Inequilibrio meno tre: cronache finali da un festival fuori stagione
Comincia dalla fine, questo Inequilibrio.10 fuori stagione perché gli hanno cambiato di posto, da luglio a novembre, e l’hanno rintanato in una buca inoffensiva di silenzio – qualcuno crede – nel mondo delle presunte arti che invece urla sguaiato l’indegnità al mandato; fuori tempo, stagione è questo incontro che “sembra di stare a Natale” dice qualcuno, il festival degli abbracci di amici, parenti, sodali di una missione vituperata e spogliata di devozione, fuori stagione per il clima freddo e piovoso che non è quello solito di una passeggiata dal Castello Pasquini fino al mare, con solo un po’di libeccio, piano, la sera, fuori stagione perché il teatro visto qui, oggi come negli anni passati, è davvero di un altro tempo, di un altro incanto alla verità…
Inequilibrio giorno meno due: e il naufragar m’è dolce, in Una tazza di mare in tempesta
Scusate, potreste allontanarvi tutti un po’ dallo schermo? No, perché insomma…questi son fatti privati, questa è una dichiarazione d’amore che mi vergogno a fare davanti a tutti…tu no, tu, quella ragazza che avevo di fianco, gli occhi chiusi e la testa reclinata indietro, poggiata al legno corroso della stiva del Pequod, all’orecchio di Ismaele, dentro il mare di Moby Dick, a te devo dire che mi sono innamorato, di te che eri innamorata, rapita, caduta nella rete della meraviglia, annegati gli occhi e il cuore dentro Una tazza di mare in tempesta, che ci si salva senza saper nuotare, a meno che non si tratti di volerci morire, volerci affogare, dentro una tazza di teatro d’una tempesta d’emozione. Ascoltami ragazza, io dovevo scrivere un diario sull’intera giornata oggi…
Meno uno…Armunia Anno Zero: stupore, silenzio, visione di Andrea Nanni nuovo direttore
Sono le parole, a dare senso all’accadere, a rammentare i fatti, a tramandarne l’intima discendenza. L’avventura di Massimo Paganelli ad Armunia, in quattordici anni, ha avuto in dote tre parole su tutte: lo stupore, il silenzio, la visione.
Dello stupore mi ha ricordato uno spettacolo visto l’ultima sera che sono stato a Castiglioncello per questo festival fuori stagione ma che è forse di più, di un’intera stagione in certi teatri affannati a ripetere schemi vecchi come le loro pareti: Bustric, che all’anagrafe si chiama Sergio Bini, ma fosse per lui illusionista e prestigiatore farebbe scomparire e cambiare segno anche all’anagrafe, inizia il suo spettacolo dicendosi stupido, che vuole salvare la sua stupidità perché stupidità viene dallo stupore e questo è un valore inalienabile del teatro e della vita che, non smetterò mai di dirlo, sono la stessa cosa…