Dopo il racconto dello splendido Krapp’s last tape Teatro e Critica vi propone due diversi pensieri sul secondo spettacolo di Robert Wilson presentato al Teatro Valle: l’analisi critica puntuale e appassionata di Matteo Antonaci e lo slancio di Simone Nebbia per il quale il lavoro di Wilson diventa un trampolino per meditare sul ruolo dell’arte e la sua fruibilità.
La metafora e l’oggetto: Robert “Bob” Wilson incontra Adriana Asti in Giorni Felici
[Matteo Antonaci ]Dopo aver aperto le monografie di scena del Teatro Valle di Roma con L’ultimo nastro di Krapp (di cui lui stesso è attore protagonista – leggi la recensione), Robert “Bob” Wilson, visionario regista drammaturgo e pilastro della storia del teatro contemporaneo, chiude il suo dittico su Samuel Beckett con Giorni Felici. Apice della ricerca drammaturgica dell’artista irlandese, che con questo dramma di conversazione porta alle estreme conseguenze il processo di svuotamento delle componenti significative del teatro, Giorni Felici è un cupo inno alla vita nell’illusione continua e ostentata della felicità…
Una preghiera polemica su Giorni Felici di Bob Wilson
[Simone Nebbia ] – 6 commenti
Giorni felici. I giorni sono felici per alcuni, in questo mondo. Non per tanti altri. I giorni sono felici quando tutto funziona, quando gira bene la vita tutta attorno, i giorni felici sono quelli di chi ce la fa sempre, di chi conosce e dimostra la conoscenza, di chi si nutre di cultura, la capisce, ne “mastica”, ne sa parlare. I giorni sono felici per l’elite, per l’alta società. I giorni non sono così felici per l’altra, società, per chi non ha questa fortuna, e nel mondo sono davvero tanti, troppi in tutto il nostro pianeta abitato che non avrebbero tratto nulla dallo spettacolo il cui titolo ripeto da qualche riga, Giorni Felici, portato in scena da Bob Wilson per testo di Beckett e straordinaria interpretazione di Adriana Asti…
in scena dal 15 al 24 ottobre 2010
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Leggi anche la recensione su Krapp’s last tape (L’ultimo nastro di Krapp)