Questo spettacolo ha debuttato, leggi la recensione
Sul comunicato che viralmente quelli dell’Angelo stanno mandando in rete si legge la frase “prenotazione obbligatoria”, e non si tratta in questo caso solo di sapere quante persone verranno, non si tratta di un gesto scaramantico, ma ci sono due serate dedicate ai Motus.
In una situazione in cui la geografia delle offerte culturali si scrive in maniera meritocratica, guardando ai festival più importanti che affollano le calde estati italiane, ma con un occhio a quello che viene prodotto e acquistato all’estero, i Motus probabilmente, oltre ad avere i loro due giorni nella ex-bocciofila di via di Caracalla, avrebbero avuto le chiavi almeno per una settimana di uno degli spazi del Teatro di Roma, oppure di qualche altra sala più o meno istituzionale.
Invece tutto questo non avviene nella nostra bella capitale, eppure parliamo di uno di quei gruppi che con le proprie ricerche iniziate nei primi anni novanta ha poi sollecitato e influenzato tutto il giovane teatro emerso in questi ultimi tempi, più volte menzionato ai Premi Ubu (quest’anno una dei Motus, Silvia Calderoni, ha vinto il premio come miglior attrice under 30), un gruppo costantemente invitato nei più importanti festival: Prospettiva 09, Drodesera, Es.Terni, Festival delle Colline Torinesi, solo per citarne alcuni e senza nominare il calendario di appuntamenti all’estero che nell’ultimo anno li ha visti girare in Francia, Germania, Sapagna e Gran Bretagna. Tutto questo non per fare promozione ai Motus o convincervi a venire il 5 e 6 marzo all’Angelo per assistere a uno dei loro ultimi lavori, non ce n’è bisogno probabilmente, ma per evidenziare come l’Angelo Mai con le scelte che sta facendo diventa sempre più luogo di resistenza, dove la cultura, in questo caso teatrale, espressa dal basso lascia in ombra o quanto meno va in concorrenza con altre realtà istituzionali.
In un periodo tragico per le risorse economiche messe in campo (il programma del Palladium seppur interessantissimo ne è un esempio) e che si prospetta ancora più difficile nel futuro dopo l’abbandono di Giovanna Marinelli alla guida del Teatro di Roma (già si paventa un’ assurda e dunque molto probabile direzione artistica di Luca Barbareschi), con l’arcipelago delle decine di spazi teatrali alle prese con affitti stellari e finanziamenti che quando arrivano lo fanno in ritardo e con il contagocce, il lavoro di luoghi come l’Angelo Mai, non mi stancherò mai di dirlo, è determinante, è uno di quei piccoli salvagenti per tenere ancora un po’ lontana la deriva morale e culturale su cui sta scivolando il nostro Stivale.
E ora Motus, ma perché Antigone? La risposta nelle note dello spettacolo:
Scegliere Antigone per tracciare, declinare e incuneare il tema della rivolta nel contemporaneo, procedendo in modo frammentario e lacunoso: come fare del resto di fronte a questo nome che abbaglia e allontana?
Antigone, né sposa, né madre, esce danzando, solitaria, dalla rete delle genealogie e delle filiazioni… E questa fuoriuscita dalle gabbie familiari, questa indignazione suprema che la spinge a dire No ad alta voce, sprezzante di tutto e tutti, ci cattura. Antigone è una figura politica, eminentemente politica, che in questi anni di opache prese di posizione e imbarazzanti conservatorismi, ci piace porre nuovamente sotto la “luce del sole”.
Continua dunque la ricerca avviata in Ics sulle possibili forme di ribellione e scontro/incontro fra generazioni procedendo attraverso una formula altra di costruzione in divenire: azioni-performance intesi come contest, ovvero confronti/dialoghi per affrontare, con una serie di eventi unici rigorosamente site-specific, domande, urgenze e sollecitazioni, di riflesso alla possibile rilettura di una splendente Antigone d’oggi.
Partiamo alla ricerca della “living-Antigone” nelle rivolte del contemporaneo, lavorando per tracce, impronte, frammenti, indizi lasciati sul terreno. Del resto è proprio il trascinamento-tentata sepoltura del corpo di Polinice il centro della tragedia, o meglio, è la vicenda mitica più antica (Syrma Antigónes – la traccia di Antigone – pareva chiamarsi una località vicina a Tebe, secondo Pausania).
Nella scena, che probabilmente non avverrà su un palco, ma sarà site-specific, straripando sul pubblico, si muoveranno solo Silvia Calderoni e Benno Steinegger, a loro il compito di essere Antigone e Polinice, Eteocle e Polinice, Ismene e Antigone.
a cura di Andrea Pocosgnich
redazione@teatroecritica.net
Questo spettacolo ha debuttato, leggi la recensione
in scena
5 e 6 marzo 2010 — prenotazione obbligatoria al numero: 329.4481358
Angelo Mai
Roma
inoltre
sabato 6
ore 16.30
INCONTRO CON MOTUS
ore 23
let the sunshine in party_dj ics
LET THE SUNSHINE IN (antigone)contest #1
ideazione e regia Enrico Casagrande & Daniela Nicolò
con Silvia Calderoni e Benno Steinegger
drammaturgia Daniela Nicolò
ambito sonoro Enrico Casagrande
direzione tecnica Valeria Foti
produzione Motus
con il sostegno di L’Arboreto- Teatro Dimora di Mondaino, Festival Magna Grecia ’08, Festival delle Colline Torinesi, Progetto G.E.CO – Ministero della Gioventù e Regione Emilia Romagna
in collaborazione con Fondazione del Teatro Stabile di Torino