Teatri di Vetro prima giornata: un’arca nel diluvio della Garbatella
Sotto la tempesta agonizzava la Garbatella, un festival bagnato dicono sia fortunato ma a giudicare dalle facce viste in giro non sembrava così tanto, ma vederli correre intervenire provarci comunque, è stato probabilmente il miglior modo per questo battesimo decisamente fuori portata…
La nube si addensa sul secondo giorno di Teatri di Vetro
Quarantotto ore di filata. La pioggia non ha lasciato Roma nemmeno per un minuto. Farci un festival sotto è un azzardo temerario, eppure anche ieri la macchina di questo Teatri di Vetro ha funzionato davvero bene. Peccato soltanto che la sua ragione originaria, legare gli eventi all’ambiente, al quartiere, alla vita che si fa ogni giorno per le piazze e nelle case della gente, in questo modo non riesca a venir fuori con la forza che poteva avere…
Teatri di Vetro: terzo giorno fuori dai confini dell’espressione
La giornata di un cronista inizia molto presto, un caffè una scorsa alle prime pagine in rete, un po’ di radio accesa per sentirsi in compagnia, poi ci si mette a scrivere, nel momento in cui i fumi e le polveri del giorno precedente rischiarano e si comincia a ragionarci su, nel punto di contatto cioè fra vedere e riannodare pensieri, quelli di ieri, quelli di oggi. Finito mandi il pezzo, poi si passa alla seconda fase, aspettare che squilli il telefono o arrivino messaggi minatori di chi non è d’accordo. Ma lo so, lo sapevo…
Quarta giornata a Teatri di Vetro: le parole sono importanti…
Le parole sono importanti, diceva qualcuno tempo addietro. E infatti la mattina del quarto giorno di Teatri di Vetro, il giorno della ripresa, del ritorno in campo infrasettimanale dopo il fine settimana che sembrava un matrimonio napoletano: tre giorni di festa in cui conosci e balli con tutti, quella mattina con la tv distrattamente accesa ascolto Umberto Croppi su La7, che in questa città è assessore alla cultura del Comune, che dichiara il suo grande apprezzamento per tutti quei giovani che decidono, dall’estero dove stanno facendo carriera, di tornare in Italia a fare lavori umili…
E il quinto giorno Teatri di Vetro si fece performativo…
Oggi per me è quasi vacanza. E lo sanno tutti. Quando arrivo trovo gente che mi dice Oggi siamo venuti solo per darti supporto…ché io e la danza non ci prendiamo lo sanno tutti, ormai. Così mi stanno vicini e, se possibile, mi spiegano dove mettere i piedi, come un cane per i ciechi. Ché a me hanno fatto due occhi, gemelli a guardarli: uno per il teatro, l’altro per la danza. E però è strabico. Che ci posso fare. Ma andiamo con ordine. Oggi la vetrina coreografica di Teatri di Vetro, nemmeno una goccia di pioggia…
L’urlo degli Omini invade il sesto giorno di Teatri di Vetro
E finalmente! Erano giorni che me ne stavo assopito in un limbo percettivo in attesa, m’ero accucciato negli angoli bui di un festival per dirne non solo i fiumi principali, ma tutti gli affluenti torrenti e ruscelletti che al mare ci vanno pure loro, e finalmente all’alba del sesto giorno di Teatri di Vetro, che lo dico solo per l’ampollosità della frase, ecco arrivare l’urlo che aspettavo. Lo fanno Gli Omini, quattro spericolati megalomani pistoiesi, cui devo un’ora e più di risate che non mi chiedo da dove vengano o in quale parte del corpo arrivino: esplodono, punto e basta.
E al settimo giorno, Teatri di Vetro non si riposa: meno uno all’alba
Potere di certi incontri. Oggi arrivo un po’ prima che devo trovare il teatro 15 dove fanno i Sineglossa, così passeggio dopo aver chiesto nel foyer mi avvio lungo la salitella che porta in alto, sul promontorio di Garbatella che nessuno sa essere un luogo d’altura: curioso un quartiere cresciuto in altezza che l’edilizia ha sviluppato con palazzetti giardino, mentre lo sviluppo cementizio del resto della città è in altezza, sì, ma seguendo un altro progetto di assembramento strutturale…
L’ottavo giorno chiude Teatri di Vetro, il primo e fuori stagione dei festival estivi
Oggi, per concludere, gli spettacoli sono soltanto due, perché poi ci sarà la festa finale all’Angelo Mai, musica fino a notte. Ma sul palco tocca a Vincenzo Schino, regista di Opera cresciuto all’ombra della Valdoca che sta cercando di uscire al sole, e lo fa scontrandosi con un suo Limite. Lo spettacolo è uno studio da oltre un anno, e questa è una misura precisa del valore che gli riconosco: parlandoci qualche giorno fa mi diceva che non riesce a trovare una soluzione efficace per concluderlo e questo denota un impegno eccedente e, per me, determinante a stabilire la vocazione di un artista…
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