La conoscenza. Forse l’unica arma di chi resiste. L’altro giorno parlavo con Lorenzo Pavolini, scrittore e nipote del gerarca fascista Alessandro, a proposito di questo suo nuovo libro (Accanto alla tigre) che si interroga sulla figura del nonno che è stato, insieme, gerarca. Gli ho chiesto, alla fine, se può dire che conoscere questa storia significa non ripeterla. Con un po’ di amarezza m’ha detto di non essere sicuro valga davvero, conoscere la rotta, per evitare al naufrago una deriva. Qualche giorno prima ero a Parma, dove un comitato del quartiere Montanara è stato costretto per la minaccia da parte delle frange di estrema destra, negli ultimi anni, a trasformare la festa di quartiere in una festa di resistenza antifascista; ero lì per parlare dell’esperienza romana con Casa Pound, così estesa da queste parti da diventare esemplare, ero lì con accanto Renato Lori, partigiano che era un ragazzo, come tanti, e divenne combattente. Ora ha più di ottanta anni, porta al collo il fazzoletto dell’ANPI, con il tricolore e lo stemmino, se ne va in giro a raccontare, finché può, perché la conoscenza trasmetta la sua resistenza. Proprio in quella occasione Raffaella Ilari, che il comitato lo sostiene da tempo e che m’aveva invitato, alla fine della serata mi ha presentato Paola Varesi dell’Istituto Cervi, anima di questo Festival di Resistenza Teatro e Canzone per la Memoria, giunto alla IX edizione, che si svolge dal 10 al 25 luglio 2010 nel museo dedicato ai sette fratelli Cervi a Gattatico (RE), fucilati nel 1943, nel poligono di Reggio Emilia.
La ricerca di questa edizione è volta alla coesione, alla partecipazione; per questo ha scelto di ricreare con la forza del teatro, quindi della presenza, della verità, l’ambiente di un tempo, quello di pace che si trovò in guerra, l’ambiente dei contadini divenuti partigiani, uomini come tanti, proprio come Renato Lori, che trascorrevano il tempo con l’improvvisazione teatrale, musicale, perché fosse una festa anche solo stare in famiglia. Il 10 luglio abbiamo perduto La cerimonia di Ferdinando Vaselli, abbiamo perduto nei giorni successivi anche L’età del vetro di Frabetti/Fontana sul mondo del lavoro e lo sfruttamento sociale, tratto dalle interviste agli ex lavoratori della vetreria Bormioli Rocco, da domani non perderemo una serie di spettacoli di sicura efficacia, tra cui vorrei ricordare almeno Feltrinelli. Una storia contro di Mauro Monni e Sloi machine di Arditodesio. Finale irrinunciabile il 25 luglio con la storica serata della pastasciutta, in ricordo di quella offerta il 25 luglio 1943 dalla famiglia Cervi in piazza, in festa per la nuova e breve libertà, e con i Racconti di Ascanio Celestini. Quest’anno, per la prima volta, una giuria indicherà un Premio “Museo Cervi” per il teatro, mentre tutti gli spettacoli saranno a ingresso gratuito.
Il programma del festival è dunque di grande coraggio e la scelta degli spettacoli ha il comune denominatore di rammendare, proprio come un sarto avveduto, le maglie della storia, maglie dal tessuto sbiadito, rovinato dall’incuria di cittadini distratti, ma mai così prezioso: è proprio in questo caso che la storia smette di essere materia di trasmissione e diventa trasmissione diretta, emotiva e non razionale, smette cioè il suo status di argomento di vuota dialettica e diventa movimento dell’umano. Perché la storia è fatta di uomini ed è bene non dimenticarlo mai, ché quegli uomini siamo stati e saremo, non altri che noi.
Simone Nebbia
fino al 25 luglio 2010
Gattatico (Re)
www.fratellicervi.it