Andando a vedere uno spettacolo di Antonio Rezza si è pronti a tutto, anche a essere trascinati sul palco per fargli da aiutante come capitava nell’ultimo Fotofinish, ma soprattutto si è disposti a giocare fino in fondo una partita a scacchi con il paradosso. Dietro ogni mossa vi è una scheggia di realtà riportata alla luce, dietro l’assurdo deformante si nasconde il reale in tutta la sua tragica evidenza.
In questo 7 14 21 28 , in scena al Vascello fino al 3 gennaio, come nei suoi spettacoli passati, non c’è una trama, una storia certa a cui aggrapparsi, ma uno studio sfaccettato su alcuni esemplari di umanità. Rezza presta voce e corpo, Flavia Mastrella crea “l’habitat”. La scena già in vista mentre il pubblico deve ancora prendere posto, vive di una sua autonomia artistica. E’ costituita da un’altalena in legno dalla cui struttura, evidentemente reale, partono linee astratte, sulla sinistra ad esempio si erge un gancio al quale è appeso il velo di una sposa, il rosso, dei drappi che avvolgono parte della struttura ad altalena e delle luci, domina cromaticamente la scena. In questo discorso si inserisce il corpo del performer, ma l’uso che Antonio Rezza fa di quelli che, in questo caso, impropriamente chiamiamo “oggetti di scena” è lontano anni luce dal rapporto attore-scenografia, gli habitat di Flavia Mastrella influenzano la drammaturgia, deviano il pensiero costruttore e distruttore di Rezza, non sono ornamenti esteriori, ma segni di un linguaggio scenico personalissimo che si determina definitivamente nel corpo auto-deturpante dell’artista.
Si, il corpo, elemento centrale del linguaggio artistico di Rezza, è un corpo al quale l’artista chiede la deformazione fino al parossismo, ma non ci troviamo difronte alla fisicità sovraesposta tipica dei circensi, fine a se stessa, o comunque legata a un’estetica esteriore, la deformità del corpo è in questo caso amplificazione del pensiero o della parola. L’assurdo verbale di Rezza che ha il compito di dar voce ai tipi umani da lui interpretati in quest’ultimo lavoro, il precario (angosciato dal lavoro e anche dalla famiglia), lo sposo-sposa, il ricercatore, il politico (dalle fattezze mostruose), trova nel corpo quel prolungamento fisico che rende l’assurdo stesso irresistibile nella sua naturale comicità. C’è anche spazio per un po’ di rabbiosa satira, quella con cui l’artista si scaglia, giustamente, senza pietà, contro le ipocrisie della chiesa, la politica che ci fa credere nell’utilità del voto, il finanziamento pubblico all’Opera, il teatro di narrazione
Nello spettacolo, che andrà in scena anche a capodanno, serata nella quale Rezza batterà un’asta al buio, l’artista è l’indiscusso padrone della scena, il pubblico, sempre più numeroso si lascia trasportare e lo omaggia con un lungo applauso che nell’appendice dei saluti e presentazioni (con Rezza in scena c’è anche Ivan Bellavista, una sorta di aiutante e interprete di immagini ben precise) diventa un ritmato battere di mani e piedi.
Andrea Pocosgnich
redazione@teatroecritica.net
in scena
dall’8 dicembre 2009 al 3 gennaio 2010
Teatro Vascello (Roma) [vai al programma 2009/2010 del Teatro Vascello]
Leggi anche l’articolo di presentazione
Prossime date per 7 14 21 28
9 – 21 febbraio 2010, Teatro Out Off, Milano – [vai al programma 2009/2010 del Teatro Out Off]
19 – 20 marzo, Teatro Puccini, Firenze
9 aprile 2010 – Ore 21.00
Sala Cine-Teatro Don G. Sironi, Osnago
28 dicembre 2010 – gennaio 2011 ANTOLOGICA REZZA/MASTRELLA AL TEATRO VASCELLO
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