Volare. Gli uomini scoprono dal vento di avere le ali, la propria dimensione da quel che gli accade di vivere. Mi ricordo quando lessi L’albatro di Baudelaire la prima volta, tra le prime pagine dei Fiori del male. Mi ricordo un’emozione vibrante, un lucido riverbero sulla chiglia di quella nave, dove i marinai catturavano il grande uccello dei mari, “il re dell’azzurro” divenuto “maldestro e vergognoso”. Bisogna essere nel posto giusto, nella dimensione della propria necessità all’esistenza, perché chi era “esule in terra fra gli scherni”, mostri di sé le grandi ali che sanno solcare il cielo alto. Non riesco a non pensarlo, l’albatro, mentre vedo la meraviglia non sopita negli occhi di Gianfranco Berardi in scena recitare, essere questo Io provo a volare – omaggio a Domenico Modugno, spettacolo con musica dal vivo che lui scrive, dirige e interpreta.
Questo è uno spettacolo di narrazione, che potrebbe essere un’autobiografia. Ma non è tutto, ché così sarebbe poco. Berardi drammaturgo, appena pubblicato da Ubulibri, mi stupisce invece per la sua capacità di performer, per la schiettezza con cui interpreta la scena e vi traduce un testo che sembra una storia di tanti, che non sceglie l’iperbole o l’immaginifico, non l’allegoria e la sua carica figurale, sceglie la purezza di una narrazione semplice e diretta, senza decorazioni o stilemi azzardati; qui, dove facilmente si può incappare nella noia, noia non ne arriva. Tra le pieghe di questa educazione sentimentale e viaggio errante alla ricerca di un affrancamento sociale, che contempla l’emigrazione e la sconfitta degli ideali, la voce dolce e cupa insieme di Domenico Modugno, che il protagonista scopre per merito dello scemo del villaggio, ne scopre la forza terragna e la spinta a modificare la propria condizione; dietro di lui una band straordinaria, tutta familiare – alla voce suo fratello Davide – che fa rivivere in scena le tinte forti del cantautore pugliese. E mi incuriosisce molto l’idea di dedicarsi, in quest’epoca del rapporto tra realtà e finzione, in quest’epoca asservita allo schermo televisivo, a quel Modugno che è stato al contempo grande artista e personaggio di passaggio tra la televisione didattica e quella commerciale.
Dunque Berardi convince, con armi più nascoste e insolite, inaspettate: il suo è un teatro d’attore che muove alla necessità, per farlo si serve di un testo come puro mezzo di comunicazione, come un tessuto su cui trapuntare la sua energia, solo allora e insieme sa diventare davvero espressione. All’atmosfera inscindibile è il grande entusiasmo, e davvero fa la differenza debordando dagli schemi, la sua energia cattura e fa scivolare a pelo d’acqua questo spettacolo pieno d’aria, che sa la direzione del vento, come l’albatro finito in terra, conosce con precisione, la necessità di volare.
Simone Nebbia
visto il 20 settembre 2010
Teatro Quirino – Revolution Mad
Roma
leggi le altre recensioni su Revolution Mad 2010
Vai all’articolo di presentazione della rassegna con il link al programma