all’insegna della città con l’evento di piazza Pianeti proibiti con il quale lo spazio diretto da Tiziano Panici, Francesco Frangipane e Francesco Giuffrè ha portato fuori dalle sue mura tutta la fantasia, la creatività e la vitalita che solitamente lo abitano.

Con il sostegno di Roma Capitale – Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione torna dunque Argotmentando e ne parliamo, dandogli uno spazio che difficilmente daremmo ad altri laboratori, non perché uno degli ideatori (con Tiziano Panici) è il nostro Simone Nebbia, che insieme a Katia Ippaso si occuperà anche della sezione critica (ovvero una guida alla lettura e alla cura della visione), ai benpensanti dico di continuare la lettura e di annodare per un attimo la lingua, ma perché il laboratorio è totalmente gratuito.

La gratuità, continuando per la medesima direzione ostinata e contraria (si pensi addirittura ai laboratori della Biennale Teatro, tutti a pagamento), si rispecchia però nel massimo della qualità grazie alla scelta caduta su Andrea Cosentino come tutor del percorso didattico e alla partecipazione di Antonio Rezza/Flavia Mastrella, Oscar De Summa, Eleonora Danco, Marco Andreoli.

Se c’è una cosa che riesce a mettere d’accordo quasi tutto il panorama teatrale italiano (dagli stabili, alla ricerca, dalla danza alle più avanguartistiche sperimentazioni) è la concezione che il teatro sia politico, ovvero l’esibizione, molte volte forzata, di quel pensiero per il quale basta salire sul palco per attuare una piccola rivoluzione culturale e dunque politica rispetto al potere dominante del demone televisivo. Certo in parte è vero, ma se questo ragionamento non viene poi seguito dall’assunzione di una responsabilità individuale (dell’artista) o collettiva (strutture, circuitazioni, ecc..) ecco che quell’atto rivela una natura tutt’altro che politica. In questo senso, nell’agire del Teatro Argot, nella gratuità di questa opportunità, vi sono annodati i fili rossi di un pensiero che politico lo è veramente e mi piace pensare che Argotmentando e progetti simili possano essere il braccio culturale dell’enorme ondata di proteste studentesche che giustamente stanno mettendo in crisi le nostre città.

Andrea Pocosgnich

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