La scorsa stagione, per il Teatro di Roma, toccò a Elio De Capitani e Ferdinando Bruni, in scena Mariangela Melato, misurarsi con la figura di Bertoldt Brecht, montando un impianto enorme attorno a L’anima buona del Sezuan, pluriprodotto dallo Stabile di Genova. A sprazzi registi di ogni sorta continuano a misurarsi col genio tedesco (ricordo solo a memoria il Mahagonny di Lisa Ferlazzo Natoli). Ora tocca invece a una delle compagnie storiche del teatro romano, animatrice di tante vetrine ed eventi, oltreché di spettacoli notevoli: Triangolo Scaleno Teatro, con la direzione artistica di Roberta Nicolai, nasce nel 1991 da un incontro in direzione della ricerca e dell’innovazione, in un periodo in cui soprattutto non era ancora un abuso parlarne. Il loro impegno artistico è stata una indagine di rilievo in testi complessi e un viaggio nell’anima umana. Ricordo un loro Castello di Kafka qualche anno fa, davvero notevole. Inoltre l’impegno artistico s’è accompagnato a quello di lotta e politica culturale: ricordo ancora la loro presenza attiva nell’occupazione dello Strike, dando un contributo enorme al crescente interesse capitolino attorno al teatro.
Il loro nuovo lavoro muove da un Brecht rivisto e corretto, dal titolo Anima, sul tema del testo appena citato, con la regia di Roberta Nicolai e in scena gli attori storici Michele Baronio, Tamara Bartolini, Antonio Cesari, Francesca Farcomeni, Enea Tomei. Lo spettacolo, in scena al Furio Camillo dal 1 al 6 dicembre 2009, propone un viaggio attraverso l’intimo di quel testo, la sua spendibilità al moderno, la sua dolente evidenza dell’impossibilità di cambiare il mondo.
Alla lettura del testo di Brecht, emergeva chiaramente un suono familiare: il senso della trasformazione continua, della discontinuità, della scelta come potenzialità a muoversi in una direzione o nell’altra, della polverizzazione dell’identità individuale che non può definirsi se non esponendosi ai termini dei valori collettivi. La “fine” della soggettività ma anche la fiducia che forse proprio la sua dissoluzione e la sua combinazione con i tutti possa essere un metodo, una pratica per dirimere il Caos.
Mi occorreva un punto di partenza per portare il testo a me, a noi, per obbligarlo a fare qualcosa per noi.
Paesaggio interiore. Ho proposto ai miei attori di lavorare sul movimento personale in forma di racconto, di narrazione. Le parole (poche rimaste) erano quelle delle preghiere e di alcune canzoni famose (koinè) un flusso sonoro che andava abitato d’interiorità segreta, non comunicata né comunicabile.
Così ho cominciato a cercare Anima. Partendo dal sacro inviolabile nascosto dentro ciascuno.
Roberta Nicolai
Simone Nebbia
in scena
dal 1 al 6 dicembre 2009
Teatro Furio Camillo
Roma
a n i m a
Progetto, drammaturgia e regia Roberta Nicolai
Interpreti : Michele Baronio, Tamara Bartolini, Antonio Cesari, Francesca Farcomeni, Enea Tomei
Costumi e scene: Andrea Grassi
Scenotecnica : Giovanni Di Mascolo
Sound editor : Gianluca Stazi
Produzione : tst e OFFicINa di triangolo scaleno teatro
Con il sostegno di : Festival Quartieri dell’Arte (VT)
Durata : 80’